GIOVEDÌ 9 NOVEMBRE 2023
131ª Seduta
Presidenza del Presidente
ZAFFINI
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Durigon.
La seduta inizia alle ore 8,45.
IN SEDE CONSULTIVA
(926) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026
– (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026 (limitatamente alle parti di competenza)
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
– (Tab. 15) Stato di previsione del Ministero della salute per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
(Rapporto alla 5ª Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Rapporto favorevole)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta pomeridiana di ieri.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI) presenta uno schema di rapporto favorevole (pubblicato in allegato).
Il senatore MAZZELLA (M5S) presenta uno schema di rapporto contrario (pubblicato in allegato).
La senatrice ZAMPA (PD-IDP) presenta due ulteriori schemi di rapporto contrario (pubblicati in allegato).
Si passa quindi alla votazione dello schema di rapporto del relatore.
Interviene per dichiarazione di voto contrario a nome del Gruppo il senatore MAZZELLA (M5S), il quale contesta la fondatezza dei giudizi negativi espressi nel corso dei dibattito riguardo la misura del superbonus. A tale scopo, fa riferimento alle valutazioni positive formulate dalla Commissione europea, nonché alle dichiarazioni di segno favorevole rilasciate nel recente passato dagli esponenti di vertice dei partiti attualmente di maggioranza.
Riguardo i contenuti del disegno di legge in esame, risulta particolarmente grave l’insufficienza del finanziamento del settore sanitario pubblico, in sostanza trascurato a beneficio del privato accreditato. Le ripercussioni immediate riguarderanno la disponibilità di personale medico e infermieristico, dotazione di posti letto. I tagli in materia previdenziale comporteranno un ulteriore aggravamento della situazione, in forza della prevedibile fuoriuscita di medici dal Servizio sanitario nazionale.
Sono altresì del tutto inadeguate le risorse messe a disposizione per l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, mentre la prevista destrutturazione dei fondi dedicati non potrà che aumentare il disagio delle categorie già attualmente più deboli. Analoghe preoccupazioni destano le misure riguardanti il finanziamento del Fondo per la non autosufficienza, l’aumento dell’IVA sui prodotti per la prima infanzia, lo svuotamento del Fondo relativo alla malattia di Alzheimer.
Ai richiamati elementi critici si aggiunge la mancanza di interventi finalizzati al potenziamento dei servizi sociali, alla tutela della salute mentale e al sostegno psicologico, all’ambito delle malattie rare. Allo stato attuale è invece necessario un complessivo e massiccio aumento del finanziamento del settore sanitario, tale da portare il livello di spesa al 7 per cento del prodotto interno lordo.
Anche in materia di lavoro, la manovra di bilancio è caratterizzata da una sostanziale iniquità, basata su ragioni meramente ideologiche.
La senatrice ZAMPA (PD-IDP) richiama in primo luogo alcuni dati del recente rapporto OCSE sulla sanità, che pone in evidenza la debolezza dell’investimento in sanità dell’Italia in relazione ai sistemi nazionali più avanzati, reso evidente dalla diminuzione dell’aspettativa di vita e dall’aumento di decessi causati dall’inquinamento atmosferico. Appare del resto chiara la sottovalutazione dell’importanza della sanità alla base delle scelte del Governo, tese ad accordare priorità ad altri ambiti di intervento. L’incremento previsto del finanziamento del fabbisogno sanitario è infatti insufficiente in rapporto alle reali esigenze e costituisce un fattore di rischio per la tenuta della sanità pubblica di carattere irreversibile.
Per quanto riguarda le politiche sociali, è da porre in rilievo l’inadeguatezza del sostegno agli indigenti di cui all’articolo 2, particolarmente in relazione all’aumento della povertà.
L’esonero contributivo riguardante i lavoratori dipendenti recato dall’articolo 5 non comporta alcun incremento delle retribuzioni nette ed è privo di strutturalità. Inoltre, il Governo ha omesso di reperire le risorse necessarie ai rinnovi contrattuali e alle assunzioni nel pubblico impiego. Le conseguenze di tale errore saranno particolarmente gravi nel settore sanitario.
È altresì evidente il peggioramento in materia previdenziale a causa della revisione dell’aliquote di rendimento, alla base in primo luogo del previsto sciopero dei medici della sanità pubblica.
In conclusione, dichiara il voto contrario del proprio Gruppo.
Il senatore MAGNI (Misto-AVS) esprime un giudizio fortemente negativo sul disegno di legge di bilancio. Fa quindi riferimento al deterioramento delle condizioni del sistema previdenziale, specialmente per il personale medico pubblico, ciò che comporterà prevedibilmente un deflusso dalle strutture sanitarie, con conseguenze gravissime sulla loro capacità assistenziale. Gli interventi in materia previdenziale sono inoltre penalizzanti per i dipendenti pubblici e smentiscono gli intenti programmatici espressi in passato dalle forze di maggioranza.
Le risorse messe a disposizione della sanità sono nel complesso insufficienti e, in particolare, a fronte dell’inerzia sul piano delle assunzioni, sono destinate al fallimento le misure di carattere retributivo individuate per risolvere la questione delle liste d’attesa.
La manovra economico-finanziaria proposta è priva di qualsiasi linea di politica industriale e non affronta il problema strutturale costituito dal basso livello delle retribuzioni, che richiederebbe invece un’energica politica di carattere redistributivo, favorevole al lavoro dipendente.
Dichiara infine il voto contrario sullo schema di rapporto del relatore.
Verificata la presenza del prescritto numero legale, lo schema di rapporto presentato dal relatore è infine posto in votazione.
La Commissione approva a maggioranza. Risulta conseguentemente preclusa la votazione degli schemi di rapporto alternativi.
SCONVOCAZIONE DI SEDUTA
In considerazione dell’andamento dei lavori, il presidente ZAFFINI avverte che la seduta già convocata alle ore 13 di oggi non avrà luogo.
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 9,25.
RAPPORTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E DEL MINISTERO DELLA SALUTE, PER L’ANNO FINANZIARIO 2024
E PER IL TRIENNIO 2024-2026
(DISEGNO DI LEGGE N. 926 – TABELLE 2, 4 E 15)
La 10a Commissione permanente, esaminato il disegno di legge in titolo, recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e il bilancio pluriennale per il triennio 2024- 2026, nonché le tabelle 4, 15 e 2, limitatamente alle parti di competenza, esprime generale apprezzamento per le disposizioni ivi introdotte in materia di salute, di lavoro, e a sostegno delle famiglie e delle categorie fragili.
Con riferimento alle disposizioni in materia di salute, valuta assai positivamente l’incremento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario standard (articolo 41) e le misure previste per fronteggiare la carenza di personale sanitario del Servizio sanitario nazionale (SSN), ridurre le liste di attesa e il ricorso alle esternalizzazioni, estendendo la facoltà di ricorrere agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico e infermieristico, già prevista per l’anno 2023, a tutte le prestazioni aggiuntive svolte dal personale medico e sanitario (articolo 42).
Giudica inoltre con favore la rideterminazione del tetto della spesa farmaceutica convenzionata e per acquisti diretti (articolo 43), il nuovo sistema di remunerazione delle farmacie per il rimborso dei farmaci e l’aggiornamento, demandato all’AIFA, del prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio, finalizzato a incrementare i livelli di assistenza di prossimità (articolo 44).
Apprezza le misure previste per garantire l’attuazione dei Piani operativi per il recupero delle liste d’attesa (articolo 45), l’applicazione, anche nel 2024, della procedura transitoria di riparto delle quote premiali da destinare alle regioni virtuose (articolo 47), nonché l’aggiornamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati (articolo 46).
Preso atto della disciplina prevista in materia di assistenza sanitaria per gli stranieri e in tema di compartecipazione alla spesa sanitaria dei lavoratori frontalieri (articolo 49), valuta favorevolmente i finanziamenti destinati all’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) e al potenziamento dell’assistenza territoriale e del SSN (articoli 48 e 50).
La Commissione giudica inoltre particolarmente positivo l’aggiornamento – previsto in relazione all’Accordo fra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 28 febbraio 2008 – delle procedure inerenti ai finanziamenti ex articolo 20 della Legge 11 marzo 1988, n. 672, in materia di interventi di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico, tema su cui è in corso, in Commissione, una specifica indagine conoscitiva (articolo 56, comma 7).
Specifico apprezzamento la Commissione esprime poi per la disciplina sugli investimenti immobiliari dell’INAIL destinati all’ammodernamento delle strutture sanitarie e all’ampliamento della rete sanitaria territoriale (articolo 59) e in relazione al contributo previsto in favore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP), al fine di potenziare l’attività di prevenzione e assistenza sanitaria e sociosanitaria in favore dei soggetti che versano in condizioni di vulnerabilità sociale ed economica (articolo 66).
Quanto alle disposizioni in materia di lavoro, famiglia e politiche sociali, la Commissione formula spiccato apprezzamento per le misure dedicate al sostegno alle famiglie, alla natalità e alle categorie fragili, valutando assai positivamente la riduzione, per l’anno 2024, della contribuzione previdenziale a carico dei lavoratori dipendenti (articolo 5), i rifinanziamenti dei fondi destinati all’acquisto di beni alimentari di prima necessità e alla distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti (articolo 2), nonché le previsioni fiscali in materia di welfare aziendale (articolo 6).
In particolare, plaude all’incremento delle risorse stanziate per la contrattazione collettiva relativa ai dipendenti statali e per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico, tesi anche a valorizzare la specificità del personale sanitario (articolo 10).
Uno specifico apprezzamento la Commissione manifesta con riferimento alle misure relative alla detassazione dei premi di risultato e delle forme di partecipazione agli utili di impresa (articolo 7), al trattamento integrativo speciale riconosciuto ai lavoratori del comparto turistico, ricettivo e termale (articolo 9), nonché alle disposizioni in materia di indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (articolo 31) e in tema di ammortizzatori sociali a tutela di specifici settori (articolo 34).
Giudica poi con favore la revisione della disciplina sui requisiti per il trattamento pensionistico di vecchiaia e sulle condizioni per il riconoscimento di una delle possibili tipologie di pensione anticipata (articolo 26), la possibilità di riscatto, da parte di soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, di periodi non coperti da contribuzione obbligatoria (articolo 27), e le modifiche concernenti l’istituto della perequazione automatica dei trattamenti pensionistici (articolo 29).
Valuta inoltre positivamente la proroga e la contestuale ridefinizione degli istituti dell’APE sociale e “Opzione donna”, nonché l’estensione temporale sia della fattispecie transitoria di diritto al trattamento pensionistico anticipato denominata “quota 103” sia degli incentivi per il caso di prosecuzione dell’attività lavorativa (articolo 30).
Prende poi atto della modifica dei criteri di calcolo delle quote di trattamento pensionistico liquidate con il sistema retributivo prevista per alcune categorie di dipendenti pubblici (articolo 33) e della revisione delle aliquote IVA per alcuni prodotti relativi alla prima infanzia e all’igiene femminile (articolo 11, comma 2).
La Commissione giudica altresì con particolare favore determinate misure previste a sostegno della famiglia, quali l’incremento del buono per il pagamento degli asili nido (articolo 35), la revisione dell’indennità per i congedi parentali (articolo 36) e la disciplina sulla decontribuzione prevista in favore delle lavoratrici con figli (articolo 37).
Considera inoltre con soddisfazione l’istituzione di un fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, la previsione di un finanziamento permanente in favore del cosiddetto reddito di libertà per le donne vittime di violenza e l’incremento, a decorrere dal 2026, del Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità (articoli 39 e 40).
La Commissione condivide la modifica di alcune imposte in materia di prodotti di tabacco e succedanei (articolo 11, comma 3), nonché le misure di contrasto dell’evasione fiscale nel settore del lavoro domestico (articolo 17) e la ridefinizione dei criteri di calcolo dell’indennità di malattia per la gente di mare (articolo 32).
