“Giunti quasi al giro di boa di metà anno, la proiezione per la fine del 2024 delle vittime sul lavoro sembra essere già tragica e simile a quella degli anni precedenti. Da gennaio a maggio 2024 si contano 369 vittime, 11 in più rispetto a fine maggio 2023. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso crescono purtroppo le morti in occasione di lavoro del +5,5%. E questo è il dato più significativo e sconfortante, perché è quello che racconta un peggioramento delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro”. Il presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, Mauro Rossato, esprime così la propria preoccupazione a seguito della lettura dell’ultima indagine elaborata dal proprio team di esperti sull’incremento dei decessi sul lavoro.
Dei 369 decessi, 286 si sono verificati in occasione di lavoro (15 in più rispetto a maggio 2023) e 83 in itinere (4 in meno rispetto a maggio 2023). In Lombardia si registra il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (48). Seguono Emilia-Romagna (35), Campania (30), Sicilia (22), Lazio (21), Puglia (20), Piemonte (19), Toscana (17), Veneto (14), Trentino-Alto Adige (12), Calabria (8), Umbria e Liguria (7), Abruzzo (6), Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Marche (5), Valle d’Aosta e Basilicata (2) e Molise (1)
“Ma come sempre – sostiene Rossato – è l’incidenza il vero indicatore di rischio per i lavoratori del nostro Paese, poiché si parla di vittime rispetto alla popolazione lavorativa. Un dato che indica concretamente le aree a maggior rischio e che si propone come mappatura preziosa per tutti coloro che operano per la sicurezza sul lavoro”. L’incidenza degli infortuni mortali, infatti, indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
L’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane tramite una zonizzazione secondo la seguente scala di colori: -Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale;
-Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale; -Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale; -Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale
Al livello territoriale, quindi, nel mese di maggio 2024 finiscono in zona rossa – con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 12,1 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) – le regioni Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Umbria, Campania, Emilia-Romagna, Sicilia e Puglia. In zona arancione la Calabria. In zona gialla, invece, Abruzzo, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Molise. Infine, in zona bianca Lazio Sardegna, Marche e Veneto.
Quanto alla ripartizione per fasce d’età, realizzata sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati), il dato è particolarmente allarmante per i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza del 55,0), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 19,4, 99 su un totale di 286).
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a fine maggio 2024 sono 21, mentre 8 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
I lavoratori stranieri sono soggetti a un rischio di infortunio mortale più che doppio rispetto agli italiani: gli stranieri, infatti, registrano 26,1 morti ogni milione di occupati, contro i 10,6 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro. Nei primi cinque mesi dell’anno sono 62 i decessi su un totale di 286, mentre sono 17 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.
Nella ripartizione per settori sono le costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro, con 57 vittime, seguito dalle Attività Manifatturiere (37), Trasporti e Magazzinaggio (25) e Commercio (18).
Il martedì risulta essere il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi cinque mesi dell’anno (23,1%).
Le denunce di infortunio totali crescono del 2,1% rispetto a maggio 2023. Erano, infatti, 245.857 a fine maggio 2023, nel 2024 sono passate a 251.132. Anche a fine maggio del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (29.256); seguono: Costruzioni (14.469), Sanità (14.370), Trasporto e Magazzinaggio (13.266) e Commercio (12.911).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici a maggio 2024 sono state 91.441, quelle dei colleghi uomini 159.691. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 212.803 a fine maggio 2024: 72.241 sono le donne e 140.562 gli uomini. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 171.584, mentre degli stranieri sono 41.219. La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 53.420 denunce (il 21,3% del totale).
e.m.