Si potrebbe scrivere parecchio su Giorgia Meloni che si autodefinisce “quella stronza” per rispondere al governatore campano Vincenzo De Luca che mesi fa aveva usato lo stesso insulto nei suoi confronti. Oppure della gaffe del Papa che usa il termine “frociaggine” per dire che c’è troppa omosessualità nei seminari. Oppure, della rissa scoppiata in Senato tra Fratelli d’Italia e le opposizioni, rissa evitata per un pelo. E ancora delle ultime uscite di Meloni che prima usa un linguaggio da bisca per dire che “o la va o la spacca” a proposito della sua riforma sul premierato, e poi fa una sorta di marcia indietro e “se non passa chissene importa. Ma come, non era “la madre di tutte le riforme”, non era la battaglia su cui si sarebbe dovuto giocare non solo la sua leadership ma anche il futuro del Paese? Evidentemente no, o la va o la spacca e se la spacca chissene frega.
Ma vale la pena perdere energia e tempo per discutere si questioni che, come direbbe Ennio Flaiano, sono gravi ma non serie. Sappiamo che in campagna elettorale molti danno il peggio di sé, anche se peggio di così si muore.
A proposito di morire, i problemi gravi e stavolta pure seri sono altri, le due guerre che ci circondano per esempio. In Ucraina e in Palestina si muore davvero e ormai quelli che hanno perso la vita si contano in centinaia di migliaia. E allora che si fa? Che può e dovrebbe fare l’Occidente libero e democratico per fermare queste due stragi. Sul Medio Oriente, Stati Uniti, Europa e molti altri Paesi del mondo continuano a chiedere una tregua, un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani per poter poi arrivare a un negoziato che riporti la pace (anche se la pace non c’è mai stata da quelle parti), o quanto meno uno stop alla strage (35 mila i morti palestinesi finora, compresi bambini, donne e anziani), che ormai va avanti dal 7 ottobre scorso, giorno del mostruoso assalto di Hamas contro un rave party di ragazzi ebrei e un kibbutz (1200 morti, compresi bambini, donne e anziani). Ma non c’è niente da fare, il premier israeliano Benjamin Netanyahu non sente ragioni: l’offensiva non si fermerà fino al completo annientamento delle milizie nemiche, e di conseguenza di altre migliaia di civili palestinesi. L’Occidente, a cominciare dagli Usa, parla ma non può o non vuole agire, prevale l’impotenza.
Leggermente diversa invece la situazione in Ucraina, dove i bombardamenti russi stanno piegando gli ucraini, ogni giorno di più. E allora ecco l’idea di permettere a Kiev di utilizzare le armi, ovvero i missili, che Usa e paesi europei gli inviato anche per colpire le basi militari sul territorio russo. Lo ha detto per primo il segretario generale della Nato Jeans Stoltemberg, lo ha ripetuto il ministro degli esteri europeo Josep Borrel, si è unito il Presidente francese Manuel Macron, che non ha mai cambiato idea sull’ipotesi da lui ventilata di mandare truppe occidentali a combattere in Ucraina. E si è aperto il dibattito, tra chi è d’accordo e chi no, tra cui il nostro governo e quello spagnolo. Un dibattito che purtroppo però rischia di sfociare in una tragedia ancora più mostruosa di quella in corso. Il capo della Russia, Vladimir Putin, dopo aver detto che Stoltemberg è affetto da demenza senile, ha già minacciato: “ La Nato deve capire con cosa sta giocando”. Cioè col fuoco, cioè con la forza militare di Mosca, in ultima istanza con la bomba atomica.
Allora la domanda è molto semplice, la risposta nient’affatto: l’Occidente è disposto a entrare in una guerra che rischia di essere devastante, per tutta o quasi l’umanità? Oppure pensa che si possano circoscrivere i combattimenti solo sul territorio ucraino e su quello russo confinante? Oppure, immagina che basti dirlo (ma non farlo) per costringere Putin a ragionare e a ritirarsi dai territori che ha finora conquistato?
Comunque sia, stiamo ballando sull’orlo del baratro e non si capisce veramente quale possa essere la via d’uscita per salvare gli ucraini e il loro Stato, non far perdere la faccia a Putin, che piuttosto di perderla sarebbe disposto a tutto, e anche qui cessare il fuoco e cominciare seri negoziati di pace. Negoziati in cui ognuno – come è sempre successo nella storia – deve rinunciare a qualcosa per guadagnare qualcos’altro, per esempio Zelensky dovrebbe cedere i territori russofili a Mosca (Donbass e Crimea) e Mosca smettere di bombardare e ritirarsi dal resto dell’Ucraina. Sembra facile ma non lo è per niente, infatti la guerra dura da due anni e mezzo e molto probabilmente durerà ancora parecchio. Possiamo solo sperare che la follia umana non oltrepassi il limite, che si chiama bomba atomica.
Riccardo Barenghi