Lo scorso 26 ottobre al Mise, l’azienda di elettrodomestici Electrolux ha illustrato l’andamento del piano industriale a sindacati e Governo. Secondo Fiom, Fim e Uilm è emerso che il Governo sta venendo meno agli impegni assunti con l’accordo del 2014, con il rischio di mettere a repentaglio la buona riuscita del processo di riorganizzazione, gli investimenti previsti e soprattutto centinaia di posti di lavoro. A tal proposito, il Diario del lavoro ha intervistato il direttore delle Relazioni Industriali del Gruppo Electrolux in Italia, Marco Mondini.
Per comprendere fino in fondo le problematiche emerse durante l’incontro al Mise del 26 Ottobre, facciamo un passo indietro. Nel 2014 si è raggiunto un accordo tra Governo e parti sociali sulla gestione della riorganizzazione aziendale a sostegno delle produzione e dell’occupazione. Quali sono nello specifico gli impegni presi e perchè?
L’Accordo del maggio 2014, in un contesto caratterizzato dalla continua erosione dei volumi e dei prezzi e dunque dal peggioramento dell’impatto dei costi fissi sul costo del prodotto, in cui si accentuava la differenza del costo del lavoro in Italia rispetto alle produzioni nei Low Cost Countries, ha cercato di determinare un assetto del costo del lavoro che consentisse di gestire la sostenibilità delle produzioni italiane in un mercato competitivo, ha riconfermato il focus della produzione italiana su prodotti capaci di generare profitto con un importante generation plan basato sull’innovazione e ha individuato forme di gestione degli esuberi con modalità socialmente sostenibili. Per questo, le parti sociali ed il Governo hanno condiviso alcuni punti e si sono impegnati a portare avanti alcune azioni: investimenti per oltre 150 ml euro, nel periodo 2014-2017 (prodotto e processo); nessun licenziamento collettivo unilaterale fino alla fine del 2017, ma utilizzo degli ammortizzatori sociali, fondamentalmente contratti di solidarietà; piano sociale per la gestione delle eccedenze finalizzato alla riduzione degli impatti occupazionali dei piani industriali; attività di reindustrializzazione a Porcia per ridurre le eccedenze; nessun peggioramento delle condizioni di lavoro e miglioramento della capacità “occupazionale” per le persone con ridotta capacità lavorativa; re-engineering e incrementi della produttività anche attraverso l’aumento del gettito orario; automatizzazione di alcune fasi di lavoro; trasferimento in Polonia e Ungheria delle produzioni basso di gamma; downsizing di Porcia; ottimizzazione del calendario di lavoro con distribuzione delle ferie annuali; riduzione del 60% dei permessi sindacali; riduzione del 50% della pausa aggiuntiva dello stabilimento di Porcia; pacchetti di incentivazione all’esodo e ammortizzatori sociali; riduzione del 35% dei contributi sociali per I contratti di solidarietà a fronte di una riduzione dell’orario di lavoro di oltre il 20% per tutta la durata del piano industriale (2014-2017); fondi Europei e regionali a supporto delle attività di innovazione.
Le misure introdotte dal Jobs Act sugli ammortizzatori sociali e la decontribuzione in che modo incidono sull’accordo del 2014?
L’accordo è stato sottoscritto prima delle riforme introdotte dal Jobs Act. Alcune di esse, tuttavia, come la durata e il costo degli ammortizzatori sociali, rendono più complicata la gestione del piano industriale e lo sviluppo dello stesso dopo il 2017.
Quali sono i punti principali del piano industriale Elecrolux presentato al Mise il 26 ottobre?
Il 26 ottobre si è svolta una sessione semestrale di aggiornamento del piano industriale, dove sono emersi con chiarezza i punti principali, ovvero l’incremento degli investimenti rispetto a quelli stimati nel 2014, il complessivo miglioramento dei volumi produttivi (con l’eccezione di Solaro), le azioni di recupero per consentire ai dipendenti con ridotta capacità lavorativa di prestare la propria attività e, purtroppo, la mancanza di certezza sulla decontribuzione dei contratti di solidarietà per il 2016 e 2017, che, invece, rappresenta uno dei cardini del piano industriale e che rischia di minarne la sostenibilità.
Qual è lo stato di salute degli stabilimenti Electrolux in Italia?
Il piano industriale, con tutte le azioni previste, ha sicuramente migliorato le condizioni e le prospettive degli stabilimenti italiani, che hanno visto recuperi significativi di volumi, nonostante alcune criticità nello stabilimento di Solaro, rispetto alle quali stiamo mettendo in campo molte iniziative di miglioramento. Il nostro scopo è di
I sindacati sono particolarmente preoccupati per lo stabilimento di Solaro e Porcia: i volumi realizzati quest’anno secondo Fiom, Fim e Uilm non rispettano le quote previste nell’accordo del 2014. Qual è la sua opinione in proposito?
Nell’Accordo del maggio 2014 noi facemmo una stima e una “scommessa” sui volumi produttivi che ci aspettavamo negli anni successivi a fronte delle azioni e degli investimenti concordati. I volumi non possono essere “bloccati” numericamente da un Accordo, dipendendo dalla domanda commerciale. Questa stima e questa scommessa, comunque, si sta rivelando “azzeccata” per tutti gli stabilimenti, con l’eccezione di Solaro, purtroppo, ma valgono in questo caso le iniziative di miglioramento citate, con le quali stiamo cercando di recuperare competitività e volumi. Anzi, per lo stabilimento di Porcia i volumi previsti per il 2017 sono quasi il 30% più alti di quanto stimammo nel 2014, mi sembrerebbe davvero incomprensibile, pertanto, esprimere preoccupazioni in quest’ultimo caso.
Alessia Pontoriero