Il problema di Giorgia Meloni, uno dei tanti, è suo cognato, ovvero il marito di sua sorella Arianna nonché ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida. E’ un personaggio che in un anno di governo ha inanellato tante e tali figuracce da far impallidire persino il suo collega di governo Matteo Salvini. Lollobrigida, per gli amici Lollo, è riuscito a sostenere che l’arrivo dei migranti costituisce il pericolo di una “sostituzione etnica”, che significherebbe che gli italiani sono un’etnia, o magari una razza (superiore?), i quali rischiano il loro legittimo e naturale posto nel mondo a causa di questi africani che si riversano sulle nostre coste e poi nelle nostre città, nelle nostre case, ci rubano il lavoro, fanno tanti figli mentre noi non li facciamo più e quindi nel giro di pochi anni diventeranno la maggioranza del Paese. Questo pensa e teme “Lollo”, e non si capisce se lo pensi sul serio oppure lo dica solo per fare propaganda. Così come fu fantastica l’altra sua uscita sui “poveri che mangiano meglio dei ricchi perché comprano il cibo direttamente dai produttori…”. Lui forse non sa, o fa finta di non sapere, che i poveri sono non vivono nelle campagne ma nelle periferie delle città e sono costretti a comprare da mangiare nei discount, bassi prezzi e bassissima qualità. Vabbè, ma è inutile spiegarglielo, lui è obnubilato dal potere che ha conquistato grazie a sua cognata e dunque si permette di dire cose che non stanno né in cielo né in terra senza che qualche suo collega di governo, a cominciare dalla premier, lo convinca a stare zitto per non rovinare ulteriormente l’immagine dell’esecutivo.
Al quale esecutivo lui ha dato un ultimo colpo l’altro giorno, quando è stato capace di fermare il treno sul quale viaggiava perché era in ritardo per il suo appuntamento a Caivano. Lo ha fatto fermare a pochi chilometri da Roma, nella stazioncina di Ciampino, dove è sceso per salire su un’auto ministeriale che lo ha trasportato a Caivano in tempo per tagliare un nastro e parlare ai pochi astanti che lo aspettavano. Ovviamente è scoppiato uno scandalo, i partiti di opposizione hanno subito chiesto le sue dimissioni accusandolo di abuso di potere, un classico esempio della Casta contro cui la destra si è sempre scagliata quando stava all’opposizione e che invece oggi che sta al potere incarna all’ennesima potenza.
Il treno di Lollobrigida ricorda diversi episodi del passato, come i voli di Stato usati dai politici per i loro viaggi di piacere, l’elicottero (sempre di Stato) preso da Renzi andare per sciare con la famiglia a Courmayer, l’aeroporto fatto costruire da Scajola per atterrare a Imperia, cioè casa sua… Di esempi ce ne sono decine se non centinaia, ma l’elenco sarebbe troppo lungo.
Quel che colpisce, oltre al fatto in sé stesso, è la “giustificazione” fornita dal ministro: “La fermata straordinaria era fruibile a tutti, chiunque poteva scendere a Ciampino…”. Peccato che nessuno che fosse sceso insieme a lui avrebbe trovato un’auto blu pronta a portarlo dove sarebbe dovuto arrivare col treno. Ma evidentemente a “Lollo” è sfuggito questo particolare, che poi tanto particolare non è. Visto che chi fosse sceso si sarebbe trovato appiedato senza poter salire su alcun mezzo di trasporto adeguato per portarlo a destinazione. Forse i passeggeri avrebbero dovuto chiamare un taxi e avrebbero così risolto il problema, chissà se nella testa del ministro è balenata pure questa idea geniale, ma per sua fortuna non l’ha detta.
Finora Meloni non ha parlato di questo scandalo, almeno in pubblico (si spera tuttavia che in privato due parole a suo cognato gliele abbia dette). E probabilmente non ne parlerà, Dio, Patria e Famiglia prima di tutto. Soprattutto la Famiglia (la sua). Però non sarebbe sbagliato per lei e il suo governo che Lollobrigida si dimettesse da ministro, è evidente infatti che l’uomo non è all’altezza del compito che gli è stato affidato. Ed è altrettanto evidente che più resta al suo posto, più esternazioni improvvide farà (ne farà altre, questo è sicuro) e più danni provocherà alla compagine che ci governa. Il danno di immagine per la premier è ben più pesante di quello che causerebbero le sue dimissioni. Anche se possiamo immaginare che la moglie del ministro e sorella di Giorgia, cioè Arianna Meloni, che da agosto scorso è anche la segretaria di Fratelli d’Italia, non sarebbe contenta se il marito fosse costretto a lasciare il governo. Meglio allora non rischiare una rottura in Famiglia, che per la premier viene prima della Patria.
Riccardo Barenghi