Sullo smart working si è persa un’occasione, che poteva essere preziosa per ripensare l’organizzazione del lavoro. Cosi Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e Lazio, commenta l’addio al lavoro agile, decretato dal primo aprile .
“Con il ritorno alla normativa del 2017 – spiega Di Cola- a Roma e nel Lazio oltre 300 mila lavoratrici e lavoratori, che lavorano in smart tra i 2 e i 3 giorni a settimana, rischiano di veder ridotte le giornate in smart o di tornare tutti i giorni in presenza. Dovremo rafforzare l’impegno per contrattare collettivamente lo smart working, perché la vecchia normativa prevede il ricorso agli accordi individuali tra dipendente e azienda, che non ovunque si riescono a fare”.
Di Cola si rammarica soprattutto dell’occasione persa: “Potevamo fare dello smart working, che non è solo lavoro da remoto, uno strumento per cambiare l’organizzazione del lavoro, come dimostrano i tanti accordi firmati, invece siamo davanti all’ennesimo tradimento di quel “niente dovrà essere più come prima’.
In questi anni, spiega ancora il sindacalista, “abbiamo visto usare lo smart working da parte di molte imprese a targhe alterne: a contrastarlo non appena calavano i contagi e a imporlo come aumentavano i costi energetici per poterli scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori. Senza mai voler ragionare, per davvero, di modelli organizzativi”
Anche per questo, prosegue, “non è un caso se per tante persone lo smart working si è tradotto in un aumento delle ore lavorate, nella violazione del diritto alla disconnessione e al riposo anziché in un miglioramento della conciliazione vita lavoro. Perché per fare davvero lo smart working serve investire sulle tecnologie e soprattutto abbattere l’approccio tutto ideologico delle imprese sul controllo ossessivo del dipendente come garanzia di produttività”.
Senza contare il danno ambientale che il ritorno al passato, cioe al lavoro in presenza, arrechera’: “in una città come Roma significa inoltre produrre 6,8 kg di CO2 al giorno per ogni persona che torna a lavorare in sede e far circolare decine di migliaia di auto private in più, con un impatto negativo sia sull’ambiente, che sulla mobilità di una città alle prese con i cantieri dei Giubileo”.
Nunzia Penelope