Valuta altresì positivamente l’istituzione di una Commissione di studio per la ridefinizione dei criteri per la rivalutazione delle prestazioni di carattere previdenziale e sociale (articolo 88), la previsione di un fondo per il personale di alcuni enti di ricerca (articolo 60), nonché gli stanziamenti previsti per l’accoglienza dei migranti e in favore dei minori stranieri non accompagnati (articolo 66) e per il proseguimento delle attività relative al soccorso e all’assistenza alla popolazione ucraina nel territorio nazionale (articolo 70).
Infine, riguardo alla sezione II e, in particolare, agli stati di previsione relativi al Ministero dell’economia e delle finanze, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero della salute, apprezza l’incremento delle risorse da assegnare ai policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali, e dei fondi dedicati alle pari opportunità, alle politiche giovanili, al sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro e per l’occupazione e la formazione.
Tanto premesso, la Commissione formula conclusivamente, per quanto di competenza, rapporto favorevole.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAI SENATORI MAZZELLA, BARBARA GUIDOLIN ED ELISA PIRRO
SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E DEL MINISTERO DELLA SALUTE, PER L’ANNO FINANZIARIO 2024 E PER IL TRIENNIO 2024-2026
(DISEGNO DI LEGGE N. 926 – TABELLE 2, 4 E 15)
La 10ª Commissione permanente, esaminato il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026, le allegate tabelle 4 e 15, nonché, limitatamente alle parti di competenza, l’allegata tabella 2
premesso che:
il disegno di legge di bilancio riflette una situazione economica e di finanza pubblica incerta e delicata ed appare inadeguato ad invertire una preoccupante tendenza, instauratasi nel primo anno di vita del Governo, al ritorno a stagioni segnate dalla stagnazione, dall’erosione degli stipendi a causa del caro vita e dalla riduzione delle prestazioni sociali effettive;
nel secondo trimestre la crescita dell’economia italiana ha subito una inversione di tendenza, risentendo della riduzione del potere d’acquisto delle famiglie dovuta all’elevata inflazione, della permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina, della sostanziale stagnazione dell’economia europea e della contrazione del commercio mondiale;
la modesta crescita dell’attività economica prefigurata delle stime per il secondo semestre, ha portato a rivedere al ribasso la previsione di crescita annuale del prodotto interno lordo (PIL) in termini reali del 2023 dall’1,0 per cento del DEF allo 0,8 per cento e la proiezione tendenziale a legislazione vigente per il 2024, dall’1,5 per cento all’1,0 per cento;
in termini di competenza, le disposizioni previste con la manovra di finanza pubblica comportano un peggioramento del saldo tendenziale del bilancio dello Stato di circa 21,2 miliardinel 2024, di 12,2 miliardi nel 2025 e di 7,4 miliardi nel 2026. Le entrate finali di competenza del bilancio integrato nel 2024 ammontano a circa 687,6 miliardi, 696,8 miliardi nel 2025 e 710,9 miliardi nel 2026. Le spese finali di competenza del bilancio integrato nel 2024 ammontano invecea circa 886,5 miliardi, 862,1 miliardi nel 2025 e 842,4 miliardi nel 2026;
considerato che:
la povertà in Italia è ormai un fenomeno strutturale visto che tocca quasi un residente su dieci, il 9,4 per cento della popolazione residente vive infatti, secondo l’Istat, in una condizione di povertà assoluta. In termini assoluti si contano in Italia più di cinque milioni di persone in stato di povertà assoluta;
risultano del tutto assenti tutte le misure necessarie per supportare le prestazioni sociali volte ad alleviare la povertà;
le dinamiche sottostanti i dati aggregati sul mercato del lavoro sono abbastanza complesse, legate al cambiamento della struttura demografica e al fenomeno, che ha avuto inizio in anni molto recenti, di contrazione della popolazione in età lavorativa;
in un contesto di crescita occupazionale e di tasso di disoccupazione in discesa, ma pur sempre ancora consistente, continuano ad osservarsi a livello settoriale fenomeni di mismatch;
con riferimento al mondo del lavoro un aumento del tasso di posti vacanti (al 2,3 per cento, dal 2,1 per cento del primo trimestre), concentrato soprattutto nelle costruzioni e nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione;
le tendenze dei salari, la coesistenza di un tasso di posti vacanti elevato e un tasso di disoccupazione eccezionalmente basso si è accompagnata ad una crescita comunque troppo contenuta delle retribuzioni. Quelle di fatto per dipendente, dopo il marcato incremento del primo trimestre (1,1 per cento t/t) dovuto alla corresponsione di somme una tantum nel comparto dei servizi, hanno rallentato nel secondo;
il costo del lavoro per unità di prodotto è atteso in accelerazione quest’anno, per poi rallentare negli anni successivi. Di conseguenza, l’inflazione interna, misurata dal deflatore del PIL, sarebbe pari al 4,5 per cento nel 2023, scenderebbe al 2,9 per cento nel 2024 e al 2,1 e 2,0 per cento nel 2025 e 2026, rispettivamente;
è auspicabile ampliare le misure di sostegno dei redditi delle fasce più deboli, alla luce del fatto che il trend di riduzione del tasso di disoccupazione, non è confortante, dunque un’ampia fascia di popolazione permarrà nel prossimo triennio in uno stato di difficoltà e inoccupazione, che rasenta la soglia di povertà;
rafforzare le misure di protezione delle fasce più deboli e diffondere strumenti per ampliare il “benessere collettivo” non solo dovrebbe costituire una priorità del Governo, ma è una scelta di politica economica con un impatto macroeconomico importante per la crescita del PIL;
considerato, altresì, che:
il peggioramento geopolitico, con la guerra in Palestina, crea crescente incertezza e frena gli investimenti e sicuramente anche i consumi. L’unica buona notizia è il calo dell’inflazione, che potrebbe incoraggiare le spese; ma potrebbe anche essere un segno di domanda durevolmente depressa. Se la crescita del 2024 fosse dello 0,7 per cento anziché come nella Nadef, 1,2 per cento, il rapporto deficit/Pil sarebbe maggiore del già pericolosamente programmato 4,3 per cento e il debito/Pil aumenterebbe più di mezzo punto, invece di diminuire troppo poco, dello 0,2 per cento, come previsto;
le citate tensioni inflazionistiche e la perdurante instabilità geopolitica, oltre che le debolezze strutturali del nostro sistema economico-produttivo, richiederebbero ben altri interventi economici e sociali, di sostegno alla domanda, ai redditi e all’occupazione, per i settori pubblici come per quelli privati, per contrastare l’effetto recessivo e depressivo della perdita di potere d’acquisto, dell’aumento dei tassi di mercato e delle aspettative negative;
è di tutta evidenza che le misure proposte non restituiscano una visione generale e di ampio respiro di una programmazione pluriennale, ma evidenzino un impianto fortemente iniquo in quanto condizionato da scelte ideologiche aventi l’obiettivo principale di affermare profili politici identitari;
mancano nella manovra di bilancio gli investimenti necessari per creare lavoro, rafforzare la coesione sociale e contrastare le disuguaglianze. Mancano risorse per l’istruzione e per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia. In questa prospettiva, occorreva un significativo incremento della spesa corrente, anche per accompagnare gli investimenti del PNRR e il corretto funzionamento delle nuove infrastrutture sociali;
con riferimento alla Tabella 4, e, limitatamente alle parti di competenza, alla Tabella 2,
considerato che:
a fronte del quadro sopra descritto, sul piano della tutela del potere di acquisto di stipendi e pensioni le misure approntate dalla manovra di bilancio appaiono del tutto inadeguate e parziali, basti pensare all’esiguità della riduzione degli oneri contributivi a carico del lavoratore;
appare fuorviante come sia stato del tutto sottovalutato il potenziamento delle risorse in favore delle famiglie, dei lavoratori fragili, dei lavoratori in condizioni di disagio, dei pensionati, delle donne;
a partire dalle tanto annunciate misure per la famiglia, uno dei primi articoli del provvedimento in esame, l’articolo 11, contrariamente ad ogni proclama mediatico, aumenta l’iva sui prodotti per la prima infanzia, portandola dal 5 al 10 per cento, ad esclusione dei seggiolini per bambini da installare negli autoveicoli per i quali l’iva viene posta al 22 per cento;
allo stesso tempo, manca ogni riferimento al tema del salario minimo nonostante sia stato un tema fortemente dibattuto nell’ultimo periodo anche a livello europeo;
in materia pensionistica la legge di bilancio si limita a reiterare – con interpretazioni di dubbia apprezzabilità – interventi di natura sperimentale, per l’uscita anticipata come nel caso della cosiddetta quota 103 (articolo 30, comma 4) o con le inopinate misure sull’istituto di Opzione donna (articolo 30, comma 3), entrambe drasticamente riduttive rispetto al regime previgente ed entrambe fortemente penalizzanti per le lavoratrici che continuano a subire le modifiche dei requisiti anagrafici e soggettivi per l’accesso ad Opzione donna portando di fatto alla sostanziale cancellazione di tale forma di flessibilità pensionistica, con ulteriori tagli sulle pensioni dei soggetti più deboli;
anche sul fronte del contrasto alla povertà sono pochi se non nulli gli apprezzamenti possibili. In buona sostanza, da una lettura approfondita appare evidente che il contrasto sia orientato contro i poveri. Infatti, nonostante la prospettiva sostanzialmente recessiva del prossimo anno, non è stata inserita alcuna norma a tutela delle categorie più deboli;
per non parlare dell’ultima «errata corrige» al testo della legge di Bilancio, depositata dal Mef in Senato che fa sparire in un baleno gli sgravi contributivi appena promessi alle mamme che lavorano. Il taglio del 100 per cento dei contributi per le donne dipendenti a tempo indeterminato con due figli, fino al decimo anno del più piccolo, si applicherà solo per il 2024, e non fino al 2026, come per le donne con tre figli, fino al diciottesimo anno del minore (articolo 37);
sul versante dei lavoratori, ancora, pur accogliendo con favore il taglio del cuneo contributivo per il 2024, preme evidenziare come la misura sia insufficiente, essendo necessario introdurre nel nostro ordinamento una misura simile a carattere strutturale;
a ciò si aggiunga che appaiono del tutto inesistenti misure volte a contrastare l’evasione fiscale, nonostante nelle stesse relazioni allegate si sottolinea che parte delle coperture si rinvengono proprio da tale operazione;
nulla è stato stanziato né disciplinato in favore dei lavoratori usuranti del comparto socio sanitario, infermieristico e di altri settori estremamente bisognosi di interventi fondamentali per la tutela della dignità e della salute;
nessun intervento figura neppure in favore di tutti quei lavoratori che, per la tipologia di lavoro che svolgono, sono costretti da osservare un part-time ciclico verticale pagandone le conseguenze in termini di tutele personali;
valutato che:
la manovra interviene su una discutibile riforma del sistema pensionistico generando innumerevoli perplessità nonché evidenti discriminazioni tra i destinatari. In particolare, stando alla disposizione dell’articolo 33, per i lavoratori pubblici iscritti alla Cpdel (enti locali), Cps (sanitari, medici e infermieri) Cpi (insegnanti) e Cpug (ufficiali giudiziari), le regole cambiano anche per il passato. Ciò appare manifestamente iniquo oltre che incostituzionale. Inoltre, gli effetti perversi di queste norme, potrebbero causare una uscita anticipata in massa, entro la fine dell’anno, da parte di dipendenti pubblici, soprattutto medici, che già sono carenti nella nostra sanità;
mentre, appare del tutto assente un intervento in favore del futuro pensionistico dei giovani, palesemente dimenticati da questa maggioranza. Una vera riforma pensionistica dovrebbe partire proprio dai giovani. Infatti, coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 19996, ovvero nel regime contributivo pieno, hanno lavori instabili e precari, salari bassi e la maggior parte di loro (il 53 per cento), quando matureranno i criteri di uscita avranno una pensione povera, inferiore alla soglia di povertà (800 euro circa). Per questi lavoratori innanzitutto la soluzione va trovata subito in correttivi dentro il mercato del lavoro, spingendo i salari verso l’alto, con l’introduzione di un salario minimo e con la limitazione dei contratti part-time e precari, sulla scia di quanto si era fatto con il decreto dignità.
