Con oltre 22mila lavoratori contrattualizzati in attività, la categoria dei dirigenti del terziario rappresentati da Manageritalia ha numericamente raggiunto da qualche mese il suo massimo storico, superando i livelli registrati nel 2008.
Sebbene i tassi di incremento nella stipula di nuovi contratti che si vedevano nel decennio prima della crisi (circa il 2% l’anno) non siano raggiungibili, almeno sul breve periodo, per i manager del terziario si è aperta una nuova stagione di crescita occupazionale, in controtendenza con la flessione che si continua ad osservare in altri ambiti, dirigenziali e non solo.
Tra le cause del fenomeno, insieme alla leggera ripresa economica di cui il terziario ha beneficiato in misura maggiore rispetto agli altri settori, ci sono le politiche contrattuali che da tempo perseguiamo, insieme alle nostre controparti datoriali, finalizzate a facilitare l’accesso al contratto.
Ricordiamo che i contratti nazionali di cui Manageritalia è firmataria sono sei: del terziario, della distribuzione e dei servizi con Confcommercio; dei trasporti con Confetra; degli alberghi, uno con Aica e uno Federalberghi; delle agenzie marittime con Federagenti; delle imprese di logistica con Assologistica.
A prescindere dalle differenze tra i singoli contratti, l’approccio del nostro agire sindacale segue l’obiettivo di coniugare la tutela degli interessi dei lavoratori con l’innovazione dei parametri con cui questi stessi interessi vengono valorizzati, alla luce dell’evoluzione degli scenari professionali di riferimento.
Il dinamismo imposto dal mercato del lavoro (da ricordarsi che i manager hanno un turnover vicino al 20% annuo) comporta infatti la necessità di aggiustare il tiro ogni volta che si negozia il rinnovo di un CCNL, in nome della resilienza e della flessibilità, intese come fattori per incrementare l’occupabilità dei lavoratori e incentivare le aziende a dotarsi di figure manageriali.
Gli standard fissati con il nuovo CCNL dei dirigenti del commercio, firmato lo scorso luglio, sono indicativi di come questo approccio può essere concretamente perseguito.
Per togliere l’alibi del costo, sono state introdotte agevolazioni per facilitare l’ingresso nel contratto ai lavoratori con retribuzioni annue lorde inferiori ai 65mila euro, garantendo loro l’accesso alla previdenza complementare e assicurativa, all’assistenza sanitaria integrativa e alla formazione professionale con un regime contributivo favorevole.
Analoghe misure sono state pensate per i dirigenti privi di occupazione e per quelli con contratti a tempo determinato, che possono accedere alle facilitazioni già disponibili dal 2013 per i dirigenti allora conosciuti come Dpn (di prima nomina), in base a requisiti di favore in base all’età anagrafica. Altri incentivi specifici, riguardano il rempiego, come illustrato approfonditamente in un precedente articolo (link a http://www.ildiariodellavoro.it/adon.pl?act=doc&doc=63197#.WOYc0_9MSvE)
La capacità di perseguire queste istanze, oltre che dalle specifiche peculiarità della categoria, è resa possibile da un modello di relazioni bilaterali solido, che ha permesso nel tempo di costruire un sistema di garanzie completo, basato su Enti di derivazione contrattuale quali il Fondo Mario Negri per la previdenza complementare, il Fasdac per l’assistenza sanitaria integrativa, l’Associazione Antonio Pastore per il terzo pilastro previdenziale e il CFMT – Centro di Formazione Management del Terziario, per la formazione e l’aggiornamento professionale.