Buon Natale e buon anno ai nostri politici, di sinistra, di destra e pure di centro. Sperando non che siano più buoni, che questo è un desiderio irrealizzabile, ma almeno più bravi.
E allora tanti auguri a Giorgia Meloni affinché tenti di non essere più una e bina, ma solo una. Scelga lei quale tra la pseudo statista come si presenta sulla scena internazionale e la fascistella di Colle Oppio e coattamente romanesca come invece appare qui in Italia. Prima o poi dovrà scegliere uno dei due ruoli, e poi recitare la parte fino in fondo. Altrimenti rischia di non essere né l’una né l’altra, quindi di non essere.
E tanti auguri a Elly Schlein, sperando che Babbo Natale le porti in dono quell’unità delle opposizioni da lei tanto agognata. Ma anche la capacità di essere leader in tutti i sensi, ruolo che ancora le manca. In altre parole, dovrebbe mettersi in una tasca quel modo di fare e di parlare che la fa troppo assomigliare a una ragazza un po’ fricchettona e un po’ ingenua, una che deve ancora imparare cosa significa essere una donna di potere, capace quindi di sapere cosa sia il potere e soprattutto come usarlo. Altrimenti, non riuscirebbe ad arrivare a palazzo Chigi, e anche se ci arrivasse non sarebbe in grado di cambiare il Paese così come afferma di voler fare.
Buon Natale e buon anno anche a Matteo Salvini, nella vana speranza che cambi quell’espressione da brutto e cattivo che peraltro non gli ha portato fortuna. Ma Salvini è così, la sua non è una maschera purtroppo per lui. Dunque, tanti auguri nella speranza (questa più concreta) che se ne vada dal governo e da leader della Lega, lasciando ad altri, possibilmente più intelligenti di lui e soprattutto meno beceri, l’onere e l’onore di rimettere in piedi il suo partito.
E Giuseppe Conte, che regalo vogliamo mandare a Giuseppe Conte? Per esempio, un bel pacco stracolmo di umiltà. In modo che forse possa cominciare a rendersi conto che il mondo non gira attorno a lui e neanche al suo movimento pentastellato che ormai viaggia nei sondaggi appena sopra il 10 per cento. Oltre a essere diviso sulla questione fondamentale del prossimo futuro, ovvero con chi allearsi e per fare che cosa. Ecco, appunto, quando Conte scarterà il suo regalo troverà dentro uno specchio nel quale guardare in faccia sé stesso così che dovrebbe capire che l’unica sua speranza per continuare a fare politica è un’alleanza col Pd di Schlein, senza pretese egemoniche (che proprio non è il suo caso), ma anzi avendo ben chiara la prospettiva di essere il secondo in lista finché i suoi consensi reggeranno sulla soglia di oggi. Altrimenti potrà restare quello del né a destra né a sinistra, sognando di tornare premier. Un sogno che non potrà mai avverarsi.
Ad Antonio Tajani possiamo augurare solo di continuare a essere quello che è, cioè la spina moderata nel fianco di Salvini e in parte anche di Meloni. Quantomeno potrà lenire gli spiriti animali che pervadono la premier e il suo vice leghista. Non è molto ma neanche poco. Come alternativa, il capo di Forza Italia potrebbe solo mollare il centrodestra per unirsi ai due rissosi Dioscuri del fu Terzo Polo, a condizione che Renzi e Calenda abbiano ancora l’intenzione di mettersi insieme.
E per loro due il regalo è tanto semplice quanto improbabile: lasciate perdere le vostre velleità e scegliete una buona volta da che parte stare, o a sinistra o a destra. Non è vero che le elezioni si vincono al centro, ammesso e non concesso che questo famigerato Centro possa esistere e avere un consenso decente. E comunque, quel poco di centro che esiste ha già i suoi rappresentanti, per esempio Forza Italia.
Doppio regalo per i due le leader dell’alleanza Verdi-Sinistra. Doppio perché sono appunto due ma anche perché hanno resistito a presidiare un’area politico-elettorale che non solo esiste da sempre ma che adesso ha anche una sua sostanza, visto che naviga attorno al 7 per cento. Spesso sostengono idee giuste ma comunque credono nell’alleanza, già denominata Campo largo. Anche a costo di fare rinunce ideali che fanno patte della loro storia .
Infine, e come si dice last but not least, eccoci a Sergio Mattarella. Il quale meriterebbe un regalo impossibile, quello di restare Presidente della Repubblica a vita. Non c’è bisogno di elencare i suoi meriti, ne basta uno solo: essere il baluardo della Costituzione. Visti i tempi che corrono, mala tempora dicevano i latini, senza di lui sarebbe, anzi sarà tutto molto peggio.
Riccardo Barenghi