Oggi che registriamo il paradosso di una modesta crescita occupazionale con il Pil fermo, è ancora più evidente che la dinamica positiva è da attribuire a bassi salari e ad un numero di ore lavorate per persona inferiore. E quindi è ancora più necessaria l’introduzione di un salario minimo e di limitazioni al part time involontario e a forme precarie. Ad esempio, secondo stime dell’Inps presentate nel rapporto annuale del 2022, se si introducesse un salario minimo sopra i 9 euro lordi l’ora, per i giovani il rateo pensionistico crescerebbe del 10. Ma a parte questo, come ultimo intervento di rete di protezione, andrebbe introdotta una pensione di garanzia di tipo contributivo. Come è noto, nel modello contributivo attuale, non esiste la pensione minima, quindi va creato un meccanismo che, senza disincentivare la partecipazione al mercato del lavoro, possa creare una pensione di garanzia dignitosa, valorizzando buchi contributivi e formazione, inserendo un minimale pensionistico a fronte di un certo montante contributivo raggiunto (e non necessariamente un numero di anni). In questo contesto si dovrebbe anche inserire il riscatto di laurea gratuito per i giovani, che avrebbe il merito di incentivare lo studio e non penalizzare coloro che per motivi di studio entrano più tardi nel mercato del lavoro;
considerato altresì che:
per quanto attiene alla famiglia e alla disabilità, la manovra è assolutamente inadeguata seppur in linea con la ratio che sottende all’intero disegno di legge che mira per l’appunto a colpire i poveri, i bisognosi e a non supportare in alcun modo i disabili e le persone con malattie rare;
nient’altro viene previsto per le persone con disabilità, mancando totalmente un quadro di visione d’insieme delle politiche in questo settore. In tale contesto, occorre evidenziare che con l’articolo 40, invece, viene creato un Fondo Unico per l’inclusione delle persone con disabilità con una dotazione pari ad euro 231.807.485 a decorrere dal 2024 che altro non sono che le dotazioni attualmente contenute nei fondi che lo stesso articolo va ad abrogare. Infatti, il predetto articolo abroga i seguenti fondi:
o «Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità» istituito dall’articolo 34, commi 1, 2 e 2-bis del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41,
o «Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità» istituito dall’articolo 1, commi 179 e 180 della legge 30 dicembre 2021, n. 234,
o «Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare» istituito dall’articolo 1, comma 254, legge 27 dicembre 2017, n. 205,
o «Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia» istituito dall’articolo 1, comma 456, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;
il risultato che si ottiene da questo mero accorpamento è l’abrogazione delle disposizioni che regolamentano l’impiego delle risorse creando di fatto un grande disordine e destinando le risorse originariamente previste per una specifica platea in favore delle ben 8 finalità elencate nella disposizione;
inoltre, nella manovra mancano incrementi per due importantissimi Fondi, il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare e il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili che costituiscono l’architrave di un welfare capace e veramente inclusivo di una società civile;
infine, nonostante l’emergenza degli infortuni sul lavoro questo tema è il grande assente della manovra di bilancio. Nulla è previsto sull’utilizzo degli avanzi di Bilancio INAIL, pari nel 2022 a circa 2 miliardi di euro, oggi destinati a concorrere alla finanza pubblica, da destinare invece alla formazione, alla ricerca, alla riduzione delle franchigie e al riconoscimento di nuove prestazioni. Niente si dice sul potenziamento dell’organico dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro; zero risorse per l’attività di formazione e orientamento nelle scuole sul tema di salute e sicurezza;
con riferimento alla Tabella 15,
valutato che:
l’articolo 41 dispone che il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 3.000 milioni di euro per l’anno 2024, 4.000 milioni di euro per l’anno 2025 e 4.200 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026. Di conseguenza il FSN sale a 134,1 miliardi di euro per il 2024, 135,39 miliardi di euro per il 2025 e quasi 136 miliardi di euro per il 2026, ma per l’anno 2024, si prevede che 2,4 miliardi dovrebbero essere destinati ai rinnovi contrattuali 2022-2024 del personale dipendente e convenzionato;
pur valutando positivamente il doveroso riconoscimento economico al personale sanitario che si concretizza con i rinnovi contrattuali, la manovra non lascia affatto intravedere un rilancio progressivo del finanziamento pubblico del SSN, lasciando poche risorse per le altre priorità;
l’articolo 42 prevede che per far fronte alla carenza di personale sanitario nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario Nazionale, per ridurre le liste d’attesa e il ricorso alle esternalizzazioni, l’autorizzazione agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive previste dal decreto n. 34 del 2023 per il personale medico ed infermieristico per il settore dell’emergenza-urgenza, viene estesa, dal 2024 al 2026, a tutte le prestazioni aggiuntive svolte dal personale medico e al personale sanitario del comparto sanità operante presso le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale. In particolare, per le prestazioni aggiuntive previste dall’articolo 42 è autorizzata la spesa per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 di 200 milioni di euro per il personale medico che corrisponde al costo di 1.165 medici in tutto il territorio nazionale, mentre per il personale sanitario per lo stesso triennio è autorizzata la spesa di 80 milioni di euro che corrisponde al costo di 685 infermieri su tutto il territorio nazionale;
l’articolo 45 prevede misure per l’abbattimento delle liste di attesa. La disposizione prevede che per l’attuazione dei piani operativi per il recupero delle liste d’attesa le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possono avvalersi delle prestazioni aggiuntive e possono coinvolgere per tale finalità anche gli erogatori privati accreditati e per tale ragione l’articolo 46 prevede un graduale innalzamento del tetto per l’acquisto di prestazioni erogate da privati accreditati. La relazione tecnica della legge di bilancio per il 2024 prevede che sulla base dei dati di Conto Economico delle regioni, l’onere per il 2024 è pari a circa 123 milioni di euro, quello per l’anno 2025 è pari a 368 milioni di euro e quello a regime a partire dal 2026 è pari a 490 milioni di euro. Tale onere trova copertura nell’ambito dell’incremento del fabbisogno sanitario;
le disposizioni sopra citate per il recupero delle liste di attesa prevedono, dunque, incentivi economici a medici e infermieri che sono stremati da condizioni di lavoro insostenibili. Le risorse destinate alla sanità pubblica risultano insufficienti mentre si prevedono più risorse strutture private accreditate ed è questo l’unico tetto di spesa che è stato modificato, mentre quello riguardante le nuove assunzioni di personale medico-infermieristico non è stato cambiato. Il SSN per continuare ad essere universalistico ha bisogno di investimenti e non solo di risorse che servono a tamponare e a cercare di riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta;
considerato che:
in Italia mancano 30.000 medici ospedalieri, 70.000 infermieri e circa 100.000 posti letto. Carenze che mettono a rischio la salute dei cittadini che, nel momento del bisogno, potrebbero trovarsi senza la necessaria assistenza. La carenza di professionisti non porterà a una riduzione delle liste d’attesa, ma bisogna puntare a interventi strutturali con il superamento del tetto alla spesa di personale e un piano straordinario di assunzioni;
il 58,5 per cento dei medici non è disponibile a lavorare di più per abbattere le liste d’attesa. È il risultato di un sondaggio lanciato dal sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED (che riunisce le sigle ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) a cui hanno risposto mille camici bianchi. Il 29 per cento dichiara di lavorare già molte ore oltre il proprio orario di lavoro e non intende dunque sacrificare ulteriormente la propria vita privata; il 21,5 per cento ritiene che non sia questa la soluzione al problema delle liste d’attesa; solo il 3,5 per cento preferisce prolungare il proprio orario di lavoro lavorando in intramoenia o privatamente mentre il 4,6 per cento ritiene insufficiente l’aumento delle tariffe previsto; il 18 per cento invece lavorerà di più per abbattere le liste d’attesa perché sente il dovere di farlo mentre il 23,4 per cento aderirà alla richiesta per arrotondare lo stipendio;
il Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani (FoSSC). che riunisce 75 società scientifiche attive nel nostro Paese, evidenzia che lo stanziamento di 3 miliardi di euro di cui 2, destinati al rinnovo dei contratti, non frenerà l’esodo dei medici neo-laureati né i pre-pensionamenti dei medici già in servizio;
14 milioni di persone, quasi un cittadino su tre, hanno almeno una volta rinunciato a curarsi o si sono visti costretti a rivolgersi al privato. Una percentuale che arriva a 37,5 per cento al Sud e nelle Isole. Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, fra chi ha scelto di non curarsi, il 64 per cento lo ha fatto a causa dei tempi di attesa troppo lunghi, e il 60 per cento per via del costo elevato;
tra coloro che hanno rinunciato a esami, visite e operazioni, le frequenze maggiori si sono riscontrate per l’oculistica (36 per cento), la dermatologia (35,6 per cento) e l’odontoiatria (35,5 per cento), ma non manca chi ha scelto di non curarsi anche in aree mediche come la ginecologia (25 per cento) o la cardiologia (26 per cento). Nell’ultimo anno si è curato solo attraverso il Servizio Sanitario Nazionale ha affrontato, in media, liste di attesa di circa 77 giorni. A causa di queste lunghe attese i cittadini sono costretti a rivolgersi alle strutture private con liste di attesa meno lunghe, ma con spese per le famiglie molto alte;
in 10 anni (2011-2021), in Italia, sono stati chiusi 125 ospedali, ben il 12 per cento. Nel 2011 (tra pubblici e privati) erano 1.120, per diminuire a 995 nel 2021, con un taglio più marcato per le strutture pubbliche (84 in meno). In un solo anno sono stati eliminati quasi 21.500 posti letto, incrementati solo per affrontare i mesi più duri della pandemia: nel 2020 erano 257.977, per poi scendere a 236.481 nel 2021;
ogni anno le aziende sanitarie e ospedaliere perdono medici, infermieri e operatori sanitari che si dimettono e scelgono di lavorare nel privato; le cause che portano a questa drastica decisione sono i carichi di lavoro, un aumento del burnout e una retribuzione tra le più basse in Europa;
secondo le ultime stime, sono circa due milioni i pazienti che non hanno più un medico di famiglia, per i pensionamenti o per il passaggio al settore privato perché più rumenerativo. L’Agenas ha calcolato che dal 2019 al 2021 il numero dei medici di medicina generale si è ridotto di 2.178 unità, passando dai 42.428 professionisti del 2019 a poco più di 40 mila. I pediatri di libera scelta sono scesi nello stesso periodo da 7.408 a 7.022 (386 in meno). La Fondazione Gimbe ha stimato una carenza di 2.876 medici di base, nel 2025 tra pensionamenti e turn over ridotto, di medici di base ce ne saranno addirittura 3.452 in meno rispetto al 2021. Nel giro di due anni si calcola che i cittadini italiani senza un medico di riferimento potrebbe raggiungere quota 5 milioni;
il taglio delle pensioni dei medici previsto dall’articolo 33, porterà ad una riduzione fino a 26mila euro l’anno ed il rischio immediato è quello di una nuova fuga di professionisti dal Servizio sanitario nazionale. Da quanto denunciato da Anaao Assomed. circa 6mila medici e dirigenti sanitari del SSN hanno già maturato i requisiti pensionistici o li matureranno nel 2024, ovvero 42 anni e 10 mesi di contributi e 67 anni di età e potrebbero lasciare il nostro sistema sanitario nazionale, dagli ospedali pubblici, per evitare il pesante taglio alla loro pensione;
valutato che:
l’articolo 48 prevede per l’aggiornamento dei LEA una quota pari a 50 milioni di euro per il 2024 e di 200 milioni per il 2025. Le risorse non risultano bilanciate per il biennio e non sono sufficienti. Dalla relazione illustrativa della legge di bilancio per il 2024 si legge che “L’articolo 1, comma 288, della legge del 30 dicembre 2021, n. 234, ha finalizzato l’importo di 200 milioni di euro per finanziare le proposte aggiornative. È noto essere in corso di definizione uno schema di decreto per l’aggiornamento dei LEA che esaurirà la disponibilità finanziaria citata, impedendo per il futuro il recepimento delle ulteriori richieste di aggiornamento non presenti nell’emanando decreto. Tanto premesso, al fine di consentire ulteriori aggiornamenti dei LEA, si prevede che sia vincolata una quota pari a 50 milioni di euro per l’anno 2024 e una quota pari a 200 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025, a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard”;
