Altro che un milione di autoveicoli entro il 2030: Stellantis rischia intanto di chiudere il 2024 con una produzione complessiva pari a meno della metà, e addirittura sotto i 300 mila per quanto riguarda l’auto. La previsione, negativissima, è della Fim Cisl, che ha presentato un dettagliato report sullo stato dell’arte nei vari stabilimenti del gruppo torinese (nella sezione documentazione del Diario pubblichiamo il report integrale).
In attesa della audizione parlamentare dell’ad di Stellantis Carlos Tavares, fissata per l’11 ottobre, quello che emerge dall’analisi della Fim è un ‘’profondo rosso’’ da ogni punto di vista. Nel terzo trimestre dell’anno in corso la produzione di auto e furgoni è scesa, o meglio precipitata, del 31,7%, fermandosi a quota 387.600 veicoli, contro i 567.525 dello stesso periodo dell’anno scorso. La produzione annua si prospetta quindi inferiore a 500 mila pezzi, e ancora peggio per le auto, che potrebbero arrivare a non piu di 300 mila. Vale la pena di ricordare che per rispettare l’obiettivo di 1 milione di veicoli nel 2030 stabilito assieme al governo, Stellantis dovrebbe raddoppiare le produzioni, mentre al momento, come e’ evidente, le sta dimezzando.
I dati del terzo trimestre dicono infatti che tutti gli stabilimenti sono in negativo, e perdono sia le auto che i veicoli commerciali: le autovetture registrano un -40,7% con 237.700 unità e i veicoli commerciali un -10,2% con 149.900. Anche gli unici due stabilimenti che erano in positivo nella prima parte dell’anno, cioè Pomigliano e Atessa, si sono ‘’arresi’’, e registrano un dato negativo rispettivamente del -5,5% e del -10,2%. Ma sempre meglio degli altri stabilimenti del gruppo, il cui disastro si manifesta con crolli che vanno dal -47% al -75,8% rispetto ai nove mesi dello scorso anno.
Volumi negativi che sono destinati a peggiorare. E se l’andamento riscontrato nel 3° trimestre venisse confermato nell’ultimo del 2024, calcola la Fim Cisl, la produzione si aggraverebbe ulteriormente, con le auto sotto i 300 mila e la produzione complessiva, considerando i veicoli commerciali, scenderebbe sotto quota 500 mila, con meno di un terzo dei volumi del 2023, quando la produzione era a quota 751 mila.
“Crollo dei volumi sui mercati e transizione verso elettrico e digitale”, spiegano i sindacalisti della Fim Cisl, rappresentano “una tempesta perfetta che colpisce in maniera significativa l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante”. In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale, avverte la Fim Cisl.
Non solo: “le drammatiche novità provenienti dalla Germania e dal Belgio, a partire dal gruppo VW -afferma il segretario generale Ferdinando Uliano- rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive nel continente, a partire anche dalle numerose aziende della componentistica nell’area centro-nord del Paese”. Per Uliano, “Sono indispensabili interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della UE definendo un apposito Fondo d’investimento per il settore automotive e mirate politiche industriali da parte del Governo e impegni industriali precisi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica”, ricordando che proprio per sollecitare interventi sulla situazione dell’auto i metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 8 ore dell’intero settore con manifestazione a Roma il 18 ottobre 2024.
N.P.