Un referendum tira l’altro. Venerdì 19 luglio Maurizio Landini depositerà alla Cassazione le firme sui quesiti referendari proposti dalla Cgil. E subito dopo, dal week end di sabato 20 e domenica 21 luglio, partirà in tutta Italia la raccolta delle firme per un’altra sfida referendaria: quella per l’abrogazione dell’autonomia differenziata, sostenuta da 34 soggetti tra sindacati, partiti, associazioni, ecc, e che vede tra i primi promotori ancora la confederazione di Corso Italia. (L’agenda delle varie postazioni e’ ancora in via di definizione, intanto sono certi gli appuntamenti di Landini a Roma, sabato mattina davanti al San Filippo Neri e nel pomeriggio a Ostia, piazza Anco Marzio)
Le firme ottenute dalla Cgil sono ben 4 milioni, un milione per ciascuno dei quattro quesiti proposti, dei quali il principale e più noto è quello per l’abrogazione del Jobs Act. Un risultato che eguaglia quello ottenuto dai precedenti referendum sul lavoro lanciati dalla confederazione ai tempi di Susanna Camusso, nel luglio del 2016. All’epoca i quesiti erano tre e le firme furono 3 milioni e trecentomila. Ma non si arrivò mai alle urne: un quesito fu bocciato dalla Corte costituzionale, gli altri due disinnescati con interventi legislativi dal governo Gentiloni.
Ottenere le firme per la Cgil non è stato difficile nemmeno questa volta, l’obiettivo delle 500 mila necessarie era stato già superato in scioltezza nel giro di pochi giorni, non appena lanciata la campagna. Il resto è tutto un di più che, secondo il sindacato, dimostra quanto il tema del lavoro povero e precario sia sentito nel paese. Con la stessa facilità si dovrebbero mettere assieme le firme sull’autonomia differenziata entro il 30 settembre: malgrado ci sia agosto di mezzo non sarà un problema ottenerle nei tempi, stante una mobilitazione le cui modalità si stanno ancora mettendo a punto in queste ore (mettere d’accordo 34 soggetti non è semplice come quando decide uno solo) ma che comunque ha già la data di partenza dei banchetti, il 20 e 21 luglio, appunto, e della raccolta online su apposita piattaforma comune. Elly Schlein, del resto, ha già annunciato che anche quella del 2024 sarà una “estate militante”. E Landini, a sua volta, si prepara a presidiare personalmente il primo banchetto fin da questo sabato.
Il difficile però arriva dopo, con quella che Landini chiama la “fase due” e che inizierà in autunno. Non sarà semplice (e nemmeno gratis) organizzare una campagna referendaria così efficace e convincente da riuscire a ottenere il quorum e, possibilmente, vincere. Ed è proprio questa, alla fine, la vera sfida che ha in mente il segretario della Cgil: dimostrare (alla politica innanzi tutto) che malgrado il clima di totale disaffezione per le urne è ancora possibile motivare sufficientemente le persone fino a indurle a uscire di casa per votare.
C’è tuttavia da chiedersi se la contemporaneità fra i due referendum non rischi di produrre l’effetto opposto, e cioè confondere le idee. Una soluzione su cui si starebbe ragionando è quella di sommare i quattro referendum della Cgil con i due relativi all’autonomia differenziata, fissando un’unica data per il voto nella primavera del 2025 e conducendo quindi una campagna che sarebbe, assieme, parallela e convergente. Con qualche incognita, però. Intanto, non tutte le forze politiche che appoggiano l’abrogazione dell’autonomia differenziata sono anche d’accordo con i quesiti proposti dalla Cgil: a partire da Italia Viva, che con Maria Elena Boschi, la scorsa settimana, era presente al lancio dei referendum contro la legge cara alla Lega, ma che sicuramente mai farebbe una campagna contro la legge sul lavoro varata dal governo Renzi di cui lei stessa faceva parte. Inoltre, la decisione sulla data dei referendum spetta al governo, e vedremo se deciderà per la riduzione dei costi accorpandoli, e nello stesso tempo facilitando il raggiungimento del quorum: chissà. Resta che comunque le prossima mosse, al momento, spettano alla Cassazione e alla Consulta, che dovranno rispettivamente validare le firme e i quesiti. Solo dopo la palla passerà al governo, cui spetterà decidere la data per il, o i, referendum. E infine si pronunceranno gli elettori. Parola, la loro, davvero definitiva, in un senso o nell’altro.
Nunzia Penelope