Incredulità. È questo il sentimento che aleggia nella conferenza stampa congiunta promossa dai sindacati dei trasporti, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl Fna, per fare il punto sullo stallo del rinnovo contrattuale del trasporto pubblico locale. Una situazione che a margine dell’incontro con la stampa i sindacati hanno definito “mai vista” perché verificatasi dopo che il governo, attraverso il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, aveva preso degli impegni, a seguito dello sciopero dello scorso 8 novembre, per arrivare a una chiusura positiva del tavolo negoziale, garantendo le risorse necessarie.
Risorse, stimabili in 530 milioni di euro, sulle quali il governo desaparecido non sta più mettendo la faccia. E senza questi denari anche la pre intesa che sindacati e parti datoriali avevano siglato a dicembre rischia seriamente di saltare. Infatti senza il sostegno pubblico le aziende affermano di non essere in grado di sostenere l’erogazione della prima tranche da 100 euro prevista per marzo. Così il ricorso a un nuovo sciopero non è più uno scenario remoto come ha detto il segretario generale della Filt-Cgil, Stefano Malorgio, che ha precisato come “le procedure della proclamazione sono state già avviate”.
“Il governo – ha proseguitò Malorgio – aveva preso l’impegno formale di finanziare il rinnovo del contratto. Ma a tre mesi di distanza non abbiamo ancora notizie sulla convocazione. Il settore è già sotto pressione per i bassi salari, il problema delle aggressioni e la mancanza nel reperire manodopera e professionalità. Si rischia di aprire una fase di tensione sociale in un periodo molto delicato e con il Giubileo a Roma. Se gli accordi fatti con il governo non hanno valore questo diventa un grosso problema”.
“Quello della mobilità dovrebbe essere un tema di interesse generale, ma riscontriamo una certa indifferenza – così Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl -. Per le organizzazione sindacali che unitariamente stanno portando avanti questa vertenza lo sciopero rimane un mezzo e non un fine al quale non vorremmo nuovamente fare ricorso. Il settore – ha spiegato Pellecchia – ha bisogno di una riforma complessiva e il rinnovo del contratto è il primo passo. Le oltre 900 aziende e l’assenza di campioni nazionali impediscono di fare economie di scala. Inoltre un parco mezzi obsoleto inficia la qualità del servizio”.
“Per arrivare all’intesa ci sono voluti tre scioperi – ha aggiunto il segretario nazionale della Uiltrasporti Roberto Napoleoni -. Ci aspettiamo che la situazione si sblocchi altrimenti saremo costretti a riaprire una partita che consideravamo già chiusa. Durante la pandemia questi lavoratori sono stati definiti eroi e oggi tutto questo viene dimenticato”.
Mauro Mongelli, segretario generale della Faisa-Cisal, ha invocato “un senso di responsabilità da parte della politica. C’è stata un’intesa formale con il governo ora tradita dai fatti. Il tempo è scaduto. Serve un patto di prospettiva per il settore”. “Il Mit con il vicemnistro Edoardo Rixi – ha concluso Fabio Milloch segretario generale Ugl Fna – ci ha dato una grossa mano. Il problema più grosso lo stanno creando le aziende datoriali che hanno volutamente messo a disagio una categoria. Chi ha deciso di fare impresa deve reinvestire i soldi che ha preso, devono partecipare alle spese del servizio e quindi al rinnovo del contratto”.
Tommaso Nutarelli