Arriveranno i momenti di riflessione e approfondimento politico, culturale e teologico sul papato di Papa Francesco, e saranno redatti da chi ha più competenze e conoscenze del sottoscritto. Ma questi sono i momenti del ricordo, dell’emozione, delle riflessioni personali su quel protagonista di questi anni che è stato Bergoglio e il suo dicastero religioso. Le sue encicliche compresa, tra le ultime, “Fratelli tutti” sono state espressione di una visione della funzione evangelica in cui dimensione spirituale, sociale e politica si sono potentemente intrecciate. Non un teorico della liberazione, ma sicuramente una voce al servizio della emancipazione dei poveri secondo il principale comandamento cristiano dell’amore, che non vuol dire passività o arrendevolezza. Al riguardo porterò sempre con me quei pochi minuti di confronto con il Santo Padre quando, preparato dagli uffici di Gaetano Sateriale, ebbi la fortuna di consegnarli la tessera onoraria della Fillea Cgil, in occasione dei 136 anni dalla nascita del sindacato degli edili e falegnami della Cgil.
Fu prima di tutto una sorpresa sapere che il Papa accettasse la nostra tessera, insieme alla riproduzione numero uno del quadro appositamente dipinto per l’anniversario dal maestro Nocera. Furono però ancora più piacevoli le poche parole scambiate con Lui in occasione della consegna della tessera quando egli accettò con piacere la nostra tessera ad honorem spiegandomi, con fare simpatico tipico a mio parere anche dello spirito sudamericano, che i cristiani erano molto legati alla figura e alla professione dei falegnami (los carpienteros come mi disse): del resto sia San Giuseppe che lo stesso Gesu’ altri non erano che falegnami. Quindi si soffermò sul drammatico tema delle morti sul lavoro (più volte aveva preso posizioni sul dramma dei morti sul lavoro e sulla più generale mercificazione della vita umana). Infine – e questo fu l’aspetto che più mi colpì – vedendomi emozionato (non ho problemi ad ammetterlo, laico come sono, ero comunque molto emozionato al suo cospetto) mi disse scherzosamente, guardandomi la mano, che avevo diversi belli anelli, ma che per ovvi motivi non potevamo scambiarceli. Non ebbi il tempo per una risposta pronta, tra l’emozione che provavo e questa sua dichiarazione così spiazzante volta a mettermi a mio agio e a sdrammatizzare una situazione, per Lui sicuramente normale ma non per il sottoscritto. Non so perché di quello scambio di battute (io che raccontavo chi fosse la Fillea Cgil, lui che ascoltava con un grande sorriso, ecc.) mi ricordo oggi più questo scambio sui rispettivi anelli (il suo per capirci era quello di Pietro, simbolo massimo del potere papale) che altro. Ma la sua umanità, quel simpatico gioco di parole sui carpinteros, quel ricordare che lui stesso da giovane aveva fatto il muratore, mi vengono ora in mente per una semplice associazione: aveva scelto la strada della riforma della Curia, aveva scelto la strada di una chiesa vicino agli ultimi, ai lavoratori, alle vittime del cambiamento ambientale, e lo aveva fatto con quella “laicità” che aveva permesso una riconnessione spirituale e politica con tanti e tante di noi, uomini e donne progressisti. Per lui ricevere la tessera degli edili Cgil era un fatto normale. Comunque sia la Fillea Cgil sarà sempre onorata di averlo avuto tra i propri iscritti. Un onore che ha fatto del nostro anniversario motivo di orgoglio per chi c’era e, sono certo, per chi ci sarà. Buon viaggio carpintero de los probes.
Alessandro Genovesi