l’articolo 50 stanzia risorse pari a 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro annui a decorrere dal 2026 per potenziare l’assistenza territoriale, anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario, al fine di implementare ulteriormente gli standard organizzativi, quantitativi, qualitativi e tecnologici ulteriori rispetto a quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);
ricordiamo che la Missione 6 – Salute del PNRR per la Componente 1 – Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale erano previste: la realizzazione di 600 Centrali Operative Territoriali entro il primo semestre 2024; la realizzazione di 1.350 Case della Comunità entro il 30 giungo 2026. L’investimento complessivo è pari a 2 miliardi di euro; la realizzazione di 400 Ospedali di Comunità entro il primo semestre del 2026 per un investimento complessivo di un miliardo;
con riferimento alla Componente 1, il Ministro Schillaci nel suo intervento in 10a Commissione del Senato ha evidenziato: • la riprogrammazione del target europeo delle Case di Comunità (CdC) da 1350 a 1038 interventi, dovuto a: (i) aumento medio del costo dei materiali di costruzione (stimato in un +30 per cento); (ii) ritardi dovuti alla necessità di reperire finanziamenti addizionali; la riprogrammazione del target europeo delle Centrali Operative Territoriali (COT) da 600 a 480 interventi, dovuto all’aumento medio del costo dei materiali di costruzione (stimato in un +25 per cento); la riprogrammazione del target europeo degli Ospedali di Comunità (OdC) da 400 a 307, dovuto all’aumento medio del costo dei materiali di costruzione (stimato in un +30 per cento);
risulta piuttosto evidente che la rimodulazione delle strutture può incidere nella realizzazione della più grande riforma di potenziamento del Servizio sanitario nazionale volto a ridisegnare il sistema di assistenza territoriale come un nuovo modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale che mira “a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze” e consentirebbe di alleggerire la pressione sui pronto soccorso dove i pazienti al momento si rivolgono in massa per carenza di servizi efficienti e risposte efficaci sul territorio. La situazione critica dei pronto soccorso è evidente in fatti di cronaca denunciati con immagini di malati parcheggiati sulle barelle anche per settimane per mancanza di posti letto nei reparti, mentre i medici, non riescono a far fronte ad una domanda di assistenza crescente;
considerato che:
non sono previste risorse per la tutela dei più fragili. Si ricorda la legge 23 marzo 2023, n. 33, recante “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” con la quale l’esecutivo, aveva dichiarato di “costruire un diverso approccio alla terza età, promuovendo dignità e autonomia delle persone anziane attraverso una nuova governance dei servizi e degli strumenti a disposizione. In un Paese che invecchia è necessario delineare modi per un tempo di vita di qualità, anche in condizioni di non autosufficienza”. Tuttavia, a distanza di qualche mese,il Governo nella manovra non garantisce un supporto essenziale agli anziani, proprio in uno dei Paesi con il maggior tasso di invecchiamento. Il definanziamento del Fondo per le non autosufficienze ne è la prova. Quasi quattro milioni di anziani non autosufficienti che nel giro di pochi anni, entro il 2030, si legge nelle previsioni allegate al PNRR, diventeranno cinque, cui bisogna sommare quasi 7 milioni di familiari che prestano loro assistenza. Milioni di persone non considerate e milioni di famiglie già oggi in difficoltà penalizzate. Il rapporto annuale Istat 2023 mette in risalto dati allarmanti. Il 2022 si contraddistingue per un nuovo record del minimo di nascite (393mila, per la prima volta dall’Unità d’Italia sotto le 400mila) e la popolazione ultrasessantacinquenne ammonta a 14 milioni. Sul fronte demografico, gli effetti dell’invecchiamento della popolazione si fanno sempre più evidenti: il consistente calo delle nascite registrato nel 2022, rispetto al 2019, è dovuto per l’80 per cento alla diminuzione delle donne tra 15 e 49 anni di età e per il restante 20 per cento al calo della fecondità. L’invecchiamento è destinato ad accentuarsi nei prossimi anni, con effetti negativi sul tasso di crescita del Pil pro capite;
non vengono potenziati, altresì, i servizi sociali dei territori, senza una previsione di assunzioni che porti il rapporto tra assistente sociale e cittadini a 1:4000;
nel 2024 non è più prevista l’Iva al 5 per cento sui prodotti per la prima infanzia. pannolini, latte in polvere e altri preparati per l’alimentazione dei neonati torneranno all’aliquota al 10 per cento. L’abbassamento dell’iva era stata proprio introdotta dall’esecutivo nella legge di bilancio per il 2023 e oggi lo stesso Governo torna indietro su una misura che non si proietta nella direzione di un maggiore incentivo alla natalità o di un supporto attivo alle famiglie. La spesa media mensile per il primo anno di vita del bambino si aggira intorno ai 353 euro e le famiglie spendono mediamente nel primo anno di vita del proprio figlio circa 2.000 euro soltanto per pannolini (936 euro) e latte in polvere (1.027 euro). Con l’aumento dell’iva e dei prezzi, le famiglie avranno costi ancora più alti;
la tabella 15 evidenzia definanziamenti a Fondi rivolte a categorie deboli. Non sono previste risorse per migliorare la protezione sociale delle persone affette da demenza e di garantire la diagnosi precoce e la presa in carico tempestiva delle persone affette da malattia di Alzheimer. In Italia, si legge sul sito del Ministero della salute, secondo le proiezioni demografiche, nel 2051 ci saranno 280 anziani ogni 100 giovani, con aumento di tutte le malattie croniche legate all’età, e tra queste le demenze. Attualmente il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre 1 milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nella loro assistenza. I dati del Global Action Plan 2017-2025 dell’OMS indicano che nel 2015 la demenza ha colpito 47 milioni persone in tutto il mondo, una cifra che si prevede aumenterà a 75 milioni entro il 2030 e 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuovi casi all’anno (1 ogni 3 secondi). Dati che dovrebbero far riflettere e orientare a un programma di prevenzione con risorse adeguate, invece il Governo per il prossimo triennio non ha previsto nessuno stanziamento;
nella tabella 15, pagina 15, inoltre, lo stesso Governo evidenzia che il Fondo per l’autismo e quello per i test di Next Generation Sequencing subiranno una “notevole decurtazione”;
si ricorda che l’articolo 1, comma 401, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016) ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute il Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, con una dotazione di 5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016. La dotazione del Fondo di cui al primo periodo è incrementata di 50 milioni di euro per l’anno 2021 e di 27 milioni di euro per l’anno 2022. Il Governo invece, ha deciso di prevedere il minimo delle risorse, solo 5 milioni di euro per il prossimo triennio. In Italia, si stima 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi: i maschi sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine. E’ importante prevedere e programmare risorse adeguate, così come è importante stabilire percorsi per la diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico e detrazione delle spese per i percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali delle prestazioni, della cura e del trattamento individualizzato per la presa in carico di soggetti minori e adolescenti, nonché specifiche agevolazioni contributiva per l’occupazione dei soggetti con disturbi dello spettro autistico;
per quanto concerne ad esempio il Fondo per i test di Next-Generation Sequencing, è stato incrementato dalla legge di bilancio 2023 di soli 200.000 euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, destinati al potenziamento dei test di Next-Generation Sequencing di profilazione genomica del colangiocarcinoma. Il Fondo è stato istituito ai sensi dell’articolo 1, comma 684, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, con una dotazione pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023. Il Governo, invece, ha deciso di sottrarre risorse. La profilazione genica rappresenta una delle più importanti innovazioni per la personalizzazione delle terapie per i pazienti oncologici e che richiede adeguate risorse. Risulta oggi indispensabile garantire in tutto il Paese equità di accesso per i pazienti oncologici ai test NGS di profilazione genomica dei tumori per i quali ne è riconosciuta evidenza e appropriatezza, al fine di garantire il diritto alla più efficace terapia;
non sono previste ulteriori risorse per il potenziamento dell’assistenza a tutela della salute mentale e dell’assistenza psicologica e psicoterapica. L’attuale Governo ha definanziato con la legge di bilancio 2023 prevedendo un limite complessivo di 5 milioni di euro per l’anno 2023 e di 8 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2024 (articolo 1, comma 538, legge n. 228 del 2021) rispetto ai 25 milioni di euro stanziati per l’anno 2022 dal decreto proroga termini (articolo 1-quater, legge n. 228 del 2021);
non sono previsti stanziamenti per finanziare l’attuazione e l’aggiornamento del Piano nazione delle cronicità anche se i numeri sono molto rilevanti. In Italia 24 milioni di persone ne sono affette e oltre la metà ne ha più di una; 9 milioni presentano forme gravi. I costi sono altissimi oltre 65 miliardi e sono in aumento e che tra cinque anni ce ne saranno almeno un milione più di oggi. E’ stato aggiornato il Piano Nazionale Oncologico 2023-2027 (PON) e quello sulle malattie rare 2023-2025 (PNMR), ma quello della Cronicità che dovrebbe attualizzare le risposte a milioni di persone ancora sembra essere rinviato. E’ assolutamente necessario contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull’individuo, sulla famiglia e sul contesto sociale, migliorando per quanto possibile la qualità di vita e rendendo più uniforme, efficiente ed integrata l’assistenza territoriale;
non sono previste risorse per il Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. L’articolo 1, comma 688 della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di bilancio per il 2022) ha istituito presso il Ministero della salute il Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, con dotazione di 15 milioni di euro per l’anno 2022 e di 10 milioni di euro per l’anno 2023. Nel 2019 i casi di disturbi alimentari (anoressia, bulimia e binge eating) intercettati erano stati 680.569, nel 2020 erano balzati a 879.560, nel 2021 a 1.230.468, e nel 2022 a 1.450.567. Nel complesso le persone trattate oggi per queste patologie sono oltre 3 milioni; nel 2000 erano circa 300 mila. Visto i crescenti numeri è necessario incrementare lo stanziamento previsto a legislazione vigente;
non sono previste risorse per le terapie avanzate le quali offrono nuove opportunità per la diagnosi, la prevenzione o il trattamento di gravi patologie che hanno opzioni terapeutiche limitate o assenti, quali malattie genetiche, malattie croniche, rare e tumori. E’ fondamentale investire su questo settore della biomedicina al fine di rendere economicamente sostenibile l’acquisto dei farmaci per tali terapie e garantirne l’accesso al più ampio numero di pazienti;
non si prevede, altresì, nessuna risorsa aggiuntiva per il Fondo di solidarietà per le persone affette da malattie rare istituito dall’articolo 6 della legge 10 novembre 2021, n. 175, con una dotazione pari a 1 milione di euro annui a decorrere dall’anno 2022. Il Fondo è destinato al finanziamento delle misure per il sostegno del lavoro di cura e assistenza delle persone affette da malattie rare per cui è necessario incrementare lo stanziamento previsto a legislazione vigente;
considerato che:
l’assenza o incrementi insufficienti delle risorse destinate ai Fondi ad hoc per le categorie deboli non solo rappresenta un approccio superficiale alle problematiche reali che affrontano milioni di persone, ma denota poca lungimiranza e attenzione nella pianificazione delle strategie per la promozione della salute delle persone coinvolte;
la manovra non lascia intravedere un progressivo rilancio del finanziamento pubblico: con incrementi esigui che nel 2025 e nel 2026 che non copriranno nemmeno gli aumenti legati all’inflazione;
le grandi problematiche come quelle dei pronto soccorso o delle liste d’attesa rappresentano le gravissime criticità strutturali e delle carenze di personale. I problemi del Servizio Sanitario Nazionale necessitano di una riforma del sistema che manca del tutto in questo piano di finanziamento del Governo;
