Se come dice un vecchio adagio, una rondine non fa primavera, neanche una manifestazione finalmente unitaria fa un’alleanza politico-elettorale che possa durare fino alle elezioni del 2027 (a meno che non arrivino prima…). Tuttavia meno male che martedì scorso in piazza Santi Apostoli quella manifestazione c’è stata e meno male che fossero presenti quasi tutte le forze di opposizione (mancavano Renzi e Calenda ma vabbé, ormai ci siamo abituati alle loro assenze e ai loro capricci). Erano in piazza, quelle forze, proprio mentre in Parlamento veniva approvata in prima lettura la legge che istituisce il premierato e la notte successiva, in via definitiva, quella quella sull’autonomia differenziata. Due provvedimenti che non solo sono in contraddizione tra loro, visto che il primo garantirebbe al premier eletto dal popolo praticamente tutti i poteri, mentre il secondo i poteri li delega alle Regioni e in particolare a quelle più ricche, cioè a quelle del Nord. E il Sud, tanto per non cambiare, si arrangi come può. Si tratta di due questioni cruciali che non solo cambiano la nostra Costituzione ma stravolgono anche il principio di uguaglianza tra tutti i cittadini. Questioni concrete e cruciali sulle quali un’opposizione unita potrebbe dispiegare tutta la sua capacità di stare insieme e di convincere il maggior numero possibile di italiani a schierarsi dalla loro parte. Il tempo non manca e gli strumenti nemmeno: sull’autonomia bisognerà raccogliere le firme per poter arrivare a un referendum che la abroghi, e già la leader del Pd, il capo dei Cinquestelle e pure quello di Italia viva hanno promesso che lo faranno. Poi, toccherà ai cittadini decidere col loro voto. Sul premierato la strada è più lunga e tortuosa, visto che si tratta di una legge costituzionale che prevede una doppia lettura delle Camere e infine – qualora non fosse approvata dai due terzi dei parlamentari – un referendum confermativo. In ogni caso sono due battaglie che il centrosinistra dovrà fare senza tentennamenti a meno che non intenda rivelarsi inutile sulla scena politica.
Ma ovviamente non basterà limitarsi alla raccolta di firme sull’autonomia e alla battaglia parlamentare sul premierato in attesa che venga approvato e quindi si possa andare a votare. Bisognerebbe che l’opposizione tenti di mobilitare (scusate la parola che suona d’antico) quel suo popolo che oggi appare in sonno, malgrado alle europee abbia in parte votato e pure votato bene per il Pd e per Avs. Ma c’è la metà degli italiani che non è andata alle urne, e di questa metà una buona fetta possiamo immaginare che abbia il cuore e soprattutto il cervello che battano e pensino a sinistra. E allora è proprio a loro che devono guardare i leader del cosiddetto campo largo o progressista che dir si voglia, nel senso che sono loro che vanno convinti a tornare a votare. Ma ancor prima a muoversi, a partecipare, a dire la loro in tutti i luoghi possibili. Luoghi che vanno innanzitutto costruiti e organizzati, e che non possono essere solo una o due o tre manifestazioni di piazza ogni tanto. Serve una nuova organizzazione del consenso, per consolidare quello già convinto e per convincere quello indeciso.
Gli argomenti non mancano, visto che oltre alle due leggi già citate abbiamo di fronte una destra che inneggia al Duce e a Hitler (i giovani fratellini d’Italia magistralmente ripresi da una giornalista di Fanpage e mandati in onda da Piazza pulita pochi giorni fa) e una classe dirigente (chiamiamola così) che si scatena a pugni e calci contro un deputato dei Cinquestelle “colpevole” di voler offrire una bandiera tricolore al ministro leghista Calderoli. E soprattutto abbiamo una premier che minimizza l’episodio invitando i suoi a non accettare provocazioni. Non una parola sulle botte che i suoi hanno inferto al deputato “provocatore” e non una parola sui giovani del suo partito che più fascisti di così si muore. Niente, lei ha cose più importanti di cui occuparsi, come tentare di stare nel gioco internazionale, come trattare per avere qualche commissario di peso in Europa, come – soprattutto –
dimostrare che lei è non è un’estremista.
Invece lo è, eccome. E gli esempi che abbiamo citato lo dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio.
Chissà se basterà tutto questo a risvegliare quel pezzo di popolo di sinistra che ancora dorme e a convincere gli scettici, quelli che non prendono posizione, “quelli che tanto sono tutti uguali, quelli che destra e sinistra sono categorie superate, quelli che mi si nota di più se voto, se non voto, se ancora devo riflettere…”?
Riccardo Barenghi