La grande vertenza è quella delle lavoratrici e dei lavoratori di Roma Multiservizi. Grande per la mole di persone coinvolte, circa 2.000, e per l’estenuante lasso di tempo che copre: trent’anni – dal 1994 al 2024 – di incertezze e precarietà, ma anche di lotta, che paga ma non è finita; trent’anni in cui si è giocata una partita al ribasso sulla pelle di migliaia di uomini e donne che insieme al sindacato hanno resistito ai giochi di potere tra un pubblico sempre più depotenziato e un privato sempre più rapace.
Trent’anni in cui una politica locale e nazionale – ora assente, ora illusoria – ha tirato i fili di destini invisibili, di coloro i quali della nostra Capitale e dei suoi servizi si prendono cura: manutenzione e pulizia delle aree verdi urbane, delle piste ciclabili, delle spiagge del litorale romano, delle case di riposo, delle farmacie, degli ospedali, delle biblioteche, dei musei, degli spazi espositivi, degli uffici di competenza comunale, delle scuole, dei mezzi, delle stazioni, dei depositi e degli uffici. «Attività tanto preziose e usuranti quanto “invisibili”». Una vicenda umana, sindacale e politica, un caso di scuola che è stato ricostruito, tappa per tappa, in un volume curato da Marina de Ghantuz Cubbe, giornalista del quotidiano La Repubblica, attraverso i contributi di Gianni Lanzi, segretario regionale Filcams-Cgil Roma e Lazio, e di Alessandra Cocevar, operaia e delegata sindacale Filcams-Cgil; le testimonianze dei delegati sindacali Claudio Mattei, operaio di 63 anni, dal 2007 all’interno della società, Emanuela Amico che di anni ne ha 55, è anche lei operaia in Multiservizi nel 2005. Poi Antonietta Persi, operaia di 63 anni, entrata in Multiservizi nel 2002; Marina Giangiacomo, amministrativa di 62 anni che nell’azienda si trova dal 1997. (Nota: Il libro è disponibile in download inquadrando con lo smartphone il qr code presente nell’immagine).
Roma Multiservizi nasce nel 1994 su volontà del Comune di Roma con l’obiettivo di integrare nei lavori socialmente utili lavoratori in mobilità e disoccupati di lungo periodo, soprattutto donne, e contrastare gli effetti della recessione del ’92-’93. Ma i risultati vanno in senso contrario e nell’arco di trent’anni si assiste a quella che viene definita una “mutazione genetica” della società «che da promotrice di una politica attiva del lavoro e di contrasto alla disoccupazione, è diventata un luogo di lavoro povero, tra part-time involontario e bassi salari». A condizioni contrattuali precarie – oltre il 30% del personale ha un contratto fino a 15 ore di lavoro settimanale, a 8 e a 10 mesi; quasi il 18% ha un part time a 20 ore settimanali, circa il 22% a 25 ore e il 12% a 30 ore settimanali, il che comporta una retribuzione annua lorda di una lavoratrice o un lavoratore inquadrato come operaio (il 99% del personale di Roma Multiservizi) di 10.480 euro – si intreccia una struttura del personale vulnerabile – il 65% ha più di 50 anni ed è donna (75%) ed oltre il 40% lavora per Roma Multiservizi da più di 15 anni -; inoltre, la suddivisione per titolo di studio mostra il basso
livello d’istruzione degli operai – per il 66,5% ha la licenza media, il 14% si è fermato dopo le elementari, il 18% ha un diploma. Per tutti questi lavoratori e per le loro famiglie la vita si traduce in enormi difficoltà economiche, sacrifici e rinunce, per il presente ma anche per il futuro previdenziale. Negli anni si sono susseguiti continui tentativi di “spezzatino” della società, tra pubblico e privato, con continue gare d’appalto e spettri di licenziamento che mettono ancora più a rischio il futuro di questi lavoratrici e lavoratori. Una “lotta tra poveri” a colpi di poche ore di lavoro, salari bassi, richiesta continua di disponibilità e precarietà, a cui operai e amministrativi non possono dire no, perché l’alternativa non c’è. Scioperi, manifestazioni e continue riunioni con il sindacato si susseguono incessantemente e poco alla volta lavoratrici e lavoratori cominciano a maturare un sentimento di comunanza e unione che si rivelerà vincente. È in questo momento che si consolida il rapporto di fiducia con il sindacato. «Lo stesso rapporto che più avanti sarà determinante per dare alla Cgil e ai suoi rappresentanti la forza di insistere e di chiedere, fino a ottenerla, l’internalizzazione», che avverrà con il passaggio del 1 gennaio 2024 da Roma Multiservizi a Risorse per Roma (azienda partecipata al 100% dal Comune). «Il futuro è tracciato ma in parte ancora da scrivere». Sicuramente resta una certezza: ciascuno ha