“Una vicenda grave e paradossale.” A parlare così è Stefano Ferrante, dell’Associazione Stampa Romana. Che con due aggettivi ha fotografato lo stato attuale della vicenda dell’Agenzia Dire.
Siamo a fine mattinata, in corso d’Italia, davanti alla sede della redazione romana della nota agenzia di notizie. Tra il marciapiede e la strada si è radunata una piccola folla fatta di lavoratrici e lavoratori dell’agenzia in sciopero, giornalisti di altre testate, sindacalisti, parlamentari e amministratori locali. Su un lato, quattro redattrici dell’agenzia reggono uno striscione su cui campeggia la scritta “La Dire siamo noi”.
A prendere la parola per prima, poco prima di mezzogiorno, è Alessandra Fabbretti, una giornalista che fa parte del Comitato di Redazione della Dire. Megafono in mano, tocca il lei il compito di spiegare motivazioni e obiettivi dell’odierna iniziativa di lotta.
Ma prima di venire alle parole di Fabbretti, sarà forse il caso di ricordare che, a monte di tutto, c’è l’apertura, negli anni scorsi, di un conflitto giudiziario che ha visto contrapposti il Ministero dell’Istruzione e la proprietà della Com.e, l’editrice della Dire.
Come si sa, le vicende giudiziarie, nel nostro Paese, non sono velocissime. Fatto sta che, nonostante che la Com.e, nel frattempo, abbia cambiato proprietario, il Ministero dell’istruzione ha recentemente disposto un “fermo amministrativo” nei confronti della casa editrice. A seguito di questa decisione, il 29 dicembre scorso il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio comunica che, avendo preso atto del suddetto fermo amministrativo e del successivo parere dell’Avvocatura Generale dello Stato, ha a sua volta deciso di sospendere l’erogazione dell’ultima tranche dei contributi dovuti per il 2023 alla Società editrice Com.e, nonché l’accesso della medesima “alla procedura negoziata prevista per gli iscritti all’elenco di rilevanza nazionale” per ciò che riguarda il 2024.
Tutto ciò si è prodotto in una situazione in cui i rapporti di lavoro fra l’Agenzia e i suoi dipendenti erano già tesi da tempo, anche a causa di un reiterato ricorso da parte dell’Agenzia stessa agli ammortizzatori sociali. Fatto sta che, a fine 2023, la situazione precipita. Il 28 dicembre, la Dire comunica la sua decisione di effettuare 14 licenziamenti, parte dei quali relativi alla sede romana, e parte a Bologna e in altre sedi. Ma non è finita. Perché nella tarda serata del 31 dicembre, quando la maggior parte degli italiani si accinge a festeggiare l’inizio dell’anno nuovo, dall’Agenzia partono 17 cosiddette “sospensioni” senza stipendio per altrettanti dipendenti della redazione romana.
Ora, a parte il fatto sconcertante relativo alla data e all’orario prescelti per comunicare il provvedimento aziendale, resta soprattutto il fatto che gli esperti di diritto del lavoro non conoscono l’istituto della sospensione senza stipendio. E resta ancor più il fatto di una redazione già in precedenza non sovraccarica di giornalisti che vede ulteriormente ridursi le sue dimensioni. Così come resta il fatto, particolarmente sottolineato da Fabbretti, che le famiglie dei lavoratori colpiti sono mediamente composte da persone piuttosto giovani con figli relativamente piccoli, e comunque minorenni.
Nell’immediato, gli obiettivi dell’azione sindacale, che vede affiancate le organizzazioni dei giornalisti e quelle dei poligrafici, sono dunque due: ritiro dei 14 licenziamenti e delle 17 “sospensioni”. A proposito delle quali sarà utile aggiungere che, dato il loro carattere incongruo da un punto di vista contrattuale e giuridico, i giornalisti hanno risposto presentandosi comunque in redazione.
Fabbretti ha anche sottolineato che lavoratrici e lavoratori della Dire non vogliono essere scudi umani e che, per parte loro, non intendono politicizzare lo scontro. Al contrario, si appellano a tutte le forze rappresentate in Parlamento affinché si trovi una soluzione che salvaguardi, allo stesso tempo, i diritti dei lavoratori dell’informazione e il pluralismo delle testate. E bisognerà, comunque, far presto. Infatti, alla fine del corrente mese di gennaio scadrà il Contratto di solidarietà, attualmente in essere, che è relativo a una trentina di poligrafici delle sedi di Roma e di Bologna.
@Fernando_Liuzzi