Tre mesi fa, ovvero il 5 giugno scorso, Federmeccanica presentò, a Roma, l’edizione n. 170 della sua indagine trimestrale sulla Congiuntura Metalmeccanica. Un’edizione che già delineava una situazione non positiva della nostra industria metalmeccanica. Infatti, confrontando la produzione realizzata in questo settore industriale nel primo trimestre del 2024 con quella del quarto trimestre 2023, ci si trovava di fronte a un calo pari al -2,1%. Passando poi dal confronto congiunturale a quello tendenziale, le cose apparivano ancora peggiori. E ciò perché, paragonando lo stesso primo trimestre 2024 col primo trimestre 2023, si poteva osservare un calo pari al -4,1%.
Ieri, sempre a Roma, Federmeccanica ha presentato l’edizione n. 171 della sua Indagine Congiunturale, dedicata al secondo trimestre 2024. E va detto che i dati snocciolati dal Direttore del Centro Studi, Ezio Civitareale, hanno mostrato che quella situazione non positiva cui abbiamo accennato, si è trasformata in una vera e propria tendenza negativa.
Infatti, nel secondo trimestre del corrente anno, la produzione industriale del settore metalmeccanico, ove confrontata con quella del primo trimestre, è scesa di un ulteriore -1,5%. Più forte del calo congiunturale si è presentato poi quello tendenziale. Paragonando la produzione realizzata nel secondo trimestre 2024 con quella del secondo trimestre 2023, ci si trova di fronte a un calo pari a un -3,4%.
Da un certo punto di vista, si potrebbe quindi osservare che il calo produttivo registrato nel trimestre aprile-giugno dell’anno in corso è meno forte di quello verificatosi nel trimestre gennaio-marzo di questo stesso anno. Si potrebbe cioè dire che il calo produttivo ha rallentato la sua velocità.
D’altra parte, però, va anche detto che stiamo parlando di due trimestri consecutivi di calo produttivo. E che quindi, come già detto, ci troviamo di fronte a una vera e propria tendenza. Una tendenza che, fortunatamente, sta rallentando la sua corsa, ma non pare destinata a imboccare, a breve, un’inversione di rotta.
Lo ha sottolineato il Direttore Generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, il quale, in apertura della conferenza stampa di presentazione dell’indagine, svoltasi in un albergo sito nei pressi di Palazzo Chigi, ha detto che “quando i dati sono tutti negativi, è impossibile trovare segni positivi”.
Ai dati sulla produzione, che in sintesi abbiamo già visto, si sono affiancati quelli relativi alle nostre esportazioni metalmeccaniche. Esportazioni rispetto alle quali, ha ancora sottolineato Franchi, “troviamo un consistente segno meno”.
“Nei primi sei mesi dell’anno in corso”, scrive Federmeccanica, l’export del settore “è mediamente diminuito del 3,2% rispetto al primo semestre del 2023”. Qui va sottolineato, però, che questo -3,2% relativo al primo semestre 2024 è frutto di una accelerazione della corsa al ribasso. Infatti, mentre nel primo trimestre il calo dell’export era stato pari a un -2%, nel secondo trimestre tale calo è stato pari a un -4,3%.
Dati, questi, che, ha sottolineato ancora Franchi, sono particolarmente significativi, in senso negativo, per un Paese come l’Italia la cui industria è sempre stata vocata verso l’export.
A questo punto del discorso, prima di tentare alcuni approfondimenti specifici, sarà forse il caso di gettare uno sguardo su un panorama più ampio, per capire in quale contesto si inseriscano le attuali difficoltà della nostra industria metalmeccanica.
“Nel secondo trimestre del 2024 – scrive ancora Federmeccanica – l’attività economica e il commercio mondiale hanno continuato a espandersi a ritmo moderato, mentre le prospettive rimangono fiacche.” In altre parole, secondo Federmeccanica non siamo in mezzo a una crisi economica globale. Ci sono però dei fattori che potremmo definire come “esterni” che pesano in termini negativi, in modo particolare, sull’Italia come (lo vedremo fra poco) su altri Paesi europei.
Questi fattori, individuati dall’analisi di Federmeccanica, sono quattro: “gli effetti delle politiche monetarie ancora restrittive”; “l’incertezza alimentata dai conflitti in corso”; “la generale debolezza del ciclo manifatturiero”; “le difficoltà del trasporto marittimo”.
Se ben comprendiamo, questi fattori, in varia misura negativi, non affliggono, in modo particolare, né l’economia degli Stati Uniti, né quella della Cina. Al contrario, dispiegano i loro effetti sui Paesi dell’Unione Europea.