iniziato la sua storia all’interno di Multiservizi da solo o da sola e ha intenzione di concluderla insieme, perché ognuno di loro rappresenta l’anello di una catena che non si può spezzare. In questo calvario di continue gare d’appalto e ricorsi, la parola d’ordine che arriva dalla Cgil e da tutti i suoi delegati è, appunto, «non arrendersi», attestando l’importanza di una coscienza collettiva che unisce tutti i lavoratori coinvolti – operaie, operai e amministrativi insieme – e che «nonostante le sconfitte o l’altissima precarietà esistenziale, non si disperde». Il valore dell’unità si rivela vincente, esorcizzando l’individualismo imperante delle realtà aziendali pubbliche o private che siano, che mettono in competizione i lavoratori e li isolano l’un dall’altro. Quello della Cgil è stato un decisivo lavoro di tessitura delle relazioni in sinergia con «la capacità di mobilitazione e la determinazione nel portare avanti anche la trattativa più complicata». La continuità dell’azione conflittuale da parte del sindacato, delle lavoratrici e dei lavoratori; la capacità di resistere e di non abbandonare la lotta, rielaborando le criticità in maggiore coesione. Attraverso questa chiave tutte le lavoratrici e i lavoratori hanno oggi una prospettiva che si proietta nel futuro e la loro è letteralmente una parabola d’esempio per moltissime altre realtà aziendali. «Non ci possiamo accontentare, né sarei contenta se la mia condizione migliorasse e quella di altri no», sintetizza Emanuela Amico.
Quella di Roma Multiservizi rappresenta la summa di un processo di svendita dei lavoratori, schiacciati da meccanismi di flessibilità che non lasciano alternative e foraggiati da politiche pubbliche ormai prone ai sistemi del ribasso per il massimo profitto. L’inerzia dei legislatori ricade sulle spalle di questi uomini e donne che sostengono loro malgrado, a discapito della loro sicurezza, le esigenze dei privati. Una vicenda che racconta la storia di un appalto come di molte altre, ma «è anche una storia che dimostra che il ricorso agli appalti e, quindi, al mercato privato e alle sue logiche, non è l’unica strada possibile», sottolinea con forza Alessandra Pelliccia, segretaria generale Filcams-Cgil Roma Lazio. «Per offrire un servizio di qualità ai cittadini e garantire, al contempo, sostenibilità sociale ed economica del lavoro, è fondamentale in definitiva ripensare e, diciamo noi, superare percorsi e processi di esternalizzazione e di appalto dei servizi e delle attività, soprattutto in ambito pubblico, evitando che le risorse pubbliche investite vengano fagocitate dalla logica del profitto perseguita da soggetti privati». E sono tre le leve su cui agire per invertire la rotta, come indica nelle conclusioni Natale Di Cola, segretario generale Cgil Roma e Lazio: La prima è quella della governance pubblica, «attraverso percorsi di reinternalizzazione dei servizi pubblici e mettendo in campo percorsi di ripensamento in chiave industriale delle società in house»; la seconda riguarda la cornice normativa, «perché è chiaro che l’assenza di norme nazionali che agevolino tali percorsi rende gli ostacoli più difficili da sormontare»; la terza è quella della volontà dei decisori politici: «le scelte coraggiose e sfidanti nei confronti della cultura politica ed economica che avvantaggia le esternalizzazioni e dei tanti interessi privati sono fondamentali».
Quella di Roma Multiservizi è una storia di coraggio e unione, di un sindacato vitale sempre al fianco dei lavoratori, di una Cgil che attesta la sua forza e dimostra che il lavoratore deve essere sempre al centro dei processi decisionali. Una storia necessaria da ricostruire e da diffondere, che la curatrice Marina de Ghantuz Cubbe e tutti coloro che hanno contribuito alla stesura di questo volume hanno avuto l’urgenza di non lasciar cadere nel dimenticatoio delle innumerevoli vertenze che inquinano l’ecosistema lavorativo del nostro Paese. La memoria è importante, l’indifferenza è letale. La storia di questi 2.000 lavoratrici e lavoratori è la nostra storia, stare la loro fianco è un nostro dovere. Il primo passo, in questo senso, è la consapevolezza: che se ne parli, sempre più spesso, sempre più forte. Ma più lavoro povero, nella consapevolezza che «la lotta paga, ma la lotta non è finita».
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: Roma Multiservizi. La grande vertenza. Dalla lotta di piazza all’internalizzazione,
Autore: a cura di Marina de Ghantuz Cubbe
Editore: Cgil Roma e Lazio, Filcams-Cgil Roma e Lazio
Pagine: 32 pp.