Sono passati ormai due mesi da quando, il 30 novembre scorso, i sindacati hanno sottoscritto con il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, l’accordo per sbloccare finalmente i rinnovi dei contratti pubblici, fermi da sette anni. Le linee guida definite dall’accordo ora dovrebbero essere trasferite in un decreto delegato dal governo, che dovra’ anche inviare all’Aran l’indirizzo per convocare le parti e iniziare la vera trattativa. Il Diario ha fatto il punto sulla vertenza con Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil.
Foccillo, a che punto siamo con i rinnovi?
Siamo in attesa che, entro il 7 febbraio, il Governo presenti il Testo Unico, che dovrebbe contenere l’accordo del 30 novembre scorso. Poi, entro il 19 dello stesso mese, il decreto deve essere presentato al Consiglio dei Ministri. Non sappiamo altro. Leggo le indiscrezioni della stampa, che mi sembra vadano in un senso inverso di quello dell’accordo. Noi non vogliamo niente di più e niente di meno di quello che abbiamo chiesto il 30 novembre, ovvero il superamento della legge Brunetta e un aumento del salario non inferiore agli 85 euro.
Lei crede che il governo Gentiloni potrebbe cambiare rotta, rispetto all’accordo fatto a novembre con il governo Renzi?
Credo di no: l’attuale Governo ha allungato il contratto dei precari e ha fin qui rispettato, quindi, una parte dell’accordo. Un governo che continua ad affermare di essere in continuità con il Governo precedente deve rispettare le linee guida che abbiamo sottoscritto il 30 Novembre.
Quali sono le prossime tappe della vertenza, quindi?
Noi come sindacati stiamo cercando di lavorare su un testo nostro, per il momento in cui dovessimo essere chiamati ad un ulteriore confronto. Ma, come ho già sottolineato, per noi la cosa fondamentale è il rispetto dell’accordo sottoscritto con il ministro Madia. Credo, comunque, che ci siano le condizioni perchè questo avvenga. Non ci siamo mai sottratti, per esempio, al punto sulle valutazioni dei lavoratori nel pubblico impiego, ma chiediamo che questo avvenga in maniera oggettiva e differenziata nei diversi settori.
Qual è il modello contrattuale che dopo 7 anni dal rinnovo del contratto si vuole affermare nel pubblico impiego?
Tenga conto che l’ultima contrattazione è stata fatta 10 anni fa. In questo lasso di tempo non sono stati fatti passi in avanti nella pubblica amministrazione. Chiediamo che si ripristini un rapporto corretto tra le parti, che i lavoratori non vengano valutati come “scansafatiche”, ma rispetto al lavoro che effettivamente svolgono. Inoltre, vogliamo partecipare come sindacato alle scelte della pubblica amministrazione, proprio come avviene nell’industria, e recuperare il potere d’acquisto dei salari.
Si fa parecchio rumore, sui media, rispetto ai ‘’fannulloni’’ della pubblica amministrazione. Lei cosa ne pensa?
Sono sempre molto rigido su questo punto. Chi sbaglia deve pagare, ovviamente. Tuttavia, noto anche che spesso queste campagne partono, guarda caso, proprio quando bisogna rinnovare il contratto. Non sono questioni che si possono generalizzare, perchè si tratta di poche persone su milioni di lavoratori del settore pubblico. Se da un lato pochi lavoratori sbagliano, dall’altro per sette anni la maggior parte dei lavoratori sono andati a lavoro ogni giorno, senza avere il rinnovo del contratto, né sull’inquadramento economico né su quello giuridico. Perciò non si può far leva su queste notizie e sull’assenteismo. Bisogna rinnovare il contratto, subito.
Alessia Pontoriero