Riparte il dialogo tra Confindustria e le confederazioni dei lavoratori. Giovedì Emanuele Orsini, il nuovo presidente degli industriali, accompagnato dal vicepresidente Maurizio Marchesini, ha incontrato nella foresteria di via Veneto a Roma i segretari generali di Cgil Maurizio Landini e di Uil Pier Paolo Bombardieri. Era assente la Cisl, ma sono inutili gli arrières pensées, Luigi Sbarra era lontano per problemi familiari, Daniela Fumarola, la sua vice, non era a Roma per impegni precedentemente presi.
Si è trattato di un semplice caffè, un incontro assolutamente informale, servito soprattutto a prendere l’impegno, serio, di rivedersi a settembre per cominciare a verificare cosa assieme possono fare i rappresentanti delle imprese industriali e dei lavoratori. Ma è stato anche un preciso segnale inviato alle forze politiche, al governo soprattutto, per far intendere che le cose, e gli equilibri, possono cambiare e forse non proprio nella direzione preferita dalle forze di maggioranza. Del resto, non è stato nemmeno un primum per le persone coinvolte in questo incontro, perché nelle settimane precedenti c’erano stati altri incontri, tutti molto riservati, nei quali le due parti avevano cominciato a conoscersi, a verificare le rispettive disponibilità nei confronti di un dialogo comune.
Che potessero esserci le aperture per una qualche forma di collaborazione era del resto cosa nota, perché le confederazioni sindacali avevano subito dichiarato il loro interesse alla ripresa di un confronto con il nuovo vertice di Confindustria e da Orsini era stato manifestato altrettanto interesse al confronto con le forze del sindacato. L’obiettivo, ampiamente dichiarato, delle due parti era quello di riprendere un ruolo più forte nel confronto con la politica. Lo aveva detto senza mezzi termini Marchesini dialogando con Landini alla festa di Repubblica a Bologna. Fino a quando andrete dal governo da soli non riuscirete ad avere grandi risultati, aveva detto, ma se ci incontrassimo prima, discutessimo tra noi su cosa vada fatto e cosa no e solo dopo andassimo dal governo, l’esito potrebbe essere molto differente.
Del resto, questa è la storia delle confederazioni sindacali e datoriali degli ultimi anni, quando si sono succeduti gli incontri inutili, sempre criticati da Landini, tra il vertice del governo e una sequela di più o meno reali rappresentanze di parti sociali, nei quali non si riusciva nemmeno a mettere sul tavolo gli argomenti veri da trattare. Passerelle inutili, buone solo per il governo che poteva asserire di aver dialogato con imprese e sindacati dei lavoratori anche se non era vero.
Adesso la musica può cambiare. Ripartendo dall’ultimo atto importante del confronto sindacati-industriali, il Patto della fabbrica siglato dalle due parti nel 2018, poche settimane prima delle elezioni politiche che hanno cominciato a trasformare gli equilibri del paese. Un accordo interconfederale molto importante, che stabilì nuovi assets sui quali sarebbe stato possibile costruire un nuovo sistema di relazioni industriali. Era pieno di indicazioni interessanti, alcune davvero innovative, ma necessitava di un lavoro successivo di grande rilievo: almeno una decina di nuovi accordi interconfederali, secondo il ricordo del vicepresidente di Confindustria di allora, Maurizio Stirpe, che ne fu il vero artefice.
Accordi che purtroppo non videro mai la luce, non furono nemmeno mai davvero discussi. Forse perché il nuovo vertice delle confederazioni sindacali – Landini era succeduto a Susanna Camusso, Bombardieri a Carmelo Barbagallo – non sentiva come proprio quell’accordo, firmato da altri. Forse anche perché Confindustria, e il suo presidente Carlo Bonomi, non riuscirono a preparare con sufficiente attenzione quel confronto. E ci fu anche un problema di tempi. Anche negli ultimi mesi della presidenza di Bonomi dal sindacato erano venute delle sollecitazioni per una ripresa del dialogo, ma farlo con un presidente in scadenza non era oggettivamente utile. Adesso si tratta di riprendere il filo di quel dialogo e cercare di ripartire.
I temi che sono stati indicati come possibili oggetti del confronto sono solo indicativi della possibile realtà di questo nuovo confronto. Si è parlato di incidenti sul lavoro, politiche industriali, valorizzazione della contrattazione, intelligenza artificiale. Tutti argomenti di primario interesse, ma è evidente che l’obiettivo del confronto è ben al di sopra, e riguarda il possibile ruolo delle parti sociali, la loro capacità di intessere un vero rapporto con le forze di maggioranza, forse non necessariamente basato sui concerti della concertazione, ma certo ispirato da quelle esperienze. Le parti sociali possono riprendere un ruolo importante nella gestione della cosa pubblica, mettendo la loro capacità al servizio della collettività. Lo hanno fatto altre volte, anche con grande successo, possono ripetersi anche stavolta, tanto più che la forza delle transizioni che stiamo vivendo richiedono un massimo di competenze e capacità. Resta da vedere quale possa essere la risposta, vera, delle forze di governo. Ma questa è un’altra storia.
Massimo Mascini