Sono gli individui con un titolo di studio medio-basso i più colpiti dalla crisi. A dirlo è l’Istat nel suo dossier “Indicatori di capitale umano. Infatti, il trend fra 2008 e 2015” sottolinea come il tasso di occupazione sia sceso da 45,9 a 38,4% tra coloro in possesso di licenza media (-7,5 punti percentuali), da 62,8% a 56,7% tra i diplomati (-6,1 punti). Il calo del tasso di occupazione è meno consistente, da 11,9% a 8,2%, fra coloro che hanno al massimo la licenza elementare (-3,7 punti percentuali) e per i laureati, da 72,9% a 69,0% (-3,9 punti).
Sempre nello stesso periodo l’incidenza dei laureati sulla popolazione di 30-34 anni è aumentata dal 14,9% al 20% tra i maschi e dal 23,5% al 30,8% tra le femmine. Contemporaneamente è diminuito l’abbandono scolastico dei giovani 18-24enni, da 22,7% a 18% per i maschi e da 17,0% a 12,0% per le femmine.
Sempre nello stesso periodo l’incidenza dei laureati sulla popolazione di 30-34 anni è aumentata dal 14,9% al 20% tra i maschi e dal 23,5% al 30,8% tra le femmine.
Contemporaneamente è diminuito l’abbandono scolastico dei giovani 18-24enni, da 22,7% a 18% per i maschi e da 17,0% a 12,0% per le femmine.
Inoltre, sempre secondo il dossier dell’Istat, in Italia i giovani che non studiano e non lavorano (i cosiddetti “NEET”) sono passati dal 19,3% al 25,7% dei 15-29enni tra 2008 e 2015. A crescere è soprattutto la quota di ragazzi (dal 15,6% al 24,2%) anche se quella femminile – comunque in aumento dal 23,0% al 27,1% – risulta costantemente superiore. Infine, secondo l’Istat nel 2015 l’Italia ha la più alta quota di NEET d’Europa per entrambi i sessi, seguita da Grecia (22,2% maschi, 26,1% femmine), Croazia (20,8% maschi) e Romania (26,1% femmine).