E’ una bella lotta, bella si fa per dire, quella che si sta svolgendo da parecchio tempo tra i due principali esponenti del nostro governo. Ossia Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Una lotta composta non solo di dichiarazioni e intenti imbarazzanti e uno più a destra dell’altro, ma anche e soprattutto di alleati internazionali. Prendiamo la nostra premier che stringe una “solida” amicizia con Elon Musk, ovvero il peggior miliardario della nostra storia, il quale riesce anche a dirle una cosa sgradevole: “Più bella dentro che fuori”. Che però non inficia il rapporto tra i due, la politica viene prima dell’estetica. Rapporto che ovviamente potrebbe “arricchirsi” nel caso Donald Trump vincesse le elezioni di novembre contro Kamala Harris.
Ma Meloni deve fare i conti anche con Salvini, che di Trump è sempre stato un tifoso scatenato e che non a caso sta facendo di tutto per ottenere almeno un biglietto di auguri da leggere dal palco di Pontida il prossimo 6 ottobre.
Palco sul quale si ritroveranno diversi esponenti del sovranismo europeo, dall’ungherese Viktor Orban all’olandese Geert Wilders che già si è dichiarato onorato dell’invito. E non mancheranno altri personaggi della destra mondiale, o quanto meno europea. Sarà una kermesse tutta incentrata sul nazionalismo più estremo, sulla sostanziale difesa di Mosca dalle armi che Kiev è stata autorizzata dall’Europa a usare anche sul territorio russo, e ovviamente sulla battaglia contro l’”invasione” degli immigrati nei nostri paesi.
Battaglia che avrà una tappa fondamentale il 18 ottobre quando si svolgerà la prossima udienza del processo che vede imputato proprio Salvini per sequestro di persona, quando era ministro dell’Interno nel 2019 e aveva bloccato lo sbarco di 147 migranti per diverse settimane costringendoli a restare sulla nave della Ong Open arms in condizioni sanitarie e igieniche inumane, donne e bambini compresi. Ecco, in questo processo il capo leghista e attuale vicepremier nonché ministro dei trasporti, rischia 6 anni di carcere richiesti dai Pubblici ministeri e un milione di risarcimento richiesto dalle parti civili.
Possiamo immaginare cosa diranno i leghisti riuniti a Pontida e soprattutto cosa succederà all’esterno del tribunale palermitano visto che lo stesso Salvini ha chiamato a raccolta i suoi militanti, praticamente sarà un assedio ai giudici, e non si possono escludere scontri con la polizia nel caso il popolo leghista tentasse di entrare dentro l’aula di giustizia. Una sorta di Capitol Hill all’italiana, tanto per citare nuovamente Trump e quel che fecero lui e i suoi adepti quando perse le elezioni contro Jo Biden.
Non sarà facile per la premier gestire quella situazione: lei col cuore sta con Salvini, tanto che negli anni scorsi aveva anche proposto il blocco navale contro gli immigrati, salvo poi non parlarne più essendosi resta contro dell’impraticabilità dell’idea. Ma col cervello, intendendo per cervello il ruolo che ricopre, non potrà certo permettersi di scagliarsi all’arma bianca contro un altro potere dello Stato, quello giudiziario. Si troverà in un grande imbarazzo Giorgia Meloni nel dover scegliere tra il suo vicepremier accompagnato da una folla inferocita e la ragion di Stato. L’ultima che la premier si è inventata è quella di usare contro i trafficanti di migranti il metodo utilizzato dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino contro la mafia: in pratica si tratterebbe di fare in modo che qualche trafficante si penta e faccia i nomi dei suoi colleghi in modo che le autorità italiane o libiche o tunisine o chissà quali possano arrestarli. Come se i trafficanti usassero nomi veri e non fossero in combutta finanziaria con i paesi dai quali partono i gommoni e i barconi che poi arrivano sule nostre coste. Quando non si rovesciano in mare facendo affogare il loro carico umano.
E’ evidente che ci troviamo di fronte a una guerra di propaganda, l’importante è dire una fesseria impraticabile più del proprio collega di governo, sapendo benissimo che non sarà con la propaganda che si riuscirà a bloccare o almeno a diminuire gli sbarchi di migliaia di persone (persone) che nei loro paesi non hanno nulla. E, come cantava Bob Dylan, “quando non hai nulla, non hai nulla da perdere”.
Riccardo Barenghi