Domenica 14 Emmanuel Macron entrerà ufficialmente all’Eliseo come ottavo presidente della V Repubblica di Francia. Quali provvedimenti prenderà, soprattutto in materia di economia e lavoro, e’ motivo,gia da diversi giorni di serpeggianti tensioni sociali. Tanto che i commentatori francesi ritengono plausibile che presto si vada verso una nuova stagione di ‘’piazze’’ in fermento, come lo scorso anno accadde la riforma del lavoro: la Loi El Khomri, dal nome della giovane ministra franco-marocchina titolare del dicastero del Lavoro del governo di Manuel Valls, piu’ nota come Loi Travail, approvata dall’Assemblea Nazionale grazie al ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, che di fatto permette di bypassare il voto dei deputati.
In una lunga intervista concessa al giornale online Mediapart, lo stesso Macron precisa tuttavia che il suo obiettivo e’ la ricomposizione della frattura sociale, attraverso il recupero delle classi medie e popolari, particolarmente penalizzate, e dunque ‘’arrabbiate’’, in Francia come nel resto d’Europa.
Quanto alla riforma del lavoro, Macron sembra prendere le distanze dalla Loi Travail, precisando che e’ stato un errore imporre una legge così impegnativa in fine legislatura: “sono critico rispetto al contesto della Loi Travail. Una legge imposta alla fine del quinquennio, che non e’ stata spiegata, su cui e’ stato rifiutato il dibattito. Io non credo alle riforme per imposizione, e la gente la prende molto male quando si fanno le riforme ricorrendo al 49.3. Con la riforma del lavoro che ho in mente, accadrà esattamente il contrario”.
Al centro della Loi Travail 2, che Macron vorrebbe varare entro l’estate, ci sarà innanzi tutto la riforma degli ammortizzatori sociali, da realizzare attraverso la concertazione tra governo e parti sociali, consentendo cosi’ che lo stato recuperi quella voce in capitolo sulla materia a cui oggi sembra aver rinunciato, lasciando a sindacati e imprese la gestione pressoché esclusiva dell’intera partita.
Il risultato, spiega Macron, e’ che l’attuale modello di indennità di disoccupazione non fornisce risposte adeguate agli oltre 5 milioni di senza lavoro: ‘’e’ un modello che nell’arco di 35 anni ha fatto della Francia il solo paese europeo che non ha saputo regolare la disoccupazione di massa”, mentre l’Unedic, cioè l’istituto che eroga gli assegni di disoccupazione, “ha accumulato un passivo di 30 miliardi”. Macron afferma di non avere in mente una riforma sul modello anglosassone (che definisce ‘’ingiusto’’), nè di pensare di risolvere la questione attraverso i ‘’mini jobs’’. Punta piuttosto a estendere gli ammortizzatori sociali anche alle categorie oggi escluse, finanziando l’operazione con una rimodulazione dei contributi sociali, senza ridurre l’importo ne’ la durata attuale dell’indennità stessa, ma introducendo piu’ stretti controlli sull’utilizzo dei fondi, in modo da evitare abusi.
La riforma targata Macron prevede l’obbligo, per il disoccupato, di accettare offerte di lavoro, le quali, a loro volta, dovranno rispecchiare le sue competenze e la prossimità territoriale rispetto all’ultimo impiego. Ne potrà rifiutare due, ma al terzo rifiuto perderà automaticamente il sussidio: perché, precisa Macron, “a quel punto sarebbe evidente che al soggetto manca la voglia di lavorare’’. Per facilitare il reinserimento nel lavoro, la sua presidenza metterà in campo un poderoso piano di formazione, finanziato con ben 15 miliardi e basato su due ‘rami’ distinti: uno destinato ai più giovani, attraverso Garanzia Giovani, l’altro ai disoccupati poco qualificati, o qualificati in modo inadeguato rispetto alla richiesta del mercato del lavoro.
Novità anche sulle pensioni. Macron ha in mente una riforma che vorrebbe approvare nel primo semestre del 2018, “dopo un periodo adeguato di confronto e concertazione”, ma promette che per i prossimi cinque anni “non verrà toccata l’età di pensionamento ne’ sarà aumentato il livello della contribuzione”. Secondo il neo presidente, occorre restituire innanzi tutto ‘’credibilità’’ al sistema previdenziale, nel quale oggi scarseggia la fiducia da parte delle nuove generazioni, che non credono affatto avranno mai una pensione. ‘’Io credo nel sistema a ripartizione – spiega Macron- ma voglio che sia trasparente. Occorre un sistema unico, nel quale ciascuno abbia accesso al suo ‘conto’ previdenziale. E’ una delle riforme fondamentali per ripristinare la fiducia nella solidarietà intergenerazionale. L’obiettivo e’ mettere a punto un sistema attraverso il quale, ogni anno, per ogni euro di contributi versato ciascuno possa sapere esattamente quali diritti sono stati acquisiti, grazie alla fissazione di parametri precisi”. Un percorso specifico spetterà a chi, nel suo percorso lavorativo, e’ soggetto a condizioni usuranti: potrà usufruire di ‘’bonus’’ previdenziali contrattati dalle parti sociali, settore per settore.
In sostanza, il giovanissimo presidente, pur figlio delle elites, uscito dalle piu’ prestigiose universita’, con una esperienza di banchiere nel curriculum, nega che il suo programma economico sia basato sulla competizione, sulla ‘’riuscita dei piu’ forti’’, sull’ulteriore arricchimento dei più ricchi: ‘’Al contrario. Questo, caso mai, era il programma di Fillon, che infatti non mi trovava d’accordo. Quando io propongo di riformare le tasse sul patrimonio, sulla proprietà, sulla casa, e’ alla classe media e popolare che penso, non ai ricchi. Il cuore del mio progetto, attraverso l’educazione e il lavoro, e’ la mobilita’ sociale. Rivendico il liberalismo politico, perché fa parte del concetto di ‘’liberta’’ a cui sono profondamente attaccato: ma la nostra responsabilità, oggi, e’ far convivere la libertà economica, e quindi quella politica, correggendo gli eccessi di questo mondo. Occorre passare dalla competizione che porta alla cupidigia, a una cooperazione che riconosce il talento. E’ su questo terreno che si e’ consumata la frattura delle classi medie”. Una frattura che si sta allargando, ormai da una quindicina d’anni: ‘’ se non riusciremo a ricomporla, a creare una convergenza nel paese, nella società, le nostre democrazie saranno finite, morte. Se le classi medie non si riconosceranno in un patto per la crescita, ci diranno basta, stop. E per la Francia sara’ la fine, per l’Europa sara’ la fine’’.
N.P.