“Esprimiamo soddisfazione per l’impegno che il Presidente della Regione Lazio ha preso per cercare di riaprire la vertenza Almaviva. Siamo consapevoli, però, che le sole politiche attive del lavoro non bastano. Ma allo stesso tempo sappiamo che il 22 dicembre la sede di Roma non ha firmato l’accordo dando così il via libera alla chiusura e al conseguente licenziamento dei 1667 lavoratori, mentre i lavoratori della sede di Napoli dicevano si alla proroga dei tre mesi nella speranza di trovare una soluzione alternativa alla chiusura”. Così in una nota i Segretari Generali della Cisl del Lazio, della Cisl di Roma Capitale Rieti, della Fistel Cisl Roma e Lazio, Andrea Cuccello, Paolo Terrinoni e Alessandro Faraoni.
“Era la stessa cosa che si chiedeva ai lavoratori romani – dicono – per riaprire il dialogo con l’azienda e trovare soluzioni. Ma non è stato possibile. E questo rende complessa la situazione”.
“Tra le soluzioni – dice il sindacato – è possibile esercitare pressione sull’azienda attraverso l’impugnazione dell’atto di licenziamento dei 1667 lavoratori che potrebbe generare un contenzioso senza precedenti. La Cisl propone di creare le condizioni affinché si possano attrarre nuovi investimenti su Roma. Pensiamo ad Amazon, Zte, e di ragionare sull’applicazione delle Clausole Sociali per la commessa Inps, considerando che una parte importante del personale Almaviva potrebbe essere riassorbita. In ogni caso ,non possiamo far finta che il 22 dicembre non sia successo nulla. E questo si, ci rende, nei confronti del governo e dell’azienda, tutti più deboli”.