Non è la solita iperbole, è un dato di fatto: l’Accordo di Lampedusa è davvero un evento storico. Perché è la prima volta che un sindacato riesce a riunire, nell’isola simbolo del problema dell’immigrazione, tutti i sindacati dei paesi del Nord Africa, di Israele e della Palestina, insieme ai rappresentanti delle religioni cattolica, musulmana, ebrea e buddista. E i sette sindacati con la Uil hanno firmato questa intesa destinata a produrre effetti importanti, e non solo nel mondo sindacale.
“Le Organizzazioni sindacali firmatarie del presente Accordo di Lampedusa chiedono alla Confederazione europea dei Sindacati di proporre all’Unione europea l’istituzione di un Fondo in cui tutti i Paesi membri facciano confluire risorse derivanti da forme di “solidarietà fiscale”, sul modello del cosiddetto “8 per mille” attuato in Italia, da destinare alla realizzazione di progetti idonei a creare lavoro in quelle zone prostrate dall’indigenza, dalla povertà e dalla guerra. L’Unione europea dovrà farsi carico del coordinamento e della gestione di tale attività di sostegno alla crescita”. È questo il cuore dell’intesa siglata stamattina con la quale i sindacati coinvolti chiedono, dunque, “alle Istituzioni internazionali ed europee di affrontare con più coraggio e determinazione la questione immigrazione”.
La collaborazione tra la Uil e gli altri sindacati firmatari si concretizzerà, inoltre, in un progetto di cooperazione: la prima si impegna a istituire o a rafforzare uffici o punti di Patronato; gli altri si impegnano a offrire, nelle forme possibili, il relativo supporto logistico. L’obiettivo è quello di limitare i casi di immigrazione clandestina offrendo assistenza e tutela alle persone coinvolte. Strumento principale sarebbe la realizzazione, in loco, di corsi di formazione finalizzati all’apprendimento di specifiche mansioni o di rudimenti e tecniche di autoimprenditorialità che i formati potrebbero, poi, mettere a frutto, quando le condizioni lo consentissero, nei Paesi di origine o, secondo indirizzi preventivamente individuati, in Paesi dell’Unione.
L’appuntamento odierno vuole essere solo l’inizio di un percorso. I Sindacati firmatari, infatti, daranno continuità al Meeting odierno istituendo un Comitato permanente di monitoraggio e analisi del fenomeno migratorio e delle sue implicazioni per lo sviluppo e il lavoro, coinvolgendo in questo progetto tutti gli altri sindacati dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, organizzando, a turno, una volta l’anno, eventi analoghi nei loro territori nazionali.
“Non c’è solidarietà senza accoglienza – ha dichiarato il Segretario generale, Carmelo Barbagallo – e la UIL ha ritrovato in Lampedusa gli stessi valori della solidarietà che ha nel proprio DNA. Partiamo da qui, con i sindacati del Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Palestina, Israele per un progetto di cooperazione con quegli stessi paesi da cui i migranti sono costretti a fuggire per i conflitti, la povertà e la fame. Il sindacato può e deve assumersi le proprie responsabilità, svolgendo il ruolo di pacificazione e di sviluppo economico. Non si possono sperperare risorse per la costruzione di muri e barriere – ha concluso il leader della Uil – ma bisogna puntare sulla cooperazione, la partecipazione e l’inclusione. Solo così cominceremo ad aprire una nuova strada per la pace, la coesione e il lavoro nel mondo”.