Tre ore e spicci di conferenza stampa, 45 domande, e nemmeno una volta è stato toccato l’argomento “lavoro”, né tantomeno “sindacati’’, o “salari”, e figuriamoci “salario minimo”. Per raccontare l’attesissimo appuntamento di fine/inizio d’anno della premier Giorgia Meloni con i giornalisti, nell’affollata sala dei gruppi a Montecitorio, occorre partire da quello di cui non si è proprio parlato: lavoro e dintorni, appunto. Ed è una mancanza abbastanza inspiegabile, considerando che si tratta di temi che tengono banco da mesi sui media e che riguardano l’intera popolazione. Va detto che in questo caso non si tratta di una reticenza della premier, o almeno non una reticenza evidente: semplicemente, nessuno dei 45 giornalisti che si sono alzati per interrogarla ha pensato di porre domande su questi argomenti.
Per la verità sono state poche anche le domande relative all’economia in generale. E quando sono state poste, da Giorgia Meloni sono arrivate risposte evasive o imprecise. Alla premier è stato chiesto, per esempio, se ci sarà una manovra correttiva in primavera (“boh”, è in sintesi il senso della sua risposta), è stata incalzata sul capitolo evasione fiscale all’estero (“la risposta va data a livello europeo”), sul Mes (“obsoleto”), sul patto di stabilità (“sono soddisfatta”), sulle pensioni (“la sostenibilità del sistema previdenziale va costruita’’). Frasi che non significano granché, anzi nulla. Supercazzole, si direbbe. Vaghezza anche sulle privatizzazioni: confermata l’intenzione già annunciata da tempo di mettere sul mercato Poste, Ferrovie e il redivivo Monte dei Paschi, per un totale di 20 miliardi, la premier non sa dire di più (“i tempi? Non li so”).
E quanto ai conti pubblici, alla cui quadratura mancano 32 miliardi? tra aumentare le tasse e tagliare la spesa pubblica, garantisce Meloni, non ci sono dubbi sul fatto che lei sceglierà di tagliare la spesa pubblica; peccato che il suo governo, in realtà, l’abbia appena aumentata di 25 miliardi, proprio con la legge di bilancio appena approvata.
Ma sarebbe stato interessante sentire cosa la premier aveva da dire anche su altri capitoli di interesse generale: per esempio sull’Ilva – che viaggia ormai spedita verso il baratro a meno che lo Stato non la salvi in extremis – ma nessuno glielo ha chiesto; così come nessuno ha azzardato una domanda sul futuro dell’auto in Italia, dato il sempre più evidente disimpegno di Stellantis dal nostro paese. Così come nessuno ha avuto la curiosità di chiederle qualcosa sui rapporti con le parti sociali, e con i sindacati in particolare: sulla conflittualità perenne della Cgil, o sul patto sociale che la Cisl, ancora oggi, si è dichiarata dispostissima a realizzare (se mai qualcuno da Palazzo Chigi volesse fare un cenno). Silenzio assoluto anche sul salario minimo, argomento che solo qualche giorno fa infiammava maggioranza e opposizione e riempiva le pagine dei quotidiani. Niente, archiviato. Ed è curiosa questa totale distanza della conferenza stampa di fine anno dai temi che invece sui media sono costantemente trattati: vero che in genere sono giornalisti del politico a interrogare il capo del governo di turno, ed è quindi abbastanza ovvio che si concentrino sui temi della politica, ma in passato le domande di economia non sono mancate, anzi. Chissà, forse l’argomento lavoro ha stancato, forse non e’ più considerato centrale, o forse, semplicemente, la premier non è ritenuta competente a rispondere.
Sta di fatto che la sola occasione in cui nella sala dei gruppi parlamentari è risuonata la parola “lavoro” è stata per legarla alla maternità: e qui Meloni ha spiegato che se dovesse scegliere tra la sua carica di premier e la figlia Ginevra sceglierebbe senza alcun dubbio quest’ultima, ma che la battaglia da combattere e vincere è per l’appunto quella per evitare che maternità e lavoro delle donne siano contrapposti: “non accetto che una donna debba scegliere, non è possibile che la maternità debba precludere altre opportunità. La maternità non deve essere nemica di altre scelte nella vita’’. Giusto e sacrosanto: peccato che il suo governo, da questo punto di vista, non abbia fatto altro che annunci, senza nessun provvedimento utile per le donne che, giustamente, vorrebbero lavorare ed essere madri. Aspirazione per il momento ancora irrealizzabile in Italia. Come tante altre.
Nunzia Penelope