la sanità pubblica è al collasso e i dati fanno emergere che si va sempre di più verso la strada della privatizzazione. Il Governo sta trasformando il diritto alla Salute, definito fondamentale dalla nostra Costituzione, in un bene di lusso. Le chiusure di reparti, le lunghe liste d’attesa, che costringono migliaia di persone a rivolgersi ai privati, mentre chi non può permetterselo, rinuncia sempre di più a curarsi. L’appalto della salute dei cittadini e la sua mercificazione hanno ottenuto due soli risultati: l’arricchimento dei privati e l’abbassamento dei livelli di assistenza;
il Governo avrebbe dovuto investire almeno 15 miliardi sulla sanità per portare la spesa sanitaria al 7 per cento del Pil, in linea con quello che succede nel resto di Europa perché gli investimenti dirottati ai privati non riusciranno a tenere il sistema pubblico;
un sistema sanitario pubblico ben articolato e supportato da politiche pubbliche adeguate può migliorare la qualità della vita delle persone. Le misure previste dalla legge di bilancio per il 2024 non puntano all’efficientamento del sistema sanitario. È fondamentale valutare, programmare, investire nel medio-lungo periodo e la sostenibilità del SSN non può essere garantita con stanziamenti inadeguati,
formula rapporto contrario.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DALLE SENATRICI ZAMPA, CAMUSSO, FURLAN E ZAMBITO
SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2024 E PER IL TRIENNIO 2024-2026
(DISEGNO DI LEGGE N. 926 – TABELLA 4)
La 10ª Commissione, esaminato, per le parti di competenza, il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (A.S. 926) e l’allegata Tabella n. 4;
premesso che:
l’esame del disegno di legge di bilancio per il 2024 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel secondo trimestre dell’anno il PIL ha subito un rallentamento e, secondo le prime stime Istat, l’andamento nel terzo trimestre è rimasto stazionario. La crescita acquisita per il 2023 si stabilizza pertanto allo 0,7 per cento, ad un livello inferiore alle attese, mentre per il 2024 il paventato raggiungimento di una crescita del 1,2 per cento, come evidenziato dalla NADEF 2023, appare ottimistico e difficilmente raggiungibile. Le più recenti stime di organismi internazionali, infatti, collocano la crescita del Pil italiano per il prossimo anno tra lo 0,5 e lo 0,8 per cento;
tale andamento prefigura, pertanto, il primo vero arresto della crescita per due trimestri consecutivi a partire dal gennaio 2021, evidenziando l’esaurimento della spinta economica ereditata dalla precedente legislatura e tutta l’inefficacia delle politiche attuate dall’esecutivo in carica, a partire dall’incerto apporto alla crescita da parte del PNRR a seguito del rallentamento degli interventi e della rimodulazione dei programmi;
alcune delle misure previste in questo provvedimento costituiscono un pericoloso passo indietro i cui effetti potrebbero rendere ancor più incisivi i rischi al ribasso sull’andamento dell’economia, con un deterioramento dei conti pubblici a partire già dal 2024 che rischia di mettere in serio pericolo la solidità dei fondamentali dell’economia italiana;
l’evidenza empirica ci insegna che l’espansione del bilancio non si traduce automaticamente in un sostenuto aumento del prodotto, se le misure non sono adeguate a favorire la crescita potenziale nel lungo periodo. Al contrario, questa manovra di bilancio, di ammontare pari a 25,5 miliardi di euro, non contiene vere e proprie misure espansive – che si riducono a pochi interventi – mentre le fonti di finanziamento a deficit che ammontano ad oltre 15 miliardi di euro 2024 sono affiancate da preoccupanti tagli di spesa e riduzioni di entrate. Il tutto in un contesto dove il debito pubblico non diminuisce e la volatilità sui mercati finanziari è tornata ad aumentare e i tassi di interesse sul debito pubblico risultano molto elevati;
gli effetti della protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti del Governo, con posizioni spesso conflittuali sugli più importanti argomenti di discussione in seno alle istituzioni europee, in particolare in merito al processo di revisione del quadro della governance economica europea, la mancata decisione a tutt’oggi sulla ratifica dell’accordo di modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), e sulla credibilità dell’impegno a conseguire i risultati di crescita annunciati, stanno determinando una situazione di scarsa credibilità anche nel contesto internazionale;
inoltre, a pochi mesi dalla disattivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, e con in corso il processo di revisione del quadro della governance economica europea, sul fronte delle politiche di bilancio sarebbe al contrario necessario intensificare i colloqui nelle sedi istituzionali europee per conseguire una riforma che favorisca una crescita sostenibile per il nostro Paese in un contesto di equilibrio di bilancio, di investimenti e riforme e di equilibrio macroeconomico;
tenuto conto che nell’ambito del Semestre europeo, il Consiglio ha approvato in luglio le sue raccomandazioni specifiche per Paese sui programmi nazionali di riforma 2023 e ha formulato pareri sui programmi di stabilità o convergenza aggiornati. Le raccomandazioni per l’Italia invitano, tra l’altro, il nostro Paese ad assicurare una politica di bilancio prudente, limitando l’aumento della spesa primaria; utilizzare i risparmi dalla graduale riduzione delle misure di sostegno di emergenza connesse all’energia per ridurre il disavanzo pubblico, e qualora nuovi aumenti dei prezzi dell’energia dovessero richiedere nuove misure di sostegno o proseguire le esistenti, far sì che esse tutelino le famiglie e le imprese vulnerabili; preservare gli investimenti pubblici finanziati a livello nazionale e provvedere all’assorbimento efficace delle sovvenzioni del dispositivo e di altri fondi dell’Unione, in particolare per promuovere le transizioni verde e digitale; continuare a perseguire una strategia di bilancio a medio termine di risanamento graduale e sostenibile, combinata con investimenti e riforme atti a migliorare la produttività e ad aumentare la crescita sostenibile; ridurre le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema fiscale, preservandone la progressività e migliorando l’equità; accelerare la produzione di energie rinnovabili aggiuntive; aumentare l’efficienza energetica, anche attraverso sistemi di incentivi mirati, rivolti in particolare alle famiglie più vulnerabili e agli edifici con le prestazioni peggiori; promuovere la mobilità sostenibile; intensificare le iniziative a favore dell’offerta e dell’acquisizione delle abilità e competenze necessarie per la transizione verde;
nel disegno di legge di bilancio in esame si ravvisano scelte incoerenti con i suddetti indirizzi, se non proprio controproducenti, sia sul fronte sociale e della crescita sostenibile sia con le scelte che stanno maturando in sede UE; esattamente al contrario di quanto sarebbe necessario per il nostro Paese, molte delle raccomandazioni espresse a livello europeo sono disattese, in particolare per quanto riguarda gli investimenti e riforme atti a migliorare la produttività e ad aumentare la crescita sostenibile, l’adeguato assorbimento delle risorse europee, l’accelerazione sulla transizione verde e digitale, la riduzione delle imposte sul lavoro e l’aumento dell’efficienza del sistema fiscale, preservandone la progressività e migliorando l’equità, tutti elementi fortemente manchevoli nel disegno di legge di bilancio;
considerato che:
la manovra di bilancio appare illusoria, insostenibile e non credibile;
per quanto riguarda le parti di competenza della Commissione,
le misure previste danno una risposta assolutamente parziale e, a volte peggiorativa, alle tante emergenze del Paese;
l’articolo 2 prevede misure per il sostegno degli indigenti e per gli acquisti di beni di prima necessità – selezionati peraltro in assolutamente modo arbitrario – con un incremento di 600 milioni per il 2024 della Carta «Dedicata a te»: si tratta di una misura assolutamente irrisoria e fintamente “buonista” inadeguata a dare una risposta concreta ai problemi della crescente popolazione indigente, in assenza di una misura universale di contrasto alla povertà;
l’articolo 5 reintroduce, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, un esonero sulla quota dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, esclusi i lavoratori domestici, già previsto per gli anni 2022 e 2023: si tratta di una misura che non incrementa le retribuzioni nette dei lavoratori e che, essendo rifinanziata solo per il 2024, rappresenterà un “vincolo” per le successive leggi di bilancio, a causa della sua mancata strutturalità;
la detassazione dei premi di produttività non è prevista anche per i pubblici dipendenti a conferma di una disparità di trattamento tra lavoratori in materia di contrattazione integrativa;
l’incremento delle risorse per la contrattazione collettiva del pubblico impiego per il triennio 2022-2024 serve a coprire a decorrere dal 2024 l’indennità di vacanza contrattuale prevista a favore del personale destinatario dei suddetti contratti, a fronte della riduzione delle risorse per regioni ed enti locali;
il disegno di legge di bilancio non prevede nulla in materia di occupazione, mentre servirebbe un piano straordinario di assunzioni per i settori pubblici, a cominciare dalla scuola e dalla sanità, che da anni sono in grande sofferenza a causa anche dei blocchi del turn over che si sono susseguiti negli anni;
sulla previdenza, invece di “superare” la legge Fornero – come annunciato da anni – la maggioranza è riuscita nell’incredibile risultato di peggiorarla riducendo le future pensioni di molti lavoratori pubblici attraverso una revisione retroattiva delle aliquote di rendimento, misura a rischio di incostituzionalità;
viene confermato il taglio all’indicizzazione delle pensioni in essere poiché la modifica prevista dal disegno di legge in esame, per l’anno 2024, concerne esclusivamente la classe di importo, del complesso dei trattamenti pensionistici di un soggetto, superiore a dieci volte il trattamento minimo del regime generale INPS;
di fatto, le già insufficienti misure di flessibilità in uscita sono rese ancora più inutili poiché sono introdotti requisiti ancora più restrittivi: le misure note come “Quota 103” e Ape sociale riguarderanno nel complesso non più di 10.000 persone, mentre “Opzione donna” – il cui accesso è stato reso già più difficile con la legge di bilancio 2023 – con l’incremento di un anno dell’età anagrafica, rimarrà sostanzialmente inutilizzata;
quanto previsto in materia di previdenza comporterà il progressivo smantellamento della flessibilità di uscita;
l’articolo 37, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, riconosce un esonero del cento per cento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile. In via sperimentale, per l’anno 2024, tale esonero è riconosciuto anche alle lavoratrici madri di due figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo: si tratta di una misura che riguarda solo la “maternità” e non la “genitorialità” rivolta solo alle lavoratrici con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ignorando in modo palese la discontinuità che, purtroppo, caratterizza il lavoro femminile e le differenze enormi tra le lavoratrici del Nord e quelle del Sud;
il disegno di legge istituisce il Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità e Fondo per la copertura finanziaria di interventi legislativi in materia di disabilità, stanziando risorse assolutamente insufficienti dopo aver azzerato nel c.d. decreto-legge “anticipi” il Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità, per una somma pari a 350 milioni per l’anno 2023, necessari a dare attuazione alla legge delega in materia di disabilità;
esprime parere contrario.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DALLE SENATRICI ZAMPA, CAMUSSO, FURLAN E ZAMBITO
SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DELLA SALUTE PER L’ANNO FINANZIARIO 2024 E PER IL TRIENNIO 2024-2026
(DISEGNO DI LEGGE N. 926 – TABELLA 15)
La 10ª Commissione, esaminato, per le parti di competenza, il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (A.S. 926) e l’allegata Tabella n. 15;
premesso che:
l’esame del disegno di legge di bilancio per il 2024 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel secondo trimestre dell’anno il PIL ha subito un rallentamento e, secondo le prime stime Istat, l’andamento nel terzo trimestre è rimasto stazionario. La crescita acquisita per il 2023 si stabilizza pertanto allo 0,7 per cento, ad un livello inferiore alle attese, mentre per il 2024 il paventato raggiungimento di una crescita del 1,2 per cento, come evidenziato dalla NADEF 2023, appare ottimistico e difficilmente raggiungibile. Le più recenti stime di organismi internazionali, infatti, collocano la crescita del Pil italiano per il prossimo anno tra lo 0,5 e lo 0,8 per cento;