“In questa prima metà dell’anno in corso”, scrive ancora Federmeccanica, nella UE “l’attività metalmeccanica è risultata in forte sofferenza e le dinamiche produttive, ancora negative nei principali Paesi membri, risultano evolvere in maniera differenziata”. In particolare, “in Germania la produzione si è ridotta, in termini congiunturali, dell’1,9% nel primo trimestre e dell’1,3% nel secondo”. In Francia, “dopo il crollo registrato nel primo trimestre (-3,5% rispetto al precedente), nel secondo trimestre il risultato è stato ancora negativo (-1,2%)”. Invece in Spagna, dopo il +1,2% congiunturale registrato nel primo trimestre, nel secondo trimestre l’attività produttiva “ha cambiato segno”, registrando un -0,7%.
È quindi comprensibile il fatto che, per quanto riguarda le esportazioni effettuate dalla nostra industria metalmeccanica, nella prima metà del corrente anno sia stata “più marcata” la contrazione “registrata dalle esportazioni dirette verso l’Unione Europea (-5,5% su base annua)”, rispetto a quella relativa alle esportazioni indirizzate verso i mercati esterni all’area (-0,5%)”. Di particolare rilievo, il vero e proprio crollo relativo alle esportazioni dirette verso il mercato tedesco: nel primo semestre 2024, -11,1% rispetto ai primi sei mesi del 2023.
A questo punto del nostro ragionamento, nessuno si stupirà se, usando le parole di Federmeccanica, sottolineiamo che “in questo primo semestre del 2024, la produzione metalmeccanica è diminuita (…), in particolar modo”, nel comparto degli “autoveicoli e rimorchi”. Un comparto “i cui volumi di produzione hanno segnato cali congiunturali sempre più accentuati nei singoli trimestri”.
Infatti, sapendo che la componentistica auto costituisce una parte importante del comparto succitato, e che tale componentistica, da tempo, è assorbita in misura significativa dal mercato tedesco, appare logico che la crisi, patita in termini ormai drammatici dall’industria dell’auto tedesca, provochi in Germania anche un crollo della richiesta di componentistica automotive made in Italy.
Ma torniamo adesso alle parole di Franchi relative ai diversi “dati negativi” proposti dall’indagine n. 171. Passando dall’analisi compiuta da Federmeccanica su dati di fonte pubblica (Istat, Eurostat), all’indagine qualitativa condotta dalla stessa Federmecccanica su un campione di imprese metalmeccaniche e meccatroniche, si possono acquisire altri interessanti elementi di conoscenza.
Primo: “Il 34% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in peggioramento”, mentre “sale al 39% (dal 32% della scorsa rilevazione) la quota di imprese che si dichiara insoddisfatta delle consistenze in essere”.
Secondo: “Il 32% delle imprese, con un forte aumento rispetto al precedente 21%, prospetta una contrazione nei livelli di produzione totale”.
Terzo: “La percentuale di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale aumenta dal 6% della scorsa indagine all’attuale 7%”.
Quarto: “Si espande la quota di imprese che prevede una riduzione dei livelli occupazionali (14% in salita dal precedente 11%).
Quest’ultimo dato “qualitativo” di fonte Federmeccanica si integra, peraltro, molto bene con un altro dato “quantitativo” di fonte Inps: nel periodo gennaio-luglio 2024, il ricorso all’istituto della Cassa integrazione è cresciuto del +38,4% rispetto all’analogo periodo del 2023. “In particolare, le ore autorizzate di Cigo (Cassa integrazione guadagni ordinaria) sono aumentate del 70,1%, mentre quelle di Cigs (Cassa integrazione guadagni straordinaria)” sono aumentate “del 3,5%”.
Concludiamo con alcune delle parole di commento espresse dal Vicepresidente di Federmeccanica Diego Andreis, ieri collegato da remoto con la conferenza stampa di presentazione dell’indagine: “Siamo in difficoltà su tutta la linea, dalla produzione industriale all’export, dal confronto congiunturale col trimestre precedente a quello tendenziale con lo stesso periodo dello scorso anno”.
“Purtroppo – ha proseguito Andreis – gli effetti di tutto ciò si vedono dalla diminuzione del numero di imprese che prevedono di aumentare l’occupazione e dalla crescita sensibile del ricorso alla Cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria. Ma, analizzando le previsioni delle imprese e i loro timori, si vede che anche il futuro non promette niente di buono. Più del 30% delle aziende si preoccupa di possibili interruzioni dell’attività. Così come, purtroppo, non stupisce più vedere che è sempre più diffusa la preoccupazione di non riuscire a trovare i profili professionali che servono. Timore, questo, che coincide con le difficoltà ormai endemiche registrate per la ricerca di personale.”
“Ci troviamo in mezzo a un guado – ha detto ancora Andreis – e serve un lavoro di concerto, tutta l’Europa assieme, per uscirne senza lasciare indietro nessuno. Il nostro settore è stretto fra tensioni esterne non controllabili e strutturali problemi di competitività. Si deve agire sui diversi ambiti e ad ogni livello per non perdere ulteriore terreno.”
Intanto, giovedì prossimo, 19 settembre, riprenderà a Roma la trattativa per il nuovo Contratto nazionale di lavoro per gli addetti all’industria metalmeccanica e della installazione di impianti.
@Fernando_Liuzzi