“L`impatto dell`intelligenza artificiale sul pubblico impiego” è la ricerca presentata questa mattina da FPA, società del gruppo DIGITAL360, in apertura di FORUM PA 2024, l`evento annuale di confronto tra i soggetti pubblici e privati dell`innovazione in programma a Roma fino al 23 maggio. Secondo l`indagine l`intelligenza artificiale, al pari della crisi del 2007 e della pandemia del 2020, rappresenta oggi uno shock esterno a cui la PA è chiamata a rispondere. Il settore pubblico risulta fortemente impattato dall`adozione dell`intelligenza artificiale: il 57% dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani è altamente “esposto” all`impatto dell`IA nella propria attività, ovvero sarà interessato da una forte interazione tra le mansioni svolte e quelle che gli algoritmi sono in grado di svolgere. Questa interazione potrà tradursi in un arricchimento delle attività grazie all`apporto dell`IA, oppure in una sostituzione dei lavoratori. Si tratta di ben 1,8 milioni di persone, in particolare dirigenti, ruoli direttivi, tecnici, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri, professionisti sanitari e assistenti amministrativi.
Tra i lavoratori pubblici altamente esposti gran parte (l`80%) potrebbe integrare l`intelligenza artificiale nel suo lavoro, ottenendo notevoli miglioramenti: circa 1,5 milioni di lavoratori con ruoli di leadership e gestione (come dirigenti scolastici, responsabili strategici e leader di progetti innovativi, esperti tecnici e professionisti, prefetti, magistrati e direttori generali), infatti, possono operare in modo complementare con le nuove tecnologie, se adeguatamente formati e con un`organizzazione abilitante. Ma c`è un 12% a rischio di sostituzione: sono vulnerabili ben 218mila dipendenti pubblici appartenenti alle professioni meno specializzate, caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili che potrebbero essere facilmente svolti dall`intelligenza artificiale.
“L`intelligenza artificiale sta tracciando i confini di un nuovo modo di concepire il lavoro pubblico – afferma Gianni Dominici, Amministratore Delegato di FPA -. L`impatto nella PA sarà forte sia in termini qualitativi che numerici ed è destinato via via ad intensificarsi con i progressi delle soluzioni IA. Le professioni ad alta specializzazione come i ruoli direttivi, i dirigenti e i professionisti hanno un forte potenziale di collaborazione, mentre quelle poco specializzate e routinarie sono vulnerabili alla sostituzione, suggerendo la necessità di una riconsiderazione dei ruoli e di una riqualificazione per mitigarne gli effetti. La rivoluzione dell`IA rappresenta la `terza ondata` di trasformazione per il settore pubblico degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia”.
“Di fronte a un simile impatto, la pubblica amministrazione è chiamata ad una riforma strutturale – aggiunge Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA -. Serve una revisione dei processi di formazione, orientata allo sviluppo di competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e laterale e soft skill, che possono qualificare il lavoro liberato da mansioni ripetitive e routinarie. A livello organizzativo, bisogna abbandonare la logica gerarchica e burocratica per introdurre la flessibilità necessaria a gestire il cambiamento. Mentre la dirigenza è chiamata ad abbandonare la cultura dell`adempimento verso una per obiettivi e risultati”.
“L`adozione dell`IA è un processo inarrestabile e una sfida tecnologica che riguarda tutti, imprese, cittadini e anche la PA, dove il ricorso ad algoritmi intelligenti può rivelarsi una potente leva di innovazione, in grado di ripensare l`organizzazione del lavoro, come la gestione e l`erogazione dei servizi – dice Andrea Rangone, Presidente di DIGITAL360 -. La capacità di governo dei processi di innovazione sarà fondamentale nella gestione di questo paradigma che, se sostenuto da competenze adeguate, può essere un elemento di discontinuità per tutte le amministrazioni”.
e.m.