tale andamento prefigura, pertanto, il primo vero arresto della crescita per due trimestri consecutivi a partire dal gennaio 2021, evidenziando l’esaurimento della spinta economica ereditata dalla precedente legislatura e tutta l’inefficacia delle politiche attuate dall’esecutivo in carica, a partire dall’incerto apporto alla crescita da parte del PNRR a seguito del rallentamento degli interventi e della rimodulazione dei programmi;
alcune delle misure previste in questo provvedimento costituiscono un pericoloso passo indietro i cui effetti potrebbero rendere ancor più incisivi i rischi al ribasso sull’andamento dell’economia, con un deterioramento dei conti pubblici a partire già dal 2024 che rischia di mettere in serio pericolo la solidità dei fondamentali dell’economia italiana;
l’evidenza empirica ci insegna che l’espansione del bilancio non si traduce automaticamente in un sostenuto aumento del prodotto, se le misure non sono adeguate a favorire la crescita potenziale nel lungo periodo. Al contrario, questa manovra di bilancio, di ammontare pari a 25,5 miliardi di euro, non contiene vere e proprie misure espansive – che si riducono a pochi interventi – mentre le fonti di finanziamento a deficit che ammontano ad oltre 15 miliardi di euro 2024 sono affiancate da preoccupanti tagli di spesa e riduzioni di entrate. Il tutto in un contesto dove il debito pubblico non diminuisce e la volatilità sui mercati finanziari è tornata ad aumentare e i tassi di interesse sul debito pubblico risultano molto elevati;
gli effetti della protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti del Governo, con posizioni spesso conflittuali sugli più importanti argomenti di discussione in seno alle istituzioni europee, in particolare in merito al processo di revisione del quadro della governance economica europea, la mancata decisione a tutt’oggi sulla ratifica dell’accordo di modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), e sulla credibilità dell’impegno a conseguire i risultati di crescita annunciati, stanno determinando una situazione di scarsa credibilità anche nel contesto internazionale;
inoltre, a pochi mesi dalla disattivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, e con in corso il processo di revisione del quadro della governance economica europea, sul fronte delle politiche di bilancio sarebbe al contrario necessario intensificare i colloqui nelle sedi istituzionali europee per conseguire una riforma che favorisca una crescita sostenibile per il nostro Paese in un contesto di equilibrio di bilancio, di investimenti e riforme e di equilibrio macroeconomico;
tenuto conto che nell’ambito del Semestre europeo, il Consiglio ha approvato in luglio le sue raccomandazioni specifiche per Paese sui programmi nazionali di riforma 2023 e ha formulato pareri sui programmi di stabilità o convergenza aggiornati. Le raccomandazioni per l’Italia invitano, tra l’altro, il nostro Paese ad assicurare una politica di bilancio prudente, limitando l’aumento della spesa primaria; utilizzare i risparmi dalla graduale riduzione delle misure di sostegno di emergenza connesse all’energia per ridurre il disavanzo pubblico, e qualora nuovi aumenti dei prezzi dell’energia dovessero richiedere nuove misure di sostegno o proseguire le esistenti, far sì che esse tutelino le famiglie e le imprese vulnerabili; preservare gli investimenti pubblici finanziati a livello nazionale e provvedere all’assorbimento efficace delle sovvenzioni del dispositivo e di altri fondi dell’Unione, in particolare per promuovere le transizioni verde e digitale; continuare a perseguire una strategia di bilancio a medio termine di risanamento graduale e sostenibile, combinata con investimenti e riforme atti a migliorare la produttività e ad aumentare la crescita sostenibile; ridurre le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema fiscale, preservandone la progressività e migliorando l’equità; accelerare la produzione di energie rinnovabili aggiuntive; aumentare l’efficienza energetica, anche attraverso sistemi di incentivi mirati, rivolti in particolare alle famiglie più vulnerabili e agli edifici con le prestazioni peggiori; promuovere la mobilità sostenibile; intensificare le iniziative a favore dell’offerta e dell’acquisizione delle abilità e competenze necessarie per la transizione verde;
nel disegno di legge di bilancio in esame si ravvisano scelte incoerenti con i suddetti indirizzi, se non proprio controproducenti, sia sul fronte sociale e della crescita sostenibile sia con le scelte che stanno maturando in sede UE; esattamente al contrario di quanto sarebbe necessario per il nostro Paese, molte delle raccomandazioni espresse a livello europeo sono disattese, in particolare per quanto riguarda gli investimenti e riforme atti a migliorare la produttività e ad aumentare la crescita sostenibile, l’adeguato assorbimento delle risorse europee, l’accelerazione sulla transizione verde e digitale, la riduzione delle imposte sul lavoro e l’aumento dell’efficienza del sistema fiscale, preservandone la progressività e migliorando l’equità, tutti elementi fortemente manchevoli nel disegno di legge di bilancio;
considerato che:
la manovra di bilancio appare illusoria, insostenibile e non credibile;
per quanto riguarda le parti di competenza della Commissione,
le “Misure per il potenziamento del sistema sanitario”, lungi dal comportare un reale rafforzamento del Servizio sanitario nazionale, consistono in pochi interventi parziali privi di una visione d’insieme e di un disegno lungimirante;
la prima conferma è data dall’articolo 41 che prevede il rifinanziamento del livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato che viene incrementato di 3.000 milioni per l’anno 2024, 4.000 milioni per il 2025 e 4.200 milioni annui a decorrere dall’anno 2026: l’aumento però è sostanzialmente “apparente” poiché non tiene conto dell’inflazione (stimata almeno 3 miliardi), del rinnovo dei contratti di lavoro che costa almeno 2,3 miliardi di euro e degli altri interventi previsti dal disegno di legge che ammontano a più di 1 miliardo di euro (liste di attesa, aumento tetto ai privati, prestazioni aggiuntive);
il risultato è che nel 2024 il finanziamento (al netto dell’inflazione e delle voci di spesa riportate) è inferiore a quello disponibile per il 2023 (di circa 1 miliardo di euro);
inoltre, le risposte del Governo all’enorme problema del personale del Servizio sanitario nazionale non sono l’allentamento dei tetti massimi di spesa, l’aumento dell’organico ormai decisamente sottodimensionato e stremato per i massacranti turni di lavoro o la detassazione del lavoro notturno e festivo (prevista peraltro per altre categorie di lavoro), ma l’articolo 42, che al fine di fronteggiare la carenza di personale sanitario nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario Nazionale (SSN), di ridurre le liste di attesa ed il ricorso alle esternalizzazioni, estende fino al 31 dicembre 2026 la facoltà di ricorrere agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico;
questo tipo di risposta, insieme ad altre misure che privilegiano privati accreditati dà la conferma della volontà di questo Governo di “destrutturare” il Sistema sanitario pubblico a favore di quello privato;
infatti, l’articolo 45 del disegno di legge autorizza Regioni e Province autonome a potersi avvalere fino al 31 dicembre 2024 delle misure sull’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive, potendo coinvolgere anche le strutture private accreditate in deroga alla normativa vigente sui limiti dati dal tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati, mentre l’articolo 46 aggiorna il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati, innalzandolo, rispetto al valore della spesa consuntivata nell’anno 2011, di 1 punto percentuale per l’anno 2024, di 3 punti percentuali per l’anno 2025 e di 4 punti percentuali a decorrere dall’anno 2026: si tratta di misure che favoriscono il privato accreditato per abbattere le liste di attesa invece che puntare alla “ristrutturazione” del servizio pubblico;
e ancora, l’incremento delle risorse destinate all’assistenza territoriale e distrettuale è previsto dall’articolo 50 del disegno di legge a partire dal 2025, come se non fosse necessario tale incremento fin dal 2024;
inoltre, il comma 3 dell’articolo 50 dispone la destinazione di una quota delle risorse incrementali per il rifinanziamento del SSN, pari a 240 milioni di euro per l’anno 2025 e a 340 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026, all’incremento delle disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di “rilievo nazionale”, in palese contraddizione con la tanto decantata autonomia delle regioni in materia sanitaria e a prescindere dalle diverse esigenze delle singole regioni;
esprime parere contrario.
MERCOLEDÌ 8 NOVEMBRE 2023
130ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza del Presidente
ZAFFINI
Interviene il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci.
La seduta inizia alle ore 19,55.
IN SEDE CONSULTIVA
(926) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026
– (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026 (limitatamente alle parti di competenza)
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
– (Tab. 15) Stato di previsione del Ministero della salute per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
(Rapporti alla 5ª Commissione. Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
Il presidente ZAFFINI specifica che non sono stati presentati ordini del giorno ed emendamenti entro il termine stabilito.
La Commissione prende atto.
Intervenendo in discussione generale, la senatrice SBROLLINI (Az-IV-RE) rileva in particolare la mancanza da parte del Governo di un autentico sforzo volto alla programmazione nelle materie di competenza della Commissione. La scelta di non aderire al MES sanitario, infatti, si somma all’esiguità di un impegno finanziario che risulta del tutto inadeguato a risolvere le questioni, ormai risalenti, delle liste d’attesa e della difficoltà a procedere all’assunzione di personale. Tale criticità si riverbera nell’agitazione dei medici del servizio pubblico e nel disagio dei medici di base a fronte delle peggiorate prospettive in ambito previdenziale.
Costituiscono inoltre elementi fortemente criticabili la riduzione del Fondo per le disabilità e il peggioramento della normativa relativa a opzione donna.
È pertanto auspicabile un ravvedimento complessivo, teso al reperimento delle risorse necessarie al rilancio del settore sanitario, peraltro nella consapevolezza dell’ostacolo rappresentato, in termini finanziari, dal recente istituto del superbonus.
La senatrice FURLAN (PD-IDP) ritiene la manovra finanziaria in esame del tutto inadeguata in relazione a un contesto particolarmente critico, in considerazione della tendenza alla stagnazione della crescita e delle parallele difficoltà dei principali mercati esteri di riferimento. In mancanza di un concreto impegno volto alla ripresa, il Governo ricorre al deficit, ponendo così le premesse per ulteriori difficoltà economiche in prospettiva futura.
La manovra di bilancio in esame non reca alcun vantaggio strutturale per le categorie più svantaggiate, le quali, piuttosto, risentiranno del definanziamento al settore sanitario, reso critico dall’aumento dell’inflazione e dai costi dell’energia.
Sono inoltre fortemente peggiorativi gli interventi in ambito previdenziale, tra i quali rientrano lo svuotamento dell’istituto opzione donna e l’innalzamento dei requisiti di anzianità per il pensionamento. Particolarmente gravi sono inoltre le misure riguardanti l’APE sociale, che di fatto, contraddicendo le ragioni alla base di tale strumento, ostacolano il pensionamento dei lavoratori con discontinuità contributiva.
In conclusione, risulta evidente che le priorità individuate dal Governo sono nella sostanza lontane dalle reali urgenze avvertite dalla parte più debole del Paese.
Il senatore ZULLO (FdI) giudica la manovra di bilancio in esame soddisfacente, in particolar modo in relazione al contesto di riferimento, che risente delle conseguenze di scelte del passato recente, quali l’introduzione del superbonus. Attualmente è quindi necessario attenersi a un criterio di responsabilità, necessario rispetto alla tenuta finanziaria delle istituzioni pubbliche e del Servizio sanitario nazionale.
Nel caso specifico del sistema sanitario, bisogna tenere conto che il contesto in cui opera il Governo è caratterizzato dagli effetti delle riforme varate in passato da maggioranze diverse dall’attuale, volte alla regionalizzazione e all’aziendalizzazione della sanità, rispetto alle quali il disegno di legge di bilancio non può operare alcun intervento.
