In principio fu il chiodo, poi venne il pantografo. Sulla nostra rete ferroviaria guasti e disagi sono ormai all’ordine del giorno, tanto da spingere Ferrovie a presentare un esposto avanzando il sospetto di un sabotaggio. E per chi è costretto a prendere il treno le attese nelle stazioni possono prolungarsi anche di molte ore. Ma invocare le dimissioni di qualcuno o ricercare un colpevole, spiegano i sindacati di categoria, non ha senso. Quello che conta è capire i motivi di questi problemi, risolverli e offrire un servizio di qualità all’utenza.
“Il ministro Salvini non ha alcun ruolo operativo all’interno di Ferrovie. Il ministero delle Infrastrutture e deiTrasporti affida l’asset ferroviario in concessione a Rfi che deve garantire la circolazione dei treni e assicurare il mantenimento in efficienza della rete attraverso gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Quello che può fare è indicare le politiche di indirizzo e assicurare l’attività di vigilanza sull’attuazione dell’atto di concessione dell’infrastruttura ferroviaria nazionale. Ovviamente non è mia intenzione difendere un ministro che ci ha precettati ingiustamente quando c’è stato lo sciopero dell’handling nel trasporto aereo. Ma i guasti che si stanno verificando vanno analizzati in modo asettico e oggettivo”. È questo il commento di Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl.
“Se guardiamo al Gruppo Fs, negli ultimi due mesi ci sono stati molti annunci relativi al fatto che ci sarebbe stata la ricollocazione di figure al vertice. Queste cose o si annunciano e poi si fanno oppure è meglio tacere perché l’effetto che si crea è quello di una dilatazione dei tempi nel fare le cose che non fa bene. La situazione che oggi viviamo – spiega Pellecchia – è il frutto di una mancata pianificazione o di scelte sbagliate fatte negli anni passati. Il progetto realizzato negli anni addietro da Rfi denominato “rete snella” ha ottenuto la riduzione del numero di manutentori ma ha portato anche alla dismissione, in alcuni impianti e tratte della rete ferroviaria, di binari ed enti utili a mitigare i ritardi e conseguentemente i disagi”.
“Dobbiamo capire che, tolti i mille chilometri dell’alta velocità che hanno una ventina d’anni, il resto della rete è vetusta. L’infrastruttura ha bisogno di manutenzione, e il 2024 è stato per Ferrovie un anno straordinario in quanto a cantieri aperti, e pensiamo che questa onda lunga ci sarà anche nel 2025 e nel 2026. Se a questo si aggiunge il fatto che ogni giorno circolano 9mila treni su una rete satura allora gli effetti di quelli che sono tipici inconvenienti di esercizio, come l’avaria di un ente, uno scambio o un segnale, sottoposto ad usura, si amplificano enormemente”.
“Sul presunto sabotaggio staremo a vedere quello che verrà fuori dall’inchiesta. Certo è che se l’azienda ha presentato un esposto denuncia avrà avuto le sue ragioni. Come sindacato – conclude Pellecchia – abbiamo chiesto l’apertura di una cabina di regia per approfondire le dinamiche dei guasti e prevedere se del caso eventuali correttivi”.
“Quello che vedo è una mancata pianificazione che è un male del nostro paese. In alcune aziende, soprattutto quelle pubbliche, si scelgono le persone non per le proprie capacità ma per la propria appartenenza politica. Un’azienda importante come Ferroviere deve avere maggiore autonomia dalla politica, perché deve pensare in chiave industriale, presentando un piano di sviluppo nel medio-lungo periodo, mentre la politica ragiona sull’ora, e abbandonare certe logiche organizzative anche troppo legate al secolo scorso”. Cosi Eugenio Stanziale, segretario nazionale della Filt-Cgil.
“La rete è oggettivamente fragile. Solo il fatto che il trasporto merci e quello passeggeri si muovono sugli stessi binari ci fa capire come le infrastrutture siano al limite. Se al normale uso si aggiunge la manutenzione, ordinaria e straordinaria, è facile capire che quando si verifica un inconveniente l’effetto domino è devastante. Certamente una maggiore programmazione degli interventi manutentivi potrebbe evitare l’insorgere di queste paralisi alla circolazione”.
“Ciò che conta è che tutti i soggetti coinvolti lavorino assieme per evitare questi intoppi all’utenza. Le dimissioni – sostiene Stanziale – non sono la soluzione ma, semmai, la conseguenza nel momento in cui si appura che non ci sono le giuste competenze in chi deve governare le cose”.
“Quando si verificano ritardi così corposi non sono solo i viaggiatori a subirne il peso ma anche gli stessi lavoratori, in particolare quelli che devono relazionarsi con l’utenza. Il clima di abbattimento se non di rabbia che si viene a creare potrebbe sfociare anche in episodi di violenza e aggressione. Dobbiamo lavorare tutti assieme per garantire trasporti di qualità”. È questa l’analisi di Roberto Napoleoni, segretario nazionale della Uil Trasporti.
“Su quanto accaduto a Milano abbiamo avuto un incontro con Trenitalia e Rfi e siamo in attesa di avere maggiori informazione per capire la dinamica . La rete è fragile, e questo è un fatto. La circolazione ordinaria unita ai molti cantieri, anche quelli del Pnrr, amplificano questa fragilità. Ora non ci interessa individuare un capro espiatorio ma lavorare insieme per capire l’origine dei problemi. E se poi ci sia stato o meno un eventuale sabotaggio aspettiamo che l’aziende ci dia maggiori delucidazioni”.
“Sicuramente una più attenta organizzazione nelle attività di manutenzione è indispensabile. Il 22 avremo un incontro con Gruppo Ferrovie sul piano industriale e parleremo anche di questo” conclude Napoleoni.
Tommaso Nutarelli