Ecofascimo: una composizione lessicale che sulle prime fa sorridere tanto pare ossimorica. Sembrerebbe un esercizio di ironia. Cosa c’entrano i temi ambientali con il fascismo? Perché questo nesso tra una tematica prettamente progressista e l’ala più estrema del pensiero reazionario? In realtà questo nesso non ha nulla di bizzarro e provocatorio, ma affonda le sue radici ben oltre quanto si possa immaginare e allunga i suoi rami ben oltre quanto si possa percepire. Lo spiega bene Francesca Santolini, giornalista esperta di temi ambientali, nella sua ultima uscita editoriale Ecofascisti. Estrema destra e ambiente (Einaudi, 120 pagine, 13 euro), in cui ripercorre il percorso di appropriazione dei fondamentali dell’ecologia da parte delle estreme destre internazionali, un legame che se pure sottile è pericolosamente vitale e minaccia la stabilità politica, sociale e culturale delle nazioni. Dismessa (almeno in parte) la negazione dell’evidenza dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta e ridisegnando la geodemografia mondiale, i gruppi di estrema destra hanno intercettato l’angoscia delle persone nei confronti del collasso ambientale e la considerano «un’opportunità per riorganizzare la società secondo logiche autoritarie, xenofobe, quando non apertamente razziste». Questi gruppi politici, infatti, riprendono la teoria “sangue e suolo” di origine nazista per millantare «l’applicazione diretta e non mediata delle categorie biologiche all’ambito sociale», nel solco di un mito della simbiosi fra società umane e ambiente naturale. “Sangue e suolo”, motto nazista partorito dal teosofo austriaco Richard Walter Darrè, è «sintesi della necessaria purificazione del mondo attraverso il ritorno alla terra e il rapporto profondo e stabile della comunità con il loro territorio», che prevede l’esclusione e il respingimento di etnie estranee. Un impianto aberrante che il Terzo Reich di Adolf Hitler ha profondamente assimilato per dare senso e corpo allo sterminio degli ebrei – «considerati specie infestanti, vagabondi, gente sradicata, senza alcuna appartenenza a un territorio» – e che alimentava l’idea di rigenerare non solo il suolo germanico, ma l’intero spazio vitale che alla Germania spettava di diritto.
Questa impostazione, sebbene in modi e modalità differenti, ha preoccupanti analogie con alcuni sommovimenti che animano un certo tipo di ambientalismo contemporaneo legato agli ambienti di estrema destra. Santolini li ripercorre in maniera chirurgica, insinuando lo sguardo nelle pieghe di un pericoloso demagogismo che crea proseliti facendo leva sulle paure più insensate e ottuse. «Nelle mani della propaganda di estrema destra, l’idea progressista di proteggere l’ambiente e gli esseri umani viene distorta, manipolata e strumentalizzata per diffondere false teorie, nazionalismi, xenofobia, per fomentare divisioni sociali e conflitti politici, alimentando paure verso i cambiamenti nel nostro stile di vita, dai trasporti all’alimentazione». Nella loro ideologia, occorre riappropriarsi di una sovranità nazionale attraverso uno Stato forte che non sottostia a dettami esterni e che difenda l’ordine naturale dal degrado ambientale, dalla sovrappopolazione e alla contaminazione etnica. Su tutte, infatti, queste ideologie alimentano la paura dell’altro, dello straniero, che invaderebbe il territorio d’elezione con una riproduttività fuori controllo che è causa dell’esaurimento delle risorse naturali che di diritto spetterebbero alla nazione d’accoglienza. I migranti sono una minaccia per la sopravvivenza delle nazioni e delle identità comunitarie e per questo occorre rafforzare i confini. Un fenomeno che due ricercatori britannici, Joe Turner e Daniel Bailey, hanno ribattezzato ecobordering: serrare le frontiere con l’alibi dell’ecologia. «In sintesi, l’ecobordering definisce l’immigrazione (che è fondamentalmente migrazione dal Sud del mondo) come una minaccia per l’ambiente locale o nazionale, e di conseguenza considera i confini come una forma di protezione ambientale». Tra le principali colpe dei migranti, secondo la propaganda di estrema destra, ci sono l’aver contribuito all’aumento delle emissioni di gas serra con i loro spostamenti. Ma soprattutto, la teoria dell’ecoborderingrisalirebbe alle teorie di Thomas Malthus che individuò la causa dell’incremento della povertà nell’asimmetria tra pressione demografica e risorse naturali: «Le idee malthussiane sullo squilibrio tra popolazione e mezzi di sussistenza e quelle dell’ambientalismo legate al concetto di razza sono state rielaborate per rappresentare i migranti del Sud del mondo come una minaccia alla sostenibilità ambientale, con lo scopo di giustificare le politiche anti-immigrazione, proprio in un momento in cui è la migrazione climatica che è in forte aumento». Si aggiunge quindi una sfumatura etnica a quella ambientale, condita dall’insensata teoria della “grande sostituzione” di Renaud Camus ripresa da più parti nel mondo, compreso il nostro ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida. Resta il fatto che si chiudono le frontiere ai migranti per preservare identità, cultura e contenere la crisi climatica, dimentichi che quelli sono proprio migranti climatici, che fuggono dal Sud del mondo a causa degli effetti di un Nord insaziabilmente capitalista e procacciatore. Riprendendo l’ammonimento di Naomi Klein, giornalista e attivista canadese: «Attenzione, quindi, all’ecofascismo etnonazionalista. Siamo all’alba della barbarie del clima, delle dottrine suprematiste, delle idee tossiche».
L’alleanza verde e nera è reale e concreta, parafrasata in un greenwashing dalle intenzioni più oscure e pericolose. Una vera e propria manipolazione dell’ecologia che ha dato vita anche a stragi e attentati – tra cui l’autrice cita quelli di Christchurch in Nuova Zelanda contro dei fedeli musulmani e quella del centro commerciale a El Paso, Texas, contro passanti latino-americani – e che cresce in un sottobosco di estremisti, a volte nascosti nel deep web, a volte seduti sugli scranni delle tribune politiche. La minuziosa ricerca di Francesca Santolini è affascinante e inquietante insieme, messa a punto con equilibrio attraverso la connessione puntuale di riferimenti e dati che ricostruiscono un fenomeno più oggettivo che interpretativo. Stiamo assistendo concretamente alla resurrezione delle destre estreme, di una propaganda che pensavamo di esserci lasciati alle spalle e che invece sulle nostre spalle affonda i suoi artigli. Svelare origini e meccanismi di questo sistema è di grande importanza, perché riaccendere la luce su una ragione letargica non è più rinviabile.
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: Ecofascisti. Estrema destra e ambiente
Autore: Francesca Santolini
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2024
Pagine: 120 pp.
ISBN: 978-88-06-26145-0
Prezzo: 13,00€