Tempi difficili, per le nostre imprese metalmeccaniche. Per capire in che senso e misurare quanto difficili, basta ripercorrere le ultime tre edizioni dell’indagine trimestrale sulla Congiuntura metalmeccanica che sono state realizzate quest’anno da Federmeccanica, l’associazione delle imprese del settore aderenti a Confindustria. Edizioni relative, rispettivamente, al primo, al secondo e al terzo trimestre del corrente anno 2024.
Un anno, diciamolo subito, non positivo per quello che è tutt’ora il settore principale dell’industria manifatturiera del nostro Paese. Già nell’indagine n.170, quella presentata a Roma il 4 giugno e relativa al 1° trimestre 2024, si delineò – in termini non drammatici, ma abbastanza netti – una tendenza negativa rispetto ai risultati conseguiti nel corso del 2023. Infatti, confrontando la produzione realizzata dalla nostra industria metalmeccanica nel trimestre citato con quella del 4° trimestre 2023, si poteva osservare un calo pari a un -2,1%. Se poi si passava dal confronto congiunturale a quello tendenziale, ovvero se il confronto veniva fatto fra il 1° trimestre 2024 e il 1° trimestre 2023, ci si trovava di fonte a un calo ancora più netto: -4,1%.
Tre mesi dopo, ovvero il 16 settembre, Federmeccanica presentò i risultati dell’indagine n. 171, quella relativa al 2° trimestre dell’anno in corso. E qui si vide che ci si trovava di fronte a un leggerissimo miglioramento, ma sempre all’interno di un quadro negativo. Diciamo, di fronte a un rallentamento della discesa.
Infatti, nel confronto congiunturale fra il 2° trimestre 2024 e il 1° trimestre di questo stesso anno, si poteva notare che il calo produttivo si era ridotto a un -1,5%; ma sempre di un ulteriore calo si trattava. Quanto al dato tendenziale, ovvero al confronto fra lo stesso 2° trimestre 2024 e il 2° trimestre 2023, anche qui ci si trovava di fronte a un calo meno accentuato di quello registrato per il trimestre precedente, ma pur sempre di fronte a un calo. In questo caso, pari al -3,4%.
E veniamo adesso ai dati presentati ieri, 12 dicembre, nel corso di una conferenza stampa tenuta, sempre a Roma, dal Direttore Generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, e dal responsabile dell’Ufficio Studi, Ezio Civitareale. Collegato da remoto, il Vicepresidente Diego Andreis.
Stiamo dunque parlando dell’indagine trimestrale n. 172, ovvero di quella dedicata al terzo trimestre 2024. Un’indagine che, rispetto al trimestre precedente, ha mostrato un nuovo, per quanto lieve, peggioramento. Per quanto riguarda il confronto congiunturale, Federmeccanica scrive infatti che “nel terzo trimestre 2024 la produzione metalmeccanica/meccatronica si è contratta dell’1,6%” rispetto al secondo trimestre di questo stesso anno. Per quanto riguarda, invece, il confronto tendenziale, Federmeccanica rileva un calo pari al un -3,9% rispetto al terzo trimestre del 2023.
A rendere ancora più preoccupante il quadro, sta poi un altro confronto istituito dall’indagine Federmeccanica, e cioè quello fra il settore metalmeccanico/meccatronico e l’insieme della nostra industria manifatturiera. Infatti, “tra luglio e settembre – scrive ancora Federmeccanica – nel nostro Paese la produzione industriale” si è contratta “dello 0,6% rispetto al trimestre precedente”, mentre “nel confronto annuale la riduzione è stata dell’1,9%”. In parole povere, le cose stanno andando peggio nel settore metalmeccanico/meccatronico che nell’insieme dell’industria manifatturiera italiana.
A questi dati negativi sul piano della produzione, fanno poi riscontro quelli relativi alla Cassa integrazione guadagni. Infatti, scrive ancora Federmeccanica, “i dati Inps mostrano un incremento del ricorso” a questo Istituto. Incremento che, in totale, nei primi 9 mesi del 2024, è stato pari a un +36,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. In particolare, le ore autorizzate di Cig straordinaria sono, fortunatamente, diminuite del 4,2%, mentre quelle di Cig ordinaria sono aumentate del 74,4%.
Come già si sapeva, questi dati negativi fanno parte di un quadro europeo poco brillante. Ma in questo campo non si può dire “mal comune, mezzo gaudio”. Infatti se è vero, come è vero, che l’export è sempre stato un punto di forza per la nostra industria manifatturiera, le difficoltà registrate dai settori industriali di altri Paesi europei, come – in primis – la Germania, non possono che avere riflessi negativi per la nostra industria, a partire dalla componentistica automotive.
E infatti, confrontando il periodo gennaio-settembre 2024 con l’analogo periodo del 2023, si vede che le nostre esportazioni verso la Germania sono calate del 10,6%. E si tenga presente che la stessa Germania è stata, fin qui, il primo paese importatore dei nostri prodotti metalmeccanici, accogliendo, da sola, più del 13% delle nostre esportazioni. Preoccupante anche il calo dell’export metalmeccanico verso gli Stati Uniti. Calo che, nel periodo citato, e cioè senza bisogno di aspettare l’arrivo dei dazi che potrebbero essere istituiti dall’Amministrazione guidata da Donald Trump, è stato già pari a un -7,1%.
Passando dai dati di fonte Istat o Inps, all’indagine condotta da Federmeccanica fra le imprese associate, secondo la stessa Federmeccanica, in questo difficile quadro cresce, salendo dal 7% al 13%, la percentuale delle imprese che valutano “cattiva o pessima” la situazione della liquidità aziendale, mentre aumenta – dal 14% al 20% – la quota di imprese che “prevede una riduzione dei livelli occupazionali nei prossimi sei mesi”.
Infine, e, aggiungiamo noi, nonostante tutto, “sono poco più di un terzo le imprese rispondenti che, rispetto al passato, pensano di aumentare le attività di investimento nei prossimi 6-12 mesi”. Invece, “sono quasi la metà (48%)” quelle che non prevedono nuove attività di questo tipo, mentre il 19% dichiara di voler ridurre tali iniziative.
In un incontro dedicato all’analisi dei dati, è rimasta sullo sfondo la questione del rinnovo contrattuale in corso. Un rinnovo rispetto al quale le trattative sono praticamente interrotte, mentre i sindacati dei metalmeccanici stanno programmando e realizzando scioperi articolati su base territoriale. Rispetto a questa problematica, il Direttore Generale, Franchi, ha affermato che, grazie al buon funzionamento dell’accordo contrattuale del 2021, le retribuzioni dei metalmeccanici sono cresciute più di quelle dei lavoratori occupati in altri settori della nostra industria manifatturiera, “mantenendo l’adeguamento dei minimi tabellari all’inflazione”.
Quanto al Vicepresidente Andreis, dopo aver affermato che le imprese del settore si trovano oggi in una “grandissima difficoltà”, e che quella attuale “è una fase di passaggio delicatissima, caratterizzata da equilibri molto fragili”, ha sostenuto che, proprio in questa fase, “occorre fare tanto, a partire dalle politiche industriali, a livello sia europeo, sia nazionale, come è avvenuto negli Stati Uniti e anche in Cina”.
@Fernando_Liuzzi