Il ricorso all’indebitamento, cagionato particolarmente dai già ricordati aggravi relativi al superbonus, non può peraltro porre in secondo piano l’impegno del Governo nei confronti dell’innalzamento della credibilità e dell’affidabilità dello Stato nei confronti dei mercati internazionali. Tale sforzo infatti è funzionale ad alleviare il peso dell’indebitamento e di conseguenza a favorire il reperimento di risorse.
Un ulteriore fattore che richiede una politica orientata all’equilibrio è costituito dalla denatalità e dall’invecchiamento della popolazione, particolarmente rilevante in riferimento alla tenuta dei sistemi sanitario e previdenziale.
Le difficoltà relative al reperimento di medici per il Servizio sanitario nazionale è conseguenza di scelte sbagliate compiute in passato in relazione ai reali fabbisogni del settore. Le questioni organizzative riguardanti la sanità sono peraltro meritevoli di uno specifico approfondimento da compiere nell’immediato prosieguo della legislatura, mentre la manovra di bilancio in esame è attualmente la migliore risposta possibile alle condizioni date.
La senatrice PIRRO (M5S) contesta innanzitutto la fondatezza delle critiche espresse nei confronti del superbonus, che, attuato con le necessarie coperture, ha avuto effetti espansivi a livello sistemico, notevoli particolarmente a fronte dell’attuale tendenza alla stagnazione.
Risultano poi particolarmente preoccupanti le conseguenze sociali della manovra di bilancio, che rinunciando al reperimento delle risorse necessarie agli interventi essenziali, non tiene conto dell’aumento della povertà e dell’ulteriore flessione del tasso di natalità. Non sono previste infatti misure concrete di sostegno alla genitorialità e alle madri lavoratrici, come risulta dall’intervento peggiorativo su opzione donna. Sono inoltre aggravate le condizioni per l’accesso al pensionamento e viene attuata una penalizzazione sul piano del trattamento pensionistico dei medici del sistema pubblico. I giovani sono pesantemente colpiti a fronte della discontinuità del percorso contributivo conseguente all’aumento degli spazi per la precarietà e non risultano presenti prospettive di sostegno per le fasce più deboli successivamente al superamento del reddito di cittadinanza.
Notevoli perplessità suscita il taglio del finanziamento al Fondo per le disabilità e l’accorpamento dei fondi destinati agli interventi per specifiche patologie, per cui è preventivabile una grave paralisi operativa. Inoltre è incomprensibile sullo stesso piano della razionalità economica l’indebolimento del Fondo per le terapie avanzate e altrettanto ingiustificabile appare la mancanza di impegno nei confronti del sostegno psicologico per i giovani, da attuare anche nell’ambito scolastico.
Il presidente ZAFFINI dichiara conclusa la discussione generale.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 20,45.
MERCOLEDÌ 8 NOVEMBRE 2023
129ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Gemmato.
La seduta inizia alle ore 9,05.
IN SEDE CONSULTIVA
(926) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026
– (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026 (limitatamente alle parti di competenza)
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
– (Tab. 15) Stato di previsione del Ministero della salute per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
(Rapporti alla 5ª Commissione. Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
La senatrice CAMUSSO (PD-IDP) esprime preoccupazione per le conseguenze della mancanza di un’organica politica industriale, posto che il Governo privilegia interventi disarticolati su singoli segmenti. Ugualmente deludente è la politica in materia di retribuzione, tenuto conto che le misure sul cuneo fiscale, oltretutto di carattere non strutturale, non compensano la flessione dei redditi reali dei lavoratori determinata dall’andamento dell’inflazione. Risulta inoltre grave l’inerzia del Governo nei confronti dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, la cui portata è più ampia del mero aspetto retributivo.
Inoltre, le scelte dell’Esecutivo in materia di ammortizzatori sociali sono carenti, segnatamente in assenza di un congruo inquadramento nel contesto reale delle crisi industriali, caratterizzate da tempi notevolmente prolungati. E’ poi particolarmente preoccupante l’accrescersi del divario nello sviluppo tra le diverse aree del Paese, ciò che costituisce un elemento di debolezza strutturale, non sanabile per mezzo del solo ricorso alle misure di attuazione del PNRR.
In ambito previdenziale appaiono ingiustificate le misure riguardanti l’istituto “opzione donna” e la proroga della quota 103. Nel complesso, le previsioni in esame aggravano il quadro dell’incertezza per i lavoratori e al contempo determinano una situazione di rischio per l’attività delle strutture sanitarie pubbliche e delle amministrazioni locali, in quanto l’effetto dei pensionamenti è aggravato dai tetti alla spesa per assunzioni.
Le disposizioni finalizzate a incentivare la natalità sono prevedibilmente di scarsa efficacia, in assenza di un serio contrasto alla precarietà lavorativa, nonché di misure volte a favorire il ricorso al congedo di paternità e a superare gli atteggiamenti discriminatori spesso riservati alle lavoratrici madri in ambito aziendale. Gli sgravi contributivi previsti a favore delle lavoratrici madri, temporanei e subordinati a condizioni restrittive, sono poi del tutto incongrui rispetto agli obiettivi dichiarati. In concreto, sarebbero preferibili interventi volti alla realizzazione capillare di strutture per l’infanzia e alla stabilizzazione di flussi migratori regolari.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
CONVOCAZIONE DELLA COMMISSIONE
In considerazione dell’andamento dei lavori, il PRESIDENTE avverte che la Commissione è convocata oggi per un’ulteriore seduta alle ore 18,30, o comunque al termine dei lavori dell’Assemblea, ai fini del prosieguo dell’esame del disegno di legge di bilancio.
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 9,25.
MARTEDÌ 7 NOVEMBRE 2023
128ª Seduta
Presidenza del Presidente
Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Gemmato.
La seduta inizia alle ore 14,45
SULLA PUBBLICAZIONE DI DOCUMENTI ACQUISITI NEL CORSO DELLE AUDIZIONI
Il presidente ZAFFINI comunica che, nell’ambito dell’esame dei disegni di legge nn. 647 e 739 (inserimento lavorativo persone con disturbi dello spettro autistico), l’eventuale documentazione consegnata in fase di audizione sarà resa disponibile, ove nulla osti, per la pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione, al pari di quella che dovesse successivamente pervenire con riferimento ai temi dei disegni di legge.
La Commissione prende atto.
IN SEDE CONSULTIVA
(926) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026
– (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026 (limitatamente alle parti di competenza)
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
– (Tab. 15) Stato di previsione del Ministero della salute per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026
(Rapporti alla 5ª Commissione. Esame e rinvio)
Nel dichiarare aperta la sessione di bilancio, il presidente ZAFFINI avverte che i rapporti destinati alla 5a Commissione dovranno essere approvati entro venerdì 10 novembre. Dà quindi conto del regime che regola la proponibilità di emendamenti e ordini del giorno dinanzi alla Commissione.
La Commissione prende atto.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI) dà conto in primo luogo delle disposizioni in materia sanitaria recate dalla sezione I del disegno di legge di bilancio.
In particolare, l’articolo 41 concerne il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, mentre l’articolo 42 reca una serie di disposizioni volte a ridurre le liste di attesa, nonché a contrastare la carenza di personale sanitario e il ricorso alle esternalizzazioni.
Il successivo articolo 43 interviene sul tetto della spesa farmaceutica. Inoltre, l’articolo 44 demanda all’AIFA un aggiornamento del prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio. È inoltre definito un nuovo sistema di remunerazione delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale e si prevede la predisposizione di linee guida riguardanti l’aggiornamento dei prontuari terapeutici regionali.
L’articolo 45 autorizza Regioni e Province autonome ad avvalersi delle misure previste all’articolo 42. Inoltre, l’articolo 46 aggiorna il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati e l’articolo 47 dispone l’applicazione anche nel 2024 della procedura transitoria di riparto delle quote premiali per le regioni virtuose ai fini della spesa sanitaria.
L’articolo 48, al fine di consentire l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, vincola una quota pari a 50 milioni di euro per l’anno 2024 e pari a 200 milioni di euro a decorrere dall’anno 2025.
I commi da 1 a 3 dell’articolo 49 introducono una forma di compartecipazione alla spesa sanitaria relativa ai lavoratori frontalieri operanti in Svizzera. I commi 4 e 5 recano modifiche alla disciplina in materia di assistenza sanitaria per gli stranieri.
L’articolo 50 prevede distinti interventi di incremento delle risorse destinate all’assistenza territoriale e al potenziamento del SSN.
Il comma 7 dell’articolo 56 dispone l’aggiornamento delle modalità e procedure per l’attivazione dei programmi di investimento in sanità di cui all’Accordo fra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 28 febbraio 2008.
Il successivo articolo 59 prevede una specifica procedura per gli investimenti immobiliari dell’INAIL destinati all’ammodernamento delle strutture sanitarie e all’ampliamento della rete sanitaria territoriale.
L’articolo 66 autorizza la corresponsione di un contributo, a decorrere dall’anno 2024, in favore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP). Inserisce inoltre l’INMP tra gli enti ammessi a presentare progetti di ricerca finalizzata.
Nell’allegato quinto sono previsti, tra l’altro, finanziamenti per interventi nel settore sanitario.
Per quanto riguarda le norme della sezione I attinenti alle materie del lavoro e delle politiche sociali, l’articolo 2 prevede rifinanziamenti relativi a diversi fondi.
Il successivo articolo 5 prevede una riduzione della quota di contribuzione previdenziale a carico dei lavoratori dipendenti.
L’articolo 6 prevede una disciplina più favorevole in materia di esclusione dal computo del reddito imponibile del lavoratore dipendente per i beni ceduti e i servizi prestati al lavoratore medesimo, mentre l’articolo 7 estende ai premi e alle somme erogati nell’anno 2024 la riduzione transitoria da 10 a 5 punti percentuali dell’aliquota dell’imposta sostitutiva dell’IRPEF.
L’articolo 9 riconosce, in via transitoria, un trattamento integrativo speciale per i lavoratori degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e del comparto del turismo, ivi inclusi gli stabilimenti termali, mentre l’articolo 10 prevede un incremento delle risorse concernenti la contrattazione collettiva relativa ai dipendenti statali e i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico. Prevede inoltre che le pubbliche amministrazioni diverse da quelle statali ridefiniscano gli stanziamenti, a carico dei propri bilanci e relativi ai trattamenti economici del personale, sulla base del parametro delle risorse inerenti ai dipendenti statali.
L’articolo 26 modifica, con riferimento ai lavoratori il cui primo accredito contributivo sia successivo al 31 dicembre 1995, la disciplina sui requisiti per il trattamento pensionistico di vecchiaia nonché sui requisiti, il termine di decorrenza e la misura di una forma di trattamento pensionistico anticipato, mentre l’articolo 27 introduce, con riferimento ai soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, la possibilità di riscattare i periodi, precedenti la data del 1° gennaio 2024, non coperti da contribuzione.
Inoltre, l’articolo 29 modifica la disciplina transitoria già vigente per il 2024 in materia in materia di indicizzazione dei trattamenti pensionistici.
L’articolo 30 concerne la proroga per il 2024 dell’istituto dell’APE sociale, la proroga e la ridefinizione dell’istituto “opzione donna”, l’estensione temporale sia della fattispecie transitoria di diritto al trattamento pensionistico anticipato, sia degli incentivi per il caso di prosecuzione dell’attività lavorativa dopo il conseguimento dei requisiti inerenti alla quota 103.
L’articolo 31 rende permanente l’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa e ne ridefinisce la disciplina, mentre l’articolo 33 modifica, per alcune categorie di dipendenti pubblici, i criteri di calcolo delle quote di trattamento pensionistico liquidate con il sistema retributivo.
L’articolo 34 reca una serie di misure temporanee in materia di ammortizzatori sociali, relative a specifiche fattispecie o a specifici settori e l’articolo 35 prevede, per una specifica fattispecie, un incremento del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido e per forme di supporto domiciliare per bambini aventi meno di tre anni di età e affetti da gravi patologie croniche.
