Un po’ come in Rashomon, sulla manovra economica ciascuno ha un suo punto di vista differente. Per il governo è, naturalmente, la migliore delle manovre possibili, al netto delle restrizioni finanziarie del momento; il ministro Giorgetti, che la manovra firma, sostiene addirittura che ‘’dara’ a tutti qualcosa senza nulla togliere a nessuno’’. Per l’opposizione, invece, si tratta di una operazione che toglie a tutti e non da’ nulla di utile a nessuno. Va detto che nessuno può dire cosa dona e cosa toglie per il semplice motivo che la manovra ancora non esiste: ci sono delle enunciazioni di principio, c’è un valore totale di massima, trenta miliardi, ma nessun testo scritto, nessuna cifra precisata. Come accade, del resto, per ogni manovra, e di ogni governo: i testi arrivano alla fine, in parlamento vengono comunque modificati, per sapere in cosa realmente consisterà la legge di bilancio 2025 occorrerà attendere come minimo gennaio. A occhio, però, si potrebbe già dire che è una manovra priva di personalità: talmente banale da faticare a classificarla.
Chi intanto la manovra già la giudica sono i sindacati. E qui l’effetto Rashomon raggiunge un suo interessante apice: la Cgil e la Uil condannano l’operazione sotto praticamente ogni punto di vista, mentre la Cisl vi individua la risposta positiva a molte delle proprie istanze, e tiene sottotraccia le critiche, che pure non mancano.
La reazione negativa della Cgil, va detto, era abbastanza scontata, considerando che la confederazione già da tempo aveva messo in cantiere uno sciopero generale contro la politica economica del governo. Il segretario confederale Christian Ferrari stigmatizza innanzi tutto la mancanza di una stangata fiscale sulle banche e sulla ricchezza in generale: “Avendo deciso di non andare a prendere i soldi dove sono, e cioè in banche, assicurazioni, grandi patrimoni e rendite finanziarie, per rispettare i parametri del nuovo Patto di Stabilità risulterà inevitabile tagliare risorse sia al welfare universalistico, sia agli investimenti pubblici, fondamentali dopo 19 mesi consecutivi di calo della produzione industriale”.
“Inoltre – prosegue il dirigente sindacale – il Governo continua a rivendicare di non aumentare le tasse. Neanche questo è vero e ce ne renderemo conto quando saranno resi noti i dettagli della manovra; intanto, chi vive di reddito fisso tra gennaio e agosto del 2024 ha pagato oltre 10 miliardi di Irpef in più. Continuando così, i lavoratori pagheranno di tasca propria quasi tutti i benefici derivanti dalla decontribuzione e dall’accorpamento delle prime due aliquote Irpef”. Quanto alla conferma dell’intervento sul cuneo fiscale, per Ferrari “non mette in tasca ai lavoratori nemmeno un euro in più, e’ una furbesca partita di giro. E che non ci sia alcuna intenzione di far recuperare a lavoratrici e lavoratori il potere d’acquisto perduto lo dimostrano i fondi assolutamente insufficienti (appena un terzo rispetto all’inflazione cumulata) per il rinnovo dei contratti 2022 – 2024 di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici”.
Anche la Uil se la prende per la mancata operazione sui profitti extra: “banche e assicurazioni, invece dell’extratassa, dovranno solo anticipare allo Stato contributi che, alla fine, verranno restituiti”, spiega la segretaria Silvia Buonomo. Quanto al cuneo fiscale, si tratta di una risposta positiva a qualcosa che proprio i sindacati avevano richiesto ma, avverte la sindacalista, “in assenza di ulteriori interventi per recuperare il potere d’acquisto, a gennaio 2025 non ci sarà alcun aumento reale nelle buste paga”, ma solo la conferma dell’esistente. Sotto accusa anche i tagli alle agevolazioni fiscali per chi non ha figli: “sono inaccettabili. Vincolare i benefici fiscali alla presenza di figli esclude una parte significativa della popolazione”. E ancora, per la Uil “manca una strategia rispetto alla politica industriale”, mentre per quanto riguarda la contrattazione “vengono soltanto riconfermate le misure sui fringe benefit e sui premi di produttività, non essendo stata prevista la detassazione dei rinnovi contrattuali né della contrattazione di secondo livello”. Quanto ai tagli lineari sui budget dei Ministeri, previsti per 15 miliardi di euro nel periodo 2023-26, “si tradurranno in tagli a welfare, beni e servizi, acuendo le disuguaglianze e abbandonando a sé stessi tutti coloro che non possono permettersi servizi privati”. Anche la Uil critica l’assenza di una “riforma della riforma Fornero”, e conclude: “ci aspettiamo un peggioramento delle condizioni sociali ed economiche delle famiglie italiane. È questa, infatti, una manovra poco realistica, finanziata da tagli a un welfare già sotto finanziato, che manca di scelte coraggiose capaci di dare risposte alle reali esigenze del Paese”.
Tutto un altro film sul fronte Cisl. Il segretario generale Luigi Sbarra, infatti, ritiene che ‘’molti contenuti della manovra, stando alle anticipazioni, recepirebbero proposte avanzate dalla Cisl già da luglio. Se questi interventi fossero confermati i passi in avanti sarebbero innegabili, anche alla luce dei vincoli imposti dal patto di stabilità europeo”. Elenca Sbarra: “Taglio del cuneo strutturale ulteriormente potenziato, conferma dell’accorpamento delle aliquote Irpef, continuità alla defiscalizzazione su salari di produttività e welfare, sgravi consolidati sui fringe benefit, piena indicizzazione delle pensioni, risorse per rinnovi i contratti pubblici, maggiori investimenti sulla Sanità. E poi ancora: supporto alla famiglia, alla genitorialità e all’occupazione femminile e meridionale. Sono tutte istanze che indichiamo da mesi, e che abbiamo ribadito al Governo in occasione della convocazione del 25 settembre”. Ma non tutto luccica: “e’ da rafforzare ancora il sostegno fiscale alle fasce medie- chiede Sbarra- e occorrono maggiori strumenti di flessibilità previdenziale per giovani e donne”. Bocciati anche i tagli ai budget dei ministeri: “si deve tagliare la spesa improduttiva senza operare tagli lineari”. E ancora, “vanno riformulate le erogazioni a pioggia per le imprese, introducendo criteri di responsabilità sociale, applicazione dei contratti, esercizio di pratiche partecipative. E si deve inasprire la lotta ad evasione ed elusione fiscale”. Una indiretta critica al concordato biennale, parrebbe.
Inoltre, Sbarra ritiene “positivo che il Governo voglia introdurre un contributo di solidarietà per chi ha fatto profitti d’oro in questi anni, a partire dalle banche e assicurazioni” ma avverte che “bisogna recuperare risorse facendo redistribuzione e prelevando di più nelle grandi rendite immobiliari e finanziarie”. Dunque, la Cisl sarebbe d’accordo con una patrimoniale, almeno così sembrerebbe. Per Sbarra, comunque, il futuro “non può prescindere da un rinnovato contratto sociale”. Il che richiede “la volontà politica di superare vecchie rigidità e pregiudizi attraverso un dialogo costruttivo tra governi, sindacati, imprese”. Occorrono “riforme condivise che mettano al centro l’equità, la sostenibilità e la competitività”, chiede Sbarra. Il fatto è che per avere riforme condivise occorrerebbe, intanto, condividere almeno le opinioni sull’operato del governo e sulla manovra. Traguardo che al momento, tra i sindacati, non sembra a portata di mano.
Nunzia Penelope