L’Istat ha ufficializzato il valore percentuale dell`indice Ipca-Nei (Ipca al netto degli energetici importati) consuntivato per il 2023 pari al 6,9%. Lo rendono noto Fim, Fiom e Uilm. L`importo dell`adeguamento Ipca risulta superiore agli incrementi retributivi complessivi inizialmente previsti per giugno 2024. Pertanto, in base a quanto previsto dal contratto del 5 febbraio 2021, sottoscritto dai sindacati con Federmeccanica-Assistal, si procederà con un aumento dei minimi tabellari del 6,9%.
L`adeguamento dei minimi contrattuali previsto con l`erogazione di questa tranche con decorrenza 1 giugno 2024 sarà pari a 137,52 euro per il livello C3 (ex quinto livello). La definizione degli aumenti per singoli livelli sarà oggetto di un incontro tra le parti nei prossimi giorni, in cui saranno sottoscritte le tabelle dei minimi retributivi e le nuove indennità di trasferta e reperibilità con il valore aggiornato.
Saranno inoltre definite le rivalutazioni dei minimi e dei valori di trasferta e reperibilità per i contratti della piccola e media impresa, per le cooperative metalmeccaniche e per l`industria orafa-argentiera.
“L’Istat – ha sottolineato il leader della Fiom, Michele De Palma – ha comunicato che il valore percentuale dell’Ipca depurata dai costi energetici importati riferita all’anno 2023 è pari al 6,9%. L’aumento sulla base del contratto vigente è quindi di 137,52 mensile. Dopo l’aumento di 123,40 euro mensili dello scorso anno, si registra un altro aumento significativo che difende il potere d`acquisto dei salari dei lavoratori. Con questo importante riconoscimento si procede nella direzione di garantire retribuzioni adeguate al costo della vita e al valore del lavoro svolto dai lavoratori metalmeccanici”.
“Da sempre la contrattazione è lo strumento migliore per rafforzare i diritti dei lavoratori – aggiunge – ma è necessario che il Governo faccia la propria parte detassando gli aumenti contrattuali. Nel prossimo incontro del 18 giugno con Federmeccanica e Assistal entreremo nel vivo della trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici, iniziando a parlare proprio di salario”.
Per il leader della Fim, Ferdinando Uliano, la clausola di salvaguardia “conquistata nel febbraio di 3 anni fa con la sottoscrizione del contratto consente di ottenere aumenti superiori ai 35 euro pattuiti al momento della stipula. Pertanto, a giugno, sulla base dell’indice Ipca per l’anno 2023 depurato dall’inflazione dei beni energetici importati, i metalmeccanici avranno un incremento sui minimi pari a 137,52 euro al mese pari a 6,9 punti percentuali. Chiederemo alle aziende di garantire l’efficacia degli aumenti evitando di operare con gli assorbimenti nei casi di presenza di superminimi individuali assorbibili”.
“Si tratta di una soluzione positiva, unica nel panorama contrattuale del nostro Paese frutto di un contratto innovativo – dichiara – determinare un adeguamento salariale durante la vigenza di un contratto è una scelta pragmatica e molto utile. Con il nostro contratto siamo riusciti a impedire un crollo del potere d’acquisto dei salari metalmeccanici a seguito della spinta inflattiva che si è generata nel 2022 e 2023. Abbiamo messo nelle buste paghe dei metalmeccanici un importante sostegno economico; nell’arco dei 4 anni di vigenza contrattuale, 2021-2024, abbiamo incrementato del 16,2% pari mediamente i salari di 310,92 euro”.
Uliano ricorda che il 18 giugno “riprenderà il negoziato per il rinnovo del contratto in scadenza questo mese. Abbiamo definito quattro giornate d’incontro dove affronteremo tutti i temi della piattaforma di rinnovo. Partiremo con la parte economica per poi affrontare tutti gli aspetti di natura normativa: riduzione orario di lavoro, conciliazione tempo di vita e di lavoro, welfare integrativo, occupazione e mercato del lavoro, ambiente, salute e sicurezza, formazione e inquadramento professionale, relazioni industriali, diritti di partecipazione e politiche attive, altri diritti e tutele, politiche di genere”.