Tra i quesiti referendari promossi dalla Cgil ce ne uno che potremmo chiamare ‘’Cenerentolo’’, perché non solo è dato per scontato che sarà ammesso alla consultazione, ma è stato quasi del tutto ignorato dai commenti e dal dibattito che hanno accompagnato gli altri due: ci riferiamo al quesito sugli appalti. Per sua sfortuna non si è scoperto alcun appalto in cui sia coinvolta la Cgil, la quale ha chiesto, a tal proposito, l’abrogazione di parti dell’articolo 29 comma 2 del dlgs n.276/2003 e successive modifiche ed integrazioni.
Vediamo come l’organizzazione di Susanna Camusso illustra e spiega questo quesito: ‘’l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub-appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo. L’obiettivo è rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo, applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Ripristiniamo la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore, garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale’’.
Questo obiettivo viene realizzato chiedendo l’abrogazione delle norme che consentono al committente di chiedere in via preliminare, prima di rispondere in solido, l’escussione del patrimonio dell’appaltatore e dei subappaltatori. Una posizione discutibile, ma comprensibile. Ciò che, invece, appare assai meno comprensibile è la richiesta di abrogare un’altra parte dell’articolo sotto tiro. Per ragioni di trasparenza riportiamo il testo del comma 2 di cui si chiede la soppressione per via referendaria: ‘’ Salvo diversa disposizione dei contratti collettivi nazionali sottoscritti da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative del settore che possono individuare metodi e procedure di controllo e di verifica della regolarità complessiva degli appalti’’.
In sostanza, il più importante sindacato italiano non si fida neppure di se stesso e vuole abrogare una norma che gli consente di esercitare (se lo ritiene opportuno e conveniente, perché non esiste un obbligo a negoziare) il proprio potere contrattuale allo scopo di controllare e verificare ‘’la regolarità complessiva degli appalti’’. Una cuccagna per un sindacato normale. Ma l’iconoclastia referendaria assume connotati di tafazzismo.
Giuliano Cazzola