Brutte notizie, da Torino, per ciò che riguarda le attività produttive del gruppo Stellantis nel nostro Paese. A lanciare l’allarme sul “forte calo” di tali attività è stato il Segretario generale della Fim, Ferdinando Uliano, nel corso di una conferenza stampa tenuta nella storica sede locale del sindacato dei metalmeccanici Cisl, sita a via Madama Cristina.
Il forte calo di cui ha parlato oggi Uliano è relativo al confronto fra il primo semestre del corrente anno 2024 e l’analogo periodo del 2023. Un calo davvero consistente, perché si tratta di un rotondo -25,2%.
Il dato si impone all’attenzione da solo. Per coglierne meglio proporzioni e senso, sarà tuttavia utile fare un passo indietro. Nell’aprile scorso, avevano già suscitato un certo scalpore i dati di una precedente ricerca, condotta dalla stessa Fim-Cisl, sulla produzione di autoveicoli realizzata dal gruppo Stellantis nei suoi stabilimenti attivi nel nostro Paese. In tale ricerca veniva evidenziato, infatti, che mentre nel 2022 e nel 2023 si era verificata una certa ripresa della produzione italiana di Stellantis, nel primo trimestre del 2024 si era avuta una nuova frenata produttiva, pari a un -9,8%.
Ancora nulla di drammatico, e tuttavia quello segnalato dal sindacato dei metalmeccanici Cisl si presentava già come un dato per certi versi in controtendenza e, comunque, da non sottovalutare.
Per comprendere di cosa stiamo parlando, basterà ricordare che, sempre secondo i dati forniti dalla Fim, a partire almeno dal 2017 la produzione annua di Fca prima, e poi di Stellantis, marcava, in Italia, una discesa continua. Sommando autovetture e veicoli commerciali (leggi: furgoni), nel 2017 risultavano prodotti 1.035.454 autoveicoli. Nel 2018, tale cifra perdeva circa 70.000 unità, scendendo a un totale di 964.533 autoveicoli. Nel 2019, la perdita si raddoppiava a -146.000 unità, con la produzione che scendeva a un totale di 818.880 autoveicoli. Nel 2020, primo anno segnato dall’esplosione della pandemia da Covid 19, altri 100mila autoveicoli in meno, fino a scendere a una produzione di 717.636 unità. Nel 2021, infine, un ulteriore calo di circa 45mila unità, con una produzione che si arrestava alla soglia dei 673.574 autoveicoli.
Poi, finalmente, a fine 2022, superata la parte peggiore della fase pandemica, qualche segnale di ripresa: circa 70mila autovetture in più contro circa 60mila furgoni in meno. Totale, 12mila autoveicoli in più, risalendo a un totale di 685.753 unità.
Nel corso del 2023, la ripresa prendeva consistenza. A fine anno, 41mila autovetture e 24mila furgoni in più, fino al totale di 751.384 autoveicoli. Una ripresa – peraltro – non omogenea, per ciò che riguarda la sua distribuzione fra i vari stabilimenti, visto che alla consistente crescita realizzata a Pomigliano (+30,3%) e ad Atessa (+11,8%), si accompagnavano le decrescite del polo produttivo torinese (-9,3%) e di Cassino (-11,3%). E tuttavia, pur sempre di ripresa si trattava.
Ma ecco che, come ricordato sopra, all’inizio dell’aprile scorso la Fim-Cisl presenta a Roma i dati della sua ricerca relativa al primo trimestre 2024 confrontati a quelli dello stesso periodo del 2023. Uliano, con il suo stile sobrio, parlò allora di “flessione significativa”. Perché come detto, ci si trovava di fronte a un calo del -9,8%. Oggi, di fronte ai dati relativi all’intero primo semestre, dati che parlano di un -25,2%, lo stesso Uliano ha fatto ricorso a un’espressione ben più pesante: “forte calo”.
Questa percentuale negativa deriva dal fatto che, in totale, da gennaio a oggi negli stabilimenti italiani di Stellantis sono stati prodotti 303.510 autoveicoli, contro i 405.870 del 2023. Va però segnalato che mentre per ciò che riguarda i veicoli commerciali, con 117.000 unità prodotte, si assiste a una crescita del 2%, per ciò che riguarda le autovetture, con sole 186.510 unità prodotte, ci si trova di fronte a quello che ci sentiamo di definire come un crollo: -35,9%.
In sostanza, nel secondo trimestre 2024 le cose sono notevolmente peggiorate rispetto al primo trimestre di questo stesso anno. Col risultato che il dato semestrale, ove confrontato al primo semestre 2023, assume tinte fosche, specie per ciò che riguarda la produzione di autovetture. Basti pensare che a Melfi ci troviamo davanti a un calo del -57,6%, mentre nel polo torinese, quello che comprende Mirafiori, si tocca addirittura un -63,0%.
Situazione a dir poco preoccupante, dunque. Che fare? “Recentemente”, ha ricordato oggi Uliano, il responsabile del Mimit, il ministro Adolfo Urso, “ha dichiarato la convocazione del Tavolo Automotive, presso la Presidenza del Consiglio”, nel mese di luglio 2024, “per concludere con un Accordo di Sviluppo del settore”. “Ora – ha aggiunto Uliano – è indispensabile che questo tavolo di sistema raggiunga l’obiettivo di costruire un accordo di sviluppo con Stellantis e tutti gli attori del settore automotive italiano per l’aumento dei livelli produttivi negli stabilimenti italiani, il consolidamento dei centri di ingegneria e ricerca, maggiori investimenti sui modelli innovativi, la riqualificazione delle competenze dei lavoratori e il sostegno alla riconversione della filiera della componentistica.”
Inoltre, sempre secondo Uliano, “l’accordo di sviluppo del settore dell’auto dovrà porsi l’obiettivo di accorciare la catena di fornitura, portando in Italia le produzioni di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro, dai semiconduttori, dalle batterie, ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività”.
“Senza un piano preciso e condiviso per la transizione industriale attivabile immediatamente – ha concluso Uliano – il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza.”
@Fernando_Liuzzi