Cercasi urgentemente presidente del Consiglio. L’annuncio, che sembra preso da una bacheca universitaria, potrebbe risultare strano. Una presidente del Consigli ce l’abbiamo, potrebbero replicare alla mia richiesta. Anzi, preciserebbero, abbiamo il primo presidente del Consiglio donna. Un’osservazione di per sé inattaccabile nella sua limpida chiarezza. La realtà ci dice che Giorgia Meloni è salda alla guida del governo, con alle spalle una robusta maggioranza. Tutto vero. Eppure mi verrebbe da dire che Giorgia Meloni stia sì ricomprendo il ruolo di primo ministro fuori dagli italici confini, difendendo, con alterne fortune, gli interessi della nazione nelle varie sedi internazionali, ma che tutto questo svanisca una volta che la nostra sia nuova riassorbita nelle vicende nostrane.
Perché se in politica estera Meloni ambisce al ruolo di statista, facendosi immortalare davanti a champagne e vino con gli altri grandi, in quella interna dismette le vesti della statista per indossare quelle da capo popolo-tribù. La kermesse di Atreju ha dimostrato proprio questo.
Loro, la tribù di Fratelli d’Italia, si identificano ancora nei valori e nella missione della compagnia fantasy di Tolkien, senza rendersi conto che ora sono loro a detenere l’anello del potere. Combattono ancora, come il protagonista de La storia infinita di Micheal Ende, il Nulla, perché pensano che tutti gli altri siano privi di valori o che quelli che propugnano siano nocivi per l’intera umanità. Attaccano i poteri forti che tramano nell’ombra alle loro spalle, e invitano poi uno dei massimi rappresentanti. La capa tribù Giorgia non lesina frecciate per i suoi avversarsi, molti dei quali presunti. Alimenta un antagonismo sterile e puerile, privo di basi e motivazioni.
Trascina nell’agone politico privati cittadini, in un duello impari, dimostrandosi inadatta a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio che rappresenta tutti i cittadini di una nazione, ma trovandosi molto di più a suo agio come capo fazione.
Vi immaginate che cosa sarebbe successo se Elly Schlein, da prima ministra, avesse attaccato un intellettuale o un giornale delle schieramento avverso? La destra avrebbe tuonato per chiedere le sue dimissioni e quelle dei suoi avi.
Quindi abbandoniamo ogni illusione che ci aveva portato a credere che Giorgia Meloni, al di là dell’appartenenza politica di ognuno, si era calata perfettamente nel ruolo di premier, lasciando ai suoi vice premier, cognati ministri o ex compagni uscite sgrammaticate e fuori luogo.
Negli Stati Uniti gli esperti di comunicazione ricorderebbero a Meloni un adagio: be presidential. Tradotto: comportati da presidente, rappresenta gli interessi dell’intera nazione e lascia gli attacchi politici agli altri.
E la risposta? Io sono Giorgia.
Tommaso Nutarelli