“C’è ormai un clima diverso.” A dirlo è Rocco Palombella. Ma non si riferisce al fatto che ormai, anche a Roma, è arrivato l’autunno, dopo che temperature insolitamente calde si sono prolungate, da un’estate che sembrava non voler finire, fino a ottobre inoltrato. Con ogni probabilità, il segretario generale della Uilm allude invece all’aria che si respira attorno al tavolo della trattativa per il contratto dei metalmeccanici. Un’aria grazie alla quale, sottolinea Palombella, “riusciamo finalmente a definire dei testi”.
Dopo il rallentamento registrato all’inizio della settimana scorsa, oggi, al termine di un incontro relativamente breve, tutte le delegazioni trattanti hanno quindi rilasciato, ai cronisti presenti nella sede nazionale della Confindustria, dichiarazioni di circoscritta soddisfazione.
Circoscritta perché i risultati concreti dell’incontro odierno sono sostanzialmente due. Il primo, di merito, è relativo alla parte della trattativa in corso relativa alla formazione professionale dei lavoratori e al diritto allo studio. Parte rispetto alla quale è stato compiuto “un passo avanti non secondario”. Parola di Michela Spera, segretaria nazionale e responsabile dell’Ufficio sindacale della Fiom, che oggi, essendo influenzato Landini, guidava la delegazione dei metalmeccanici Cgil.
Ancora più soddisfatto si mostra Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl, secondo cui quello compiuto oggi sulla formazione professionale è un passo “storico”. Per il leader della Fim, il fatto che il futuro contratto riconosca la formazione continua come diritto soggettivo dei lavoratori è importante non solo come principio, ma anche perché “l’intero settore dell’industria e le nuove fabbriche intelligenti di Industry 4.0 hanno (e avranno) sempre più bisogno delle intelligenze delle persone, delle loro competenze e professionalità e del loro impegno cognitivo”.
La stessa soddisfazione, è questo è certo notevole, traspare anche dalle parole di Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, secondo cui col testo oggi definito la formazione permanente dei metalmeccanici non viene più considerata dalle imprese come “un costo”, ma come “un investimento sulle persone”, ovvero sui dipendenti delle imprese stesse.
Il fatto è che il metodo scelto in ottobre per portare avanti la trattativa sembra funzionare e, a quanto pare, comincia a dare i suoi frutti. Li ha già dati nei giorni scorsi per i punti relativi al cosiddetto welfare contrattuale, ovvero previdenza complementare e sanità integrativa, e oggi ne ha dati di nuovi, come si è detto, per formazione professionale e diritto allo studio.
Il metodo di cui stiamo parlando è quello basato sull’articolazione del negoziato fra incontri di natura tecnica e incontri di livello politico. Nella seconda fase di questa lunga trattativa, quella vissuta tra il gennaio e la primavera di quest’anno, tale metodo non portò a frutti concreti. Il negoziato trovava infatti un ostacolo insormontabile nel fatto che i sindacati giudicavano inaccettabile la proposta avanzata da Federmeccanica e Assistal, il 22 dicembre 2015, in materia retributiva, con particolare riferimento al rapporto fra contratto nazionale e contrattazione di secondo livello. Una proposta che, sostanzialmente, demandava solo al secondo livello la possibilità di contrattare aumenti effettivi del potere d’acquisto delle retribuzioni.
Il 28 settembre, però, ovvero nel primo incontro successivo alla pausa estiva, Federmeccanica e Assistal hanno ritirato quella proposta. Il 20 ottobre sindacati e associazioni padronali hanno potuto quindi concordare un calendario di incontri in ristretta in cui a quelli di natura tecnica è stato affidato il compito di tornare ad affrontare i diversi temi della trattativa già discussi prima dell’estate, cominciando a stendere i testi di un possibile accordo; mentre agli incontri di livello “politico”, ovvero a quelli cui partecipano i vertici delle delegazioni trattanti, è stato affidato il compito di rivedere tali testi, dando loro l’auspicato imprimatur, e di decidere, di volta in volta, sui passi successivi.
Ed eccoci al secondo risultato odierno. Risultato che consiste nell’aggiornamento del calendario mobile che fissa gli sviluppi progressivi del negoziato. Al momento i prossimi appuntamenti certi sono dunque questi: giovedì 10 novembre, alle ore 15:00, e venerdì11, inmattinata, per due nuovi incontri tecnici. Lo stesso venerdì sarà anche deciso se vi saranno nuovi appuntamenti tecnici per i primi giorni della prossima settimana. Oltre a questo, si sa già che la prossima riunione di livello “politico” si svolgerà nel pomeriggio di mercoledì 16 novembre.
Tutti i protagonisti della trattativa hanno poi tenuto a dire che il negoziato rappresenta per loro una priorità, lasciando balenare la possibilità che gli incontri tornino a infittirsi nella penultima settimana del mese, quella che va dal 21 al 25 novembre.
Da notare, a proposito di date, che sabato 5 novembre questa difficile trattativa ha compiuto un anno. Il primo incontro, infatti, si svolse a Roma, sempre presso la sede nazionale della Confindustria, il 5 novembre del 2015. E’ del tutto ovvio, quindi, che nelle delegazioni trattanti sia maturato il desiderio di raggiungere un accordo in tempi non lontani.
Tuttavia, qui vanno fatte due considerazioni. In primo luogo, va detto che, anche con le migliori intenzioni, il lavoro da fare prima di tagliare l’eventuale traguardo sarà ancora molto impegnativo. Con un comunicato serale, si è incaricata di ricordarlo a tuttila Fiom.Comunicatosecondo cui nei prossimi incontri si dovrà tornare, tra l’altro, sui seguenti temi: “orario, inquadramento, appalti, trasferte, trasferimenti, salute e sicurezza”. Senza dimenticare la ricerca di un’intesa sul recepimento nel contratto del Testo unico Cgil, Cisl, Uil in materia di rappresentanza sindacale e validazione dei contratti. Non è poco.
Più ancora conta, però, la seconda considerazione. Il metodo scelto per avviare il negoziato relativo al contratto della maggiore categoria dell’industria lungo un percorso costruttivo è, per certi aspetti, un metodo classico. Secondo questa prassi, bisogna affrontare e definire prima tutte le parti della trattativa rispetto alle quali un’intesa appare relativamente più facile, lasciando per ultime le questioni più spinose. Nel nostro caso, i nodi più difficili da sciogliere sono quelli rispetto ai quali il negoziato è rimasto a lungo bloccato nei mesi scorsi: retribuzioni e rapporto fra i due livelli contrattuali. A quanto risulta, su questi temi un’intesa non è stata ancora trovata.
Morale della favola. La speranza che sia possibile raggiungere un accordo comincia a trovare elementi più concreti di cui nutrirsi, ma i contenuti di un eventuale accordo sono ancora imperscrutabili nella loro parte più importante.