Il VI Arrondissement è un quartiere centrale di Parigi che parte dalla riva sinistra della Senna, attraversa Boulevard Saint Germain, oltre i Giardini del Lussemburgo fino quasi a Monparnasse. Come in tutti gli arrondissement anche nel VI c’è un Municipio (una Mairie) cui ci si può facilmente rivolgere. In quest’area vivono 42.000 persone. Nelle cassette della posta di ciascun appartamento del quartiere arrivano periodicamente pubblicazioni del VI Municipio sulle cose fatte, su quelle da farsi e addirittura sui percorsi con cui ogni cittadino possa dire cosa ne pensa e quale preferisce tra i progetti che la Mairie intende realizzare. In Italia parliamo spesso di “partecipazione”, come istanza da avviare e realizzare anche in forma volontaria per ridurre la distanza tra amministrazioni e comunità. Qui, al contrario, è una prassi formalizzata (certo non obbligatoria) per cui ogni cittadino può esprimere il proprio punto di vista su decisioni da prendere o già prese dal suo Municipio.
Non è un discorso astratto o, peggio, propagandistico. Faccio un esempio. Nel “Bollettino di informazione” di settembre 2023, si dice testualmente: “Come ogni anno dal 2014, le parigine e i parigini – e anche le persone che lavorano o studiano a Parigi – sono chiamati prima di tutto a depositare i loro progetti. I progetti ricevuti saranno studiati dai servizi della città che giudicheranno la loro fattibilità. Una volta selezionati, i progetti saranno sottoposti al voto. Quest’anno, nel VI, i progetti sono 5. Nei prossimi 20 giorni avete la possibilità di votare per i progetti che preferite”. Il Sindaco del VI Arrondissement si scusa per la riduzione del budget a disposizione e sollecita i cittadini a far sentire la loro voce. Poi vengono illustrati i progetti e per ciascuno è indicato il budget previsto: la creazione di posti di frescura per i bambini; l’installazione di un deposito bagagli “solidale” per la strada, ove ciascuno (dei senza casa e senza lavoro) possa in tutta sicurezza mettere le proprie cose e muoversi più libero in città; l’estensione delle zone verdi del quartiere; il restauro di due cappelle affrescate della chiesa di Saint Sulpice; la creazione di un parco protetto e libero per cani sulla riva della Senna. Il documento si conclude con una dichiarazione di intenti della maggioranza che governa e una dichiarazione anche dell’opposizione. Lo stesso percorso partecipativo è proposto in tutti i quartieri della città.
Parigi ha più di 2 milioni di abitanti. Se si consulta la pagina sulla “Partecipazione civica” nel sito del Municipio centrale di Parigi si può leggere: “Una città appartiene ai suoi abitanti. Prenderne cura, farla evolvere, renderla migliore, dovrà essere alla portata di tutti. Voi siete sempre più numerosi a impegnarvi nella vita del vostro quartiere o per Parigi. Per decidere e per agire sono a vostra disposizione degli strumenti e dei mezzi”. Semplice e chiaro. Verrebbe da dire, insomma, che nella capitale francese si preferiscono i fatti ai buoni propositi e alle chiacchiere. Cosa impedisce un percorso simile nelle città italiane?
Gaetano Sateriale