La trasformazione digitale arricchisce il mercato del lavoro di nuove figure professionali, per lo più giovani appartenenti alla generazione dei cosiddetti nativi digitali che sono nati in un’epoca in cui la tecnologia era già diffusa e quindi ha potuto apprenderne l’utilizzo fin dall’infanzia. Gli stessi che, non senza remore, affrontano l’integrazione dell’intelligenza artificiale nel quotidiano con minori remore e nutrono maggiore fiducia nelle possibilità introdotte da queste applicazioni – secondo il Rapporto Giovani 2024 a cura dell’Istituto Giuseppe Toniolo, tra i giovani italiani la percezione di opportunità connesse all’AI è superiore alla media europea: solo per il 28% degli intervistati prevalgono i rischi, contro una media del 32,7%, mentre per il 61% prevalgono le opportunità, contro una media del 56,8% – anche nel campo nel lavoro – in cui, sempre secondo il Rapporto, prevale la posizione di chi sostiene che l’AI sarà complementare al lavoro umano e non lo sostituirà.
Tuttavia questi professionisti del digitale, soprattutto gli afferenti al campo della comunicazione, non riescono a trovare legittimazione nel discorso pubblico così come a livello normativo. Per inerzia culturale, scetticismo o scarsa lungimiranza, la comunicazione digitale viene spesso relegata alla stregua dell’hobbistica, una mansione per la quale non occorrono competenze particolari e quindi non degna di essere considerata un lavoro in senso tradizionale. Ma, naturalmente, è solo una credenza che – seppure lentamente – è scalfita dal lavoro di associazioni e sindacati che si impegnano per il riconoscimento di queste professionalità. Va in questa direzione il protocollo d’intesa siglato tra Slc-Cgil e l’Associazione Nazionale dei Social Media Manager (ANSMM). Nell’ottica dell’inclusività contrattuale delle nuove figure digitali della filiera dell’editoria e della comunicazione, l’accordo prevede una condivisione di obiettivi politici che puntino a una sempre maggiore rappresentanza e a un rafforzamento delle tutele per giovani professionisti che operano in un contesto ancora privo di regole. Inoltre, come da intesa, i membri dell’Associazione che si iscriveranno alla categoria godranno degli stessi diritti e avranno accesso a tutti i servizi della Cgil.
“La firma di questo protocollo – spiega il sindacato – è la concretizzazione di ciò che la nostra Confederazione definisce “sindacato di strada” ed è il frutto di una collaborazione di oltre un anno, iniziata con una campagna comunicativa sui social media e approdata all’inclusione di 38 nuove figure professionali dell’Editoria digitale – tra cui quella di social media manager – nel perimetro contrattuale del CCNL Grafici editoriali, rinnovato lo scorso19 dicembre: un esempio di sintesi tra le diverse esigenze del lavoro attuale, in cui il tentativo di dare risposte alla precarietà economica e all’erosione dei diritti deve necessariamente trovare coesione con aspettative organizzative e personali diverse da quelle classiche”.
Nel dettaglio, come spiega l’Associazione di categoria, il social media manager, se assunto sotto CCNL, potrà contare sui seguenti diritti: Stabilità lavorativa: tutela di ferie pagate, malattia, permessi, genitorialità, difesa da licenziamenti senza giusta causa; Salario: i salari fissati assicureranno al SMM una retribuzione che rispetti le competenze di ogni lavoratore; Orari: gli orari di lavoro standard permetteranno al lavoratore di conciliare al meglio vita lavorativa e personale; Formazione professionale: verrà data a tutti la possibilità di avere una formazione continua e di crescere professionalmente; Welfare: sarà assicurata l’iscrizione al fondo di previdenza complementare (pensione integrativa). Diritti sindacali: I SMM avranno riconoscimento di tutti i diritti sindacali, dallo sciopero alle elezioni delle RSU.
Un percorso in evoluzione, quindi, che il riconoscimento della figura del social media manager nel Ccnl Grafici editoriali ammanta finalmente di legittimità normativa. “ANSMM continuerà a raccogliere le richieste dei SMM, per dar vita a uno spazio lavorativo dove la figura di riferimento sia effettivamente riconosciuta e tenuta in considerazione, soprattutto a livello legale”.
Elettra Raffaela Melucci