Roma: sono quasi le 13 e trenta di venerdì 20 ottobre. È il momento in cui i segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici fanno ritorno da Palazzo Chigi a piazza Santi Apostoli, dove è ancora in corso la manifestazione nazionale dei lavoratori delle imprese del mondo ex Ilva: Acciaierie d’Italia, Ilva in Amministrazione straordinaria, imprese dell’indotto anche non metalmeccaniche. E lo fanno per riferire ai manifestanti che cosa Fim, Fiom e Uilm hanno ottenuto dall’incontro.
Vediamo dunque. Primo punto: la trattativa fra i sindacati della maggiore categoria dell’industria