Il mestiere più difficile: il genitore. E quando lo si diventa per la prima volta la vita ordinaria, così come fino a nove mesi prima un uomo e una donna la conoscevano, viene messa letteralmente in discussione. Ci sono sfide fisiche ed emotive, ci sono preoccupazioni individuali e di coppia, altre pratiche. La gestione più difficile, però, è quella relativa al lavoro. Che fare quando il congedo parentale finisce? Come conciliare due aspetti della vita così importanti? Non di rado il benessere psichico dei neogenitori subisce ricadute significative, e questo al di là del genere di appartenenza. Sì, siamo consapevoli che una madre, una donna, ingiustamente si sobbarca gli oneri più gravosi, per cattiva cultura e per una tradizione tutta da smontare. Ma anche i padri, gli uomini, subiscono il contraccolpo del doversi dividere tra l’evento (nella migliore delle ipotesi) più bello della vita e gli inderogabili impegni lavorativi. Infatti, la percentuale dei neogenitori che si dichiara “nervoso” all`idea di tornare al lavoro dopo il congedo è altissima: il 94% (studio Generation Logistics).
Con l’aumento della domanda di benefit a supporto della famiglia, cresce il dialogo sul congedo parentale e sul sostegno ai neogenitori. Ma l’esperienza reale del ritorno al lavoro è spesso più complessa di quanto si possa immaginare e le “soluzioni” non possono essere universali. In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che cade il prossimo 10 ottobre, l’argomento della conciliazione vita-lavoro dei neogenitori torna a essere centrale e interessa in particolar modo le politiche, siano esse aziendali o governative. Timidi quanto doversi passi avanti si stanno compiendo, ma sono ancora molti gli interventi da migliorare e altrettanti quelli da attuare, a partire dalle problematiche più cogenti che enti di ricerca mettono costantemente in luce.
La questione più urgente riguarda la maternità. Il rapporto di Save the children “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2024”, evidenza che una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata mamma del primo figlio (e una su due lascia dopo la nascita del secondo) e il 72,8% delle convalide di dimissioni di neogenitori riguarda le donne. Sono 61.391 le convalide di dimissioni volontarie effettuate nel 2022 per genitori di figli in età 0-3 in tutto il territorio nazionale, in crescita del 17,1% rispetto all`anno precedente. E purtroppo per le donne la motivazione principale è la difficoltà nel conciliare lavoro e cura del bambino: principalmente (il 41,7%) a causa della mancanza di servizi di assistenza, ma anche (il 21,9%) perproblematiche legate all`organizzazione del lavoro. Per gli uomini, invece, la motivazione predominante è ancora di natura professionale: il 78,9% ha dichiarato che la fine del rapporto di lavoro è stata dovuta a un cambio di azienda e solo il 7,1% ha riportato esigenze di cura dei figli.
Un ruolo cruciale per ovviare al problema lo riveste l’azienda, attraverso una gestione attiva del rientro del genitore dopo il congedo. Dall`Osservatorio congiunto di Fitprime e La Luna del Grano emerge che le aziende che hanno offerto ai neogenitori la possibilità di un percorso di rientro hanno ricevuto una risposta incredibilmente favorevole. Il 100% dei papà e il 90% delle mamme ne ha usufruito entro un mese dalla loro attivazione, a dimostrazione del fatto che i neogenitori sentono il bisogno di un aiuto e, quando hanno l`opportunità di averlo, lo accolgono volentieri.
Inoltre, dai dati emerge che in particolare le madri hanno trovato utile a tal punto il percorso di rientro tanto che al termine dell`iniziativa hanno scelto di partecipare a ulteriori sessioni di coaching per rafforzare le tecniche e le strategie utili per la gestione familiare e di ripresa della motivazione e della carriera professionale. Molto importante sono state le esperienze in condivisione, il supporto del gruppo e l`ascolto delle storie di altri genitori. Il 20% delle mamme ha scelto dopo il percorso di approfondire tematiche sulla gestione della genitorialità della prima infanzia.
Ma, si diceva, la genitorialità non è solo gestione dei figli, bensì anche benessere della coppia e personale. Al termine di questi percorsi, infatti, il 20% dei partecipanti ha scelto di approfondire con un supporto psicoterapeutico di coppia anche in ambito sessualità, mentre il 10% ha scelto di approfondire tematiche relativamente alla propria salute fisica/benessere e nutrizione/alimentazione.
Una gestione così organizzata si rivela un rapporto win-win tra azienda e dipendente. Dopo il congedo parentale, infatti, i dipendenti sono molto più propensi a tornare in un luogo di lavoro che offra flessibilità (79%) e opzioni di lavoro part-time (60%), migliorando grandemente il clima aziendale e l’affiliazione all’azienda.
Il sostegno, la comprensione e la flessibilità ricevuti in questo periodo dai genitori sono quindi carte fondamentali. L’arrivo di un figlio porta con sé così tanti cambiamenti che, insieme, possono generare spaesamento e avere una guida da seguire può davvero aiutare a godersi il bello della maternità e della paternità e la soddisfazione della carriera.
Elettra Raffaela Melucci