L’articolo 36 modifica i criteri di calcolo dell’indennità per i congedi parentali fruiti fino al sesto anno di vita del bambino, mentre l’articolo 37 prevede esoneri contributivi per le lavoratrici madri.
Inoltre, l’articolo 11, comma 2, eleva l’aliquota IVA per alcuni prodotti relativi alla prima infanzia e all’igiene femminile; il successivo comma 3 eleva i valori di alcune imposte in materia di prodotti di tabacco e di relativi prodotti succedanei; l’articolo 17 reca misure intese a contrastare l’evasione fiscale nel settore del lavoro domestico; l’articolo 32 ridefinisce i criteri di calcolo dell’indennità di malattia per la gente di mare; l’articolo 38 esclude i titoli di Stato e i prodotti finanziari con garanzia statale dall’ambito del calcolo dell’ISEE; il comma 1 dell’articolo 39 istituisce il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga; il successivo comma 2 prevede un finanziamento permanente in favore del cosiddetto reddito di libertà per le donne vittime di violenza; il comma 3 riduce lo stanziamento destinato alle attività istituzionali del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia e l’adolescenza; i commi da 1 a 5 dell’articolo 40 istituiscono il Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità; il successivo comma 6 incrementa il Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità; l’articolo 60 istituisce un fondo per il personale di alcuni enti di ricerca; il comma 1 dell’articolo 66 reca uno stanziamento per le misure connesse all’accoglienza dei migranti e in favore dei minori stranieri non accompagnati; l’articolo 70 reca uno stanziamento per il proseguimento delle attività relative al soccorso e all’assistenza, nel territorio nazionale, alla popolazione ucraina; l’articolo 88, comma 1, istituisce una Commissione di studio per la rivalutazione delle prestazioni di carattere previdenziale e sociale per le quali è prevista la rivalutazione sulla base dell’indice del costo della vita.
Riguardo all’articolo 86, comma 1, la tabella A prevede, per il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un incremento pari a 12.965.000 euro per il 2024, a 40.100.000 euro per il 2025 ed a 23.105.000 euro annui a decorrere dal 2026; la medesima tabella prevede, per il Ministero della salute, un incremento pari a 4.780.000 euro per il 2024, 34.806.000 euro per il 2025 ed a 35.906.000 euro annui a decorrere dal 2026. La tabella B prevede, per il Ministero della salute, un incremento di 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2025.
Nella sezione II è inoltre indicata una serie di variazioni rispetto al livello a legislazione vigente relative agli stati di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero della salute.
Intervenendo in discussione generale, il senatore MAZZELLA (M5S) sollecita in primo luogo una riflessione circa l’opportunità che la Commissione trasmetta un impulso determinante alle scelte di bilancio tramite la propria azione legislativa, particolarmente in riferimento ai disegni di legge di iniziativa parlamentare. L’esame da parte della Commissione di un nuovo assetto legislativo di materie strategiche, quali la medicina territoriale, l’emergenza urgenza e la non autosufficienza, dovrebbe infatti determinare il quadro entro il quale il Governo può operare le scelte sui profili finanziari.
Rilevata la difficoltà dell’azione dei singoli parlamentari rispetto alle strutture sanitarie presenti nei territori, segnala la tendenza di fondo a uno spostamento degli equilibri nel settore sanitario a vantaggio del privato, quando sarebbe preferibile un maggiore impegno riguardo il miglioramento e la razionalizzazione dell’impiego delle risorse.
Esprime poi perplessità l’intervento volto alla riduzione delle liste d’attesa, basato sul maggiore ricorso alle risorse umane già presenti e in mancanza di un innalzamento dei limiti posti alle assunzioni. Un’ulteriore criticità è a suo giudizio costituita dall’accorpamento dei fondi relativi a diverse importanti patologie, quali l’Alzheimer, con conseguente incertezza in merito alle prospettive di intervento in ambiti di particolare delicatezza.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) segnala a sua volta con preoccupazione le scelte del Governo relativamente al Fondo per l’Alzheimer e le demenze, che pure ha consentito l’adozione di misure di grande utilità, secondo le aspettative di famiglie, associazioni e medici.
La manovra in esame risulta inoltre penalizzante nei confronti delle categorie del settore sanitario, già in notevole difficoltà, mentre le risorse destinate alle prestazioni aggiuntive per l’abbattimento delle liste d’attesa sono del tutto insufficienti e, fondamentalmente, risentono della tendenza generale a favorire la sanità privata.
Risultano inoltre gravemente depotenziati i servizi socio-sanitari dei Comuni, gravati da maggiori carichi, in assenza di risorse aggiuntive, anche in termini di personale.
La senatrice ZAMBITO (PD-IDP) fa presente che, al netto degli aumenti delle retribuzioni del personale sanitario, peraltro necessari, le risorse destinate al Servizio sanitario nazionale sono del tutto inadeguate rispetto agli obiettivi posti, traducendosi in particolare in una diminuzione delle quote a disposizione dei sistemi sanitari regionali. Rilevato che il definanziamento della sanità pubblica risulta una tendenza caratterizzante l’intero ultimo decennio, ritiene che le misure in esame siano inadeguate rispetto alla necessità di garantire la tenuta del Servizio sanitario nazionale. Pertanto, le forze di maggioranza dovrebbero abbandonare i toni eccessivamente ottimistici utilizzati nella comunicazione pubblica, ingannevoli per i cittadini, e procedere a una seria riflessione sulla materia.
In particolare, è preoccupante la mancanza di prospettive in merito al finanziamento dei LEA, della continuità assistenziale nel territorio, all’abbattimento delle liste d’attesa. Inoltre, è urgente una delimitazione rigorosa degli ambiti della sanità privata e della sanità pubblica. Quest’ultima, in assenza delle necessarie risorse, è infatti destinata a un indebolimento irreversibile.
In risposta a un quesito della senatrice ZAMPA (PD-IDP), il PRESIDENTE fornisce ragguagli in ordine al prosieguo dell’esame. Propone quindi di fissare il termine per la presentazione di ordini del giorno ed emendamenti alle ore 12 di domani, mercoledì 8 novembre.
La Commissione conviene.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
(927) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione, approvato dalla Camera dei deputati
(Parere alla 5ª Commissione. Esame. Parere favorevole)
Riguardo ai profili di competenza, il relatore ZULLO segnala innanzitutto l’articolo 1 del decreto-legge n. 124, che modifica la disciplina sulle modalità di programmazione e utilizzo delle risorse relative al Fondo per lo sviluppo e la coesione stanziate per il periodo 2021-2027, mentre l’articolo 2 disciplina la procedura attraverso la quale il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) trasferisce le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027, ai fini della realizzazione dei nuovi Accordi per la coesione, alle amministrazioni centrali o regionali o delle province autonome assegnatarie di tali risorse.
L’articolo 3 detta disposizioni volte a garantire l’evidenza contabile delle risorse europee e nazionali relative alle politiche di coesione, destinate al finanziamento di interventi di titolarità delle amministrazioni regionali.
Il successivo articolo 4 dispone che le amministrazioni titolari di risorse nazionali e europee per la coesione del periodo 2021-2027 inseriscano nel sistema informatico ReGiS i dati relativi ai progetti finanziati.
L’articolo 5 dispone la pubblicazione sul portale OpenCoesione dei documenti di programmazione delle risorse nazionali per la coesione e dei relativi dati di attuazione in formato aperto, mentre l’articolo 6 interviene sulla disciplina dei Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS).
L’articolo 7 prevede l’istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, di una Cabina di regia per lo sviluppo delle aree interne, presieduta dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
Al fine di fronteggiare la grave situazione socio-economica nell’isola di Lampedusa, l’articolo 8 prevede la predisposizione di un piano di interventi strategici.
L’art. 8-bis contiene misure per la realizzazione dell’aeroporto civile di Agrigento e l’articolo 9 istituisce la Zona economica speciale per il Mezzogiorno, comprendente i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.
I successivi articoli da 10 a 15 dettano disposizioni in relazione all’organizzazione e al Piano strategico della ZES unica per il Mezzogiorno.
L’articolo 18 eleva il limite massimo del compenso annuo attribuito ai componenti a titolo non esclusivo del Nucleo per le politiche di coesione. Inoltre, prevede che i componenti del Nucleo di valutazione e analisi per la programmazione possano mantenere gli incarichi già conferiti fino alla data di cessazione delle attività dell’Agenzia per la coesione territoriale.
L’articolo 19, commi da 1 a 9, a decorrere dal 2024, autorizza le regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, nonché le città metropolitane, le province, le unioni dei comuni e i comuni appartenenti a tali regioni all’assunzione di personale non dirigenziale. Il successivo comma 9-bis autorizza il Dipartimento della funzione pubblica a bandire procedure selettive per l’assunzione di personale a tempo determinato e a tempo parziale, al fine di rafforzare la capacità amministrativa delle regioni comprese nell’Obiettivo europeo “Convergenza”.
I commi 2 e 3 dell’articolo 22 recano disposizioni transitorie in relazione ai poteri e alla competenza territoriale dei commissari straordinari delle attuali zone economiche speciali.
La senatrice ZAMPA (PD-IDP) stigmatizza innanzitutto la reiterata presentazione di provvedimenti d’urgenza, peraltro dal contenuto fortemente eterogeneo.
Esprime quindi preoccupazione in ordine agli interventi in materia di minori stranieri non accompagnati. A fronte di una legislazione di elevata qualità, conseguente all’impegno condiviso delle diverse forze politiche, viene attuata un’indebita distinzione fra categorie di minori, determinando una diminuzione dei livelli di tutela. In linea con le critiche espresse da diversi settori della società civile, l’esito dell’intervento in esame consisterà in un aumento dell’irregolarità e della marginalità, con il conseguente aumento dell’allarme sociale nei confronti del fenomeno dell’immigrazione.
Sono del resto infondati i timori riguardanti le dichiarazioni mendaci in merito all’età rese dai soggetti interessati, in quanto lo specifico protocollo volto alla valutazione di tali casi dà sufficienti garanzie di attendibilità.
La senatrice SBROLLINI (Az-IV-RE) condivide le critiche della senatrice Zampa ed esprime un giudizio complessivamente negativo sul provvedimento. Questo non può infatti che ampliare l’area dell’irregolarità e dell’esclusione rispetto alle necessarie forme di sicurezza sociale e sanitaria.
La senatrice CAMUSSO (PD-IDP) esprime dubbi sull’efficacia delle misure in materia di istituzione delle zone economiche speciali nel Mezzogiorno, in considerazione della mancanza di chiarezza strategica e della confusione dei livelli di responsabilità.
La realizzazione del piano per le aree interne è contraddistinta da analoghe incertezze sotto il profilo strategico, risultando evidente la contraddizione fra la politica volta al conseguimento dell’autonomia differenziata e la ricorrente tendenza all’istituzione di cabine di regia centralizzate. Nel complesso, tali scelte non possono che sottrarre energie all’obiettivo fondamentale di tali interventi, consistente nella creazione di opportunità di lavoro.
Intervenendo in replica, il senatore ZULLO (FdI) rileva che il decreto-legge in esame non dispone alcuna abrogazione della previgente legislazione in materia di minori stranieri non accompagnati, né prevede alcun definanziamento degli interventi in tale ambito. Risulta invece notevole l’intervento infrastrutturale a beneficio delle isole di Lampedusa e Linosa.
Le misure in materia di aree interne e di zone economiche speciali sono formulate al fine di conseguire la massima efficienza, sulla base delle esperienze pregresse, le quali evidenziano eccessivi ritardi nell’impiego di risorse europee. Gli interventi in esame sono invece adeguati all’obiettivo del conseguimento della massima armonizzazione socio-economica nei territori.
Presenta quindi una proposta di parere favorevole.
Previa verifica della presenza del numero legale, la proposta di parere del relatore è infine posta in votazione e approvata a maggioranza.
La seduta termina alle ore 16,15.