“Che cosa può sapere un soggetto pensante, chiuso dentro la propria scatola cranica, di quel che succede realmente negli altri individui?”. René Descartes, Meditazioni, 1641. Già, come possiamo davvero capire perché milioni di persone hanno votato per partiti e movimenti che potrebbero portare al collasso della civiltà? Perché, a ottant’anni dalla fine della guerra, il nazionalismo, l’identità tribale, l’idiozia razzista tornano in auge?
Fallimento della democrazia liberale, crisi economica, rabbia sociale, disgusto del presente, paura del futuro, disprezzo per i partiti tradizionali, voglia di rivalsa, ossessioni complottiste. Tutte spiegazioni plausibili che però non rispondono alla domanda principale: cosa c’è nel cervello di chi vorrebbe riportare in vita il mostro nazista? Aveva ragione Cartesio, siamo in una tale illogicità che nessun metodo razionale è in grado di comprendere davvero.
“Qual è lo scopo della tua filosofia? Mostrare alla mosca la via d’uscita dal barattolo di vetro”, diceva Ludwig Wittgenstein. Lo parafrasiamo: dovrebbe essere compito della politica, quella sana, indicare ad una società che sbatte le ali come impazzita qual è la vera strada per tornare a volare.
L’autore del Tractatus logico-philosophicus, all’ affezionata sorella maggiore Hermine, che lo rimbrottava perché avendo scelto di fare il maestro elementare sprecava il suo genio, rispose: “Mi ricordi un uomo che guarda attraverso una finestra chiusa e che non riesce a capire gli strani movimenti di un passante; non ci riesce perché non sa quale tempesta si è scatenata là fuori, e che quell’uomo forse fa fatica a tenersi in piedi”. Bisogna aprire le imposte, uscire dalla propria autoreferenzialità e stabilire un reale canale comunicativo con chi è fuori, ben sapendo che “il mondo di chi è felice è un mondo diverso da quello di chi è infelice”.
Sta tutto qui il crollo della socialdemocrazia europea, incapace di capire i mutamenti epocali che da decenni stanno sconvolgendo il vecchio continente. Una perdita di identità e di radici storico-ideologiche che da noi rendeva il Pd espressione dei centri urbani, le Ztl, e non delle periferie. Ora sembra che ci sia stata una generale resipiscenza, speriamo che non sia troppo tardi.
A Bruxelles e a Strasburgo stanno già lavorando nei corridoi per fronteggiare l’onda nera. Alzare una diga o in qualche modo assorbirla, sperando magari di annacquarla, con uno spostamento a destra degli attuali equilibri? Popolari e liberali confermeranno l’alleanza con i socialisti o cercheranno un’asse con nazionalisti e identitari? Faranno come Giovanni Giolitti che si illuse di mettere l’abito istituzionale a Benito Mussolini e di potersene servire? Sappiamo bene come andò a finire. Molto dipende dalle prossime elezioni francesi. Un governo in mano ai lepenisti sarebbe non solo una spina nel fianco per Emmanuel Macron ma un’ipoteca sulle scelte della nuova Commissione.
Una partita dagli esiti incerti e pericolosi. La cui mano finale si giocherà a novembre negli Stati Uniti. L’ipotesi di una rielezione di Donald Trump è sconvolgente ma realistica. “Per la prima volta nella vita avverto una paura esistenziale”, ha confessato in un’intervista Charles Kupchan, studioso di relazioni internazionali. Ma come è possibile che gli americani pensino davvero di rimandare alla Casa Bianca un uomo che evoca la guerra civile? Che hanno nel cervello? Anche Cartesio e Wittgenstein alzano le braccia.
Ma se nemmeno la filosofia può essere d’aiuto in un caso così disperato, per salvarci resta solo la fantasia. Immaginiamo di essere in uno di quei film di cow-boys nei quali i grandi allevatori, i bottegai, il banchiere e una masnada di scriteriati che vorrebbero cacciare gli indiani anche dalle misere riserve decidono di eleggere sceriffo il capo dei banditi in modo da avere le mani libere ed essere protetti dalla legge.
“Gli eroi del western si evolvono in un ambiente selvaggio, brutale. La storia dell’uomo è basata sull’ addomesticamento della sua crudeltà e della sua violenza. Tutte cose che sono in noi, fino all’intervento della morale che a un certo punto dice <no, questo non si può fare>”, argomenta il grande fumettista francese François Boucq.
E poi arriva Tex Willer. Nessun governatore o presidente corrotto può resistere a lui e ai suoi pards. La giustizia e la verità trionfano.
Marco Cianca