Primo agosto: nello stesso giorno in cui, un tempo, cominciavano le vacanze estive per milioni di italiani, quest’anno vari organi di informazione, tra cui il nostro Diario del lavoro, hanno riportato la notizia che, per la ex Ilva, ha preso avvio quello che si annuncia come un periodo particolarmente intenso.
Diciamo subito che con “periodo intenso” non ci riferiamo alle attività produttive programmate per il maggiore sito del Gruppo siderurgico oggi denominato Acciaierie d’Italia. Come è noto, infatti, e come è emerso anche dagli incontri Governo-Sindacati che si sono tenuti a palazzo Chigi il 24 luglio e al Ministero del Lavoro tra il 25 e il 26 luglio scorsi, attualmente l’attività produttiva del sito tarantino, ovvero di quello che, sulla carta, potrebbe tornare ad essere il maggiore impianto siderurgico dell’intera Europa, è ridotta al minimo.
Con “periodo intenso” ci riferiamo, invece, alle conseguenze della notizia, formatasi a fine luglio, secondo cui il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha firmato l’autorizzazione alla pubblicazione del bando relativo alla presentazione di manifestazioni di interesse per l’ex Ilva. Ovvero, per essere più precisi, di manifestazioni di interesse per “l’acquisizione dei beni e delle attività aziendali facenti capo a Ilva spa in amministrazione straordinaria e Acciaierie d’Italia spa in amministrazione straordinaria”, nonché “ad altre società appartenenti ai rispettivi gruppi”.
Il periodo di cui stiamo parlando è, peraltro, abbastanza circoscritto. Si tratta, infatti, di una cinquantina di giorni, compresi fra il 1° agosto e il 20 settembre. Ed è dunque in queste sette settimane che Commissari e Ministero dovranno vagliare le offerte che si spera arriveranno e interloquire con gli offerenti.
Fin qui si sono fatti avanti quelli che il Sole 24 Ore di giovedì 1° agosto, in un articolo dei sempre ben informati Carmine Fotina e Domenico Palmiotti, definisce come “potenziali investitori”. Si tratta del noto gruppo ucraino Metinvest, di due gruppi indiani – Vulcan Steel, legato a Jindal, e Steel Mont -, e di un meno noto gruppo canadese: Stelco. A questi quattro gruppi extra UE, si sono poi aggiunti due gruppi italiani: Marcegaglia e Sideralba. “Sullo sfondo – scrivono Fotina e Pogliotti – resta sempre il possibile interesse di un altro player italiano, Arvedi, che potrebbe entrare in corsa.”
Bisognerà poi vedere se e come dalle “manifestazioni di interesse” si passerà a quali e a quante “offerte vincolanti”.
Intanto, mentre per Commissari e Ministero si prospetta un’estate molto laboriosa, il pensiero corre all’estate di dodici anni fa, ovvero a quel 26 luglio del 2012 in cui la Procura di Taranto aprì la sua offensiva giudiziaria contro la gestione del grande gruppo siderurgico posseduto, all’epoca, dalla famiglia Riva.
Da allora, molte cose sono cambiate sia nel mondo dell’acciaio, considerato a livello globale, sia per la siderurgia italiana. Un settore produttivo che attraversa una fase di evidenti e variegate difficoltà. Difficoltà evidenziate, tra l’altro, da una recente indagine della Fiom-Cgil, ripresa anche da siderweb.com, sulla crescita del ricorso, nel settore, all’utilizzo della Cassa integrazione. Difficoltà di cui, ancora, si discuterà in un incontro programmato per oggi allo stesso Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
In questo contesto sicuramente complesso, sono tre gli scopi della procedura di vendita avviata con la pubblicazione del bando: una nuova fase di sviluppo della produzione siderurgica nel nostro Paese, la realizzazione di un’effettiva decarbonizzazione del processo produttivo e la tutela dei livelli occupazionali.
A questo punto, per gli attesi sviluppi delle vicende della ex Ilva, così come per quelli relativi al negoziato in corso per il contratto dei metalmeccanici, non possiamo dire altro se non: arrivederci a settembre.
@Fernando_Liuzzi