L’inverno demografico avrà effetti sul mercato del lavoro, producendo un aggravamento costante della crisi dell`offerta, e di conseguenza sulla sostenibilità del sistema pensionistico. È quanto rileva uno studio di Adapt, l’associazione fondata nel 2000 da Marco Biagi, basato su dati Istat ed Eurostat. Lo scenario occupazionale entro il 2050 subirà in modo consistente l`effetto dell`andamento demografico. Il report sottolinea che se il tasso di occupazione restasse costante, già nel 2030 il numero di occupati in Italia subirebbe un calo del 3,2% contro lo 0,6% in Europa.
“Questo – spiega il presidente di Adapt, Francesco Seghezzi – significa che tra meno di sei anni avremo 730mila lavoratori in meno, anche se la percentuale di persone occupate rispetto alla popolazione occupabile restasse invariata. Per quanto positivo sia l`attuale trend occupazionale, le trasformazioni demografiche non possono lasciarci indifferenti anche perché non potranno cambiare nel medio termine”.
Se la proiezione si estende al 2040 e poi al 2050 la situazione peggiora drasticamente, con l`andamento italiano sempre più critico rispetto alla media europea. Nel 2040 il calo di occupati arriverebbe al 13,8% e nel 2015 al 20,5%. In numeri assoluti nel 2040 si stima che ci saranno 3,1 milioni di lavoratori in meno; nel 2050 il calo arriverebbe a 4,6 milioni.
“La contrazione della forza lavoro occupabile, indotta dalla transizione demografica in corso, rappresenta un grande ostacolo per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro – spiega Jacopo Sala, ricercatore Adapt – nei prossimi anni settori cruciali per l’economia italiana come industria, edilizia e servizi dovranno infatti fare i conti con una progressiva carenza di manodopera. Il rischio è quello di paralizzare interi settori produttivi, frenando la crescita economica complessiva”.
Osservando la distribuzione per fasce d`età si vede come la riduzione colpisca in modo trasversale tutta la popolazione lavoratrice e, soprattutto, si noti la rapidità del processo: nel 2030 nella fascia 35-49 anni i lavoratori saranno il 10,8% in meno, un calo di quasi un milione. Nel 2050 nella fascia 50-64 anni si prevede una riduzione della forza lavoro pari a oltre 2 milioni di unità, il 26,5%. E mentre cala la forza lavoro nelle fasce più adulte della popolazione, tra i 15 e i 34 anni i lavoratori aumenteranno del 0,9% nel 2030, per poi calare progressivamente fino al 2040 quando ci saranno 451.716 lavoratori in meno e oltre un milione di lavoratori in meno nel 2050 (1.080.588).
“La diminuzione del numero di lavoratori attivi comporta anche una riduzione dei contributi destinati al sistema previdenziale italiano, che si basa sul patto intergenerazionale – commenta Sala – questa situazione potrebbe mettere in discussione la sostenibilità dell’intero sistema pensionistico. Questo scenario estremamente realistico e inevitabile chiede di fare profonde riflessioni sui modelli organizzativi delle imprese, anche immaginando un ruolo significativo dei processi di digitalizzazione e dell`utilizzo dell`intelligenza artificiale, sui sistemi di welfare e sulle politiche pubbliche da mettere in atto per arginare la crisi demografica e la conseguente crisi dell`offerta di lavoro verso la quale andiamo in contro molto rapidamente”.