“A Torino ci sentiamo a casa”, giura Carlo Tavares incontrando i sindacati dei metalmeccanici, e “non esiste che lasceremo l’Italia: basta fake news, siamo qui per restare e crescere’’. Nel corso dell’appuntamento di questa mattina con Fiom, Fim e Uilm, il ceo di Stellantis ce l’ha messa tutta per convincere e, nello stesso tempo, ‘’avvisare’’. Al termine di un confronto che ha definito “sincero e rispettoso”, Tavares ha spiegato che “siamo qui per aiutare e servire, la nostra missione è chiara: produrre mobilità sicura, pulita e accessibile.” E ancora, ha aggiunto, “noi non parliamo molto, ma lavoriamo molto. Passo dopo passo Stellantis sta portando avanti il piano Dare Forward 2030 in modo pragmatico e concreto”. Per quanto riguarda la storica fabbrica torinese, “abbiamo lanciato il progetto Mirafiori Automotive Park 2030 per dare un contenitore a tutte le nostre iniziative per fare in modo che questa città rappresenti un elemento centrale del gruppo Stellantis”.
Su tutto questo incombe però il ‘’pericolo Cina’’: “Se qualcuno vuole davvero portare costruttori cinesi in Italia, sarà responsabile delle conseguenze che ci saranno per industria dell’auto italiana”, avverte Tavares, specificando che, in quel caso, il milione di vetture annue che Stellantis si è impegnata a produrre non potrebbe realizzarsi, e alcuni stabilimenti potrebbero chiudere. Pericolo confermato dalle dichiarazioni dei sindacati al termine dell’incontro. Il segretario della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, spiega che Tavares ha confermato l’impegno di Stellantis di portare le produzioni italiane a 1 milione di veicoli, “ma nello stesso tempo ha precisato che l’eventualità di un potenziale produttore cinese lo metterebbe a rischio e soprattutto comprometterebbe la tenuta degli stabilimenti italiani, in quanto si collocherebbe su un mercato limitato con un maggior numero di concorrenti”.
Un peso nelle scelte del gruppo automobilistico l’avrà anche l’esito delle elezioni europee di giugno: “Prenderemo le nostre decisioni su investimenti, capacità produttiva e nuovi modelli entro la fine del 2024, dopo le elezioni europee”, ha detto Tavares. Spiega ancora il leader Fim: “Tavares ha più volte evidenziato la situazione di caos che si è determinata nel settore a seguito delle normative UE sulle limitazioni Co2 e sulla volontà di un quadro politico che dichiara di volerle modificare. Il Gruppo si è mosso per avere per il 2027 modelli elettrici, batterie, cambi elettrici, contro il rischio sanzioni, ma la storia potrà cambiare con gli esiti delle elezioni in Europa e quindi, solo alla fine del 2024, sarà in grado di decidere se accelerare o rallentare le elettrificazioni di tutti i veicoli dal 2028 al 2035, in una logica di flessibilità”. Secondo Uliano, in ogni caso, “quello di oggi è stato un confronto molto franco rispetto alle preoccupazioni e alle problematiche che gli stabilimenti Stellantis e l’indotto stanno attraversando in questo periodo di transizione. Non abbiamo avuto al momento risposte precise, ma Tavares si è impegnato a dare concreto riscontro alle nostre rivendicazioni, a partire dal confronto aperto con il Governo”.
Quanto al piano industriale, sono state concordate le missioni produttive per tutti gli stabilimenti italiani, ma, avverte il responsabile auto della Uilm, Gabriele Ficco, “chiediamo di chiarire e di migliorare il piano nelle parti più deboli o lacunose”. Restano infatti ancora prive di risposta le richieste di assegnazioni produttive aggiuntive non esclusivamente legate al full electric, a Torino così come a Melfi. E di nuove missioni produttive hanno bisogno anche Cassino e Modena. “Chiediamo inoltre trasparenza e collaborazione nelle importanti riorganizzazioni in atto nelle altre fabbriche dell’assemblaggio e della meccanica – aggiunge Ficco – da Pomigliano ad Atessa, da Termoli a Avellino o a Ferrara, nonché negli entri di ricerca e di staff. Altrettanto importanti sono poi la vivibilità degli stabilimenti e la creazione di postazioni idonee per i lavoratori con ridotte capacità fisiche. Speriamo – conclude – che oggi sia partito un confronto utile per i lavoratori e per l’Italia”.
Vede invece un futuro nero la Fiom-Cgil. “L’incontro di oggi non ha portato alcun elemento concreto che possa fare pensare ad un cambiamento di strategia di Stellantis nel nostro Paese”, dichiarano Samuele Lodi, responsabile settore mobilità, ed Edi Lazzi, segretario generale Fiom-Cgil di Torino: “L’affermazione sulla centralità del nostro paese per Stellantis non è confermata da scelte e decisioni che vadano in questa direzione. Non sono state fornite garanzie sulle produzioni, sulle saturazioni degli stabilimenti e sull’occupazione. L’azienda sostiene di compiere il massimo sforzo per affrontare una transizione non voluta da Stellantis ma imposta dall’Unione Europea. Ma non è più il tempo di semplici comunicazioni dell’azienda: occorre aprire una trattativa vera con Stellantis a Palazzo Chigi, come tra l’altro abbiamo unitariamente richiesto nelle settimane scorse, per arrivare ad un accordo quadro che metta in sicurezza stabilimenti, enti centrali, occupazione e filiera della componentistica”, concludono i due sindacalisti.
Intanto, i sindacati procedono con l’organizzazione dello sciopero di venerdì 12 aprile, accompagnato da una grande manifestazione e indetto proprio per accendere ancor più i riflettori sul destino dell’auto, a Torino e in Italia. Uno sciopero unitario, cosa rara di questi tempi in cui i rapporti fra le tre organizzazioni sindacali principali non sono certo idilliaci, e che ha avuto l’appoggio, altrettanto diciamo così unitario, delle istituzioni locali: dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, espressione del centro destra, al sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, eletto col Pd. Una manifestazione che, volendo, si potrebbe definire una sorta di ‘’marcia dei quarantamila’’ al contrario. Se sarà altrettanto determinante nei rapporti tra l’azienda, i sindacati e il Paese, lo si capirà nei prossimi mesi.
Nunzia Penelope