“L’economia globale, nel 2023, ha rallentato e le attese per l’anno in corso, sebbene riviste leggermente al rialzo, continuano a prefigurare un’attività nel complesso ancora debole.” Questo è l’incipit dell’indagine di Federmeccanica n. 170 sulla Congiuntura metalmeccanica. Indagine che è stata presentata ieri, a Roma, nel corso di una conferenza stampa tenuta dal Vicepresidente, Diego Andreis, collegato da remoto, e dal Direttore Generale, Stefano Franchi.
“Nei mesi scorsi, l’economia globale ha continuato a espandersi, nonostante il tono ancora restrittivo della politica monetaria in molti Paesi e l’incertezza provocata dalle tensioni e dai conflitti in atto in più regioni del mondo. Le prospettive a breve termine rimangono tuttavia deboli.” Questo, invece, è l’incipit delle Considerazioni finali che il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha svolto, sempre a Roma, il 31 maggio scorso, in occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Istituto di via Nazionale.
Due punti di vista diversi proposti sullo stesso argomento, l’andamento dell’economia globale, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Con una differenza analitica evidente relativa a ciò che è successo nel 2023, e, tuttavia, con una certa convergenza relativa a ciò che ci si può aspettare per il 2024. Le due, ancorché diversamente, autorevoli fonti convergono, infatti, nell’uso dello stesso concetto per descrivere le prospettive economiche che ci stanno davanti: quello di debolezza.
Così come, almeno in parte, convergenti risultano anche altre osservazioni. Infatti, laddove Panetta, volando alto, afferma che “il processo di rapida integrazione dell’economia mondiale si è interrotto”, Federmeccanica, stando più vicina alla realtà quotidiana delle nostre imprese, nota che “le tensioni geopolitiche da una lato, le difficoltà di attraversamento delle Alpi e, più in generale, le carenze infrastrutturali del Paese dall’altro, stanno impattando negativamente sui trasporti e sulla logistica, creando un disagio significativo al complesso produttivo nazionale, alle sue catene di approvvigionamento e alla competitività dei nostri prodotti”.
Ecco dunque la fotografia del settore metalmeccanico che ci viene offerta da Federmeccanica: “Sull’attività delle imprese incidono non solo gli annosi problemi mai risolti come la bassa produttività, ma si sono aggiunti ulteriori fattori di forte criticità come i conflitti in corso con tensioni geopolitiche crescenti”, nonché i “costi del credito ancora elevati”. Il tutto rende “ancora più difficile e complessa l’attività delle imprese”.
Ciò detto, quel che è certo è che diventa sempre più difficile parlare delle tendenze produttive anche di un singolo settore, considerato all’interno di un singolo Paese, senza guardare all’insieme di ciò che accade a livello globale. E ciò è tanto più vero se l’oggetto dell’analisi è l’industria metalmeccanica italiana. Perché, come è ampiamente noto, è proprio nell’esportazione dei propri prodotti che questo settore ha trovato, nel corso del tempo, uno dei suoi principali punti di forza.
Cominciamo dunque dall’export l’analisi dei contenuti dell’indagine congiunturale di Federmeccanica n. 170. E già qui ci si imbatte subito in notizie non positive. Infatti, le nostre esportazioni, considerate in termini tendenziali, avevano già avuto un andamento discendente nel corso del 2023; ma adesso, ovvero col primo trimestre 2024, confrontato col primo trimestre 2023, ci troviamo di fronte a un calo più netto, pari a un -2%. E va notato che su tale arretramento ha un peso particolare il calo dell’export verso la Germania, pari a un significativo -12,1%. Mentre per ciò che riguarda l’exportverso la Francia va registrato un calo pari al -4,5%.
Problemi relativi alla produzione si stanno riscontrando, infatti, in vari Paesi europei. Confrontando la produzione metalmeccanica del primo trimestre 2024 con quella del quarto trimestre 2023, si potrà osservare un calo congiunturale del -2,2% per ciò che riguarda l’insieme dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Relativamente più contenuto quello dell’Italia, pari al -2,1%, e quello della Germania (-2%); più netto quello della Francia (-2,9%). La Germania, peraltro, aveva già registrato un calo congiunturale significativo nel quarto trimestre 2023 (-2,9%).
Tornando all’Italia, si potrà poi vedere che il calo tendenziale della produzione è stato più netto di quello congiunturale. Infatti, confrontando il primo trimestre 2024 non più col quarto trimestre 2023, ma col primo trimestre dello stesso anno, ci si trova di fronte a un calo pari al -4,1%.
Da notare il fatto che, per ciò che riguarda la nostra industria metalmeccanica, la “sofferenza” è stata maggiore di quella relativa all’insieme dell’industria. Come si è già visto, infatti, nel primo trimestre 2024 il calo congiunturale registrato nel settore metalmeccanico è stato pari al -2,1%, mentre nell’insieme dell’industria tale calo è stato pari al -1,3%. Sempre rispetto al primo trimestre del corrente anno, il calo tendenziale della produzione metalmeccanica è stato pari, come già detto, al -4,1%, contro il -4,0% della produzione industriale.
Da notare, anche, il fatto che particolare incidenza sui dati negativi relativi al settore metalmeccanico l’ha avuta il comparto Autoveicoli e rimorchi. Qui il calo congiunturale registrato nei primi tre mesi del corrente anno è stato infatti pari al -7,3%.
Fin qui le elaborazioni su dati statistici di fonte Istat o Eurostat.
Ma veniamo adesso ad alcuni dei risultati della più recente edizione, quella presentata ieri, della rilevazione che la stessa Federmeccanica conduce, con cadenza trimestrale, su un campione di imprese metalmeccaniche. Risultati che, secondo la stessa Federmeccanica, “mostrano molte ombre e poche, flebili, luci”.
Innanzitutto, Federmeccanica sottolinea che “il 33% delle imprese intervistate” dichiara di avere “un portafoglio ordini in peggioramento”. Con una quota cresciuta rispetto al 30% della rilevazione precedente.
Più contenuto l’aumento delle imprese che valuta come “cattiva o pessima” la situazione della propria liquidità aziendale; qui si passa, infatti, dal 5% al 6%.
Va poi detto che “oltre la metà delle imprese rispondenti (54%) non prevede, rispetto al passato, nuove attività di investimento nei prossimi 6-12 mesi”, mentre “sono pari al 12% quelle che pensano di ridurle”. Invece, un relativamente contenuto 34% di imprese ha dichiarato di voler “aumentare” tali attività.
Per quanto riguarda, poi, le previsioni delle imprese relative ai propri livelli produttivi, prevalgono largamente (51%) quelle che ipotizzano una sostanziale “stazionarietà” di tali livelli, mentre il 21% delle imprese prevede una loro “contrazione” e il 28% pronostica, al contrario, degli “incrementi”.
Migliore la situazione per ciò che riguarda le prospettive occupazionali. Infatti, “la gran parte delle aziende (69%) pensa di mantenere inalterati i livelli occupazionali nei prossimi sei mesi; il 20% presume di doverli aumentare, mentre l’11% prevede una riduzione”.
Infine, alti e bassi anche per ciò che riguarda il fatturato. “Nel 2023 il volume di affari, rispetto al 2022, è rimasto stabile nel 33% delle imprese intervistate ed è diminuito nel 27% dei casi, mentre il restante 40% ha registrato un incremento.” Adesso, poco più della metà (51%) delle imprese rispondenti ritiene che il fatturato, nel 2024, “rimarrà invariato rispetto al 2023”, mentre il 22% delle stesse imprese “prevede contrazioni” e il 27% “ipotizza un incremento del volume di affari”.
Commentando i risultati dell’indagine n. 170 di Federmeccanica, Diego Andreis, Vicepresidente dell’associazione delle imprese metalmeccaniche aderenti a Confindustria, ha sottolineato l’attuale “debolezza dell’economia europea e, in particolare, della Germania e della Francia, principali Paesi di sbocco dei nostri prodotti”. Con tale indebolimento, “viene a mancare il tradizionale punto di forza della metalmeccanica/meccatronica: l’export. Fino al quarto trimestre 2022 cresceva a due cifre; dal primo trimestre del 2023 ha iniziato un trend di decrescita inarrestabile,” così da “diventare negativo lo scorso anno” e da peggiorare ulteriormente “nel primo trimestre 2024”.
“Se non si mettono in campo azioni concrete di lungo respiro e mirate – ha detto ancora Andreis -, corriamo tutti un grande rischio. Vanno affrontati e risolti vecchi problemi che ci portiamo dietro da tanto, troppo tempo, a partire dalla produttività.” “Abbiamo davanti un bivio – ha concluso Andreis -. Da una parte il declino del motore economico del Paese, dall’altra la strada per la crescita che è sempre più stretta.” Ne segue che “è necessaria una consapevolezza collettiva che porti ad essere coesi e coraggiosi nel fare le scelte necessarie”.
“Nel passaggio dalla scorsa indagine a questa – ha aggiunto Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica – salta agli occhi come la contrazione dei profitti, già registrata, si associ a fatturati stabili o in diminuzione, sia nel 2023 che, ancor più, nelle previsioni del 2024.” D’altra parte, sempre secondo Franchi, “anche l’aumento del fatturato, se accompagnato dalla perdita di profitti, non può certo essere considerato un dato positivo”. Conclusione: “l’aumento dei margini è fondamentale non solo per la redistribuzione, ma anche per la capacità di investimento”.
Va detto, infine, che né Andreis, né Franchi, nei loro interventi, hanno fatto cenno al fatto che pochi giorni fa, ovvero il 30 maggio, ha preso avvio, presso la sede centrale di Confindustria, la trattativa per il nuovo Contratto nazionale dei metalmeccanici. Ma, dato l’impegno di entrambi nel sottolineare le difficoltà oggi attraversate dalla nostra industria metalmeccanica, ci pare di poter dire che il negoziato contrattuale, il cui prossimo incontro è stato fissato per il 18 giugno, non sarà né semplice, né facile.
@Fernando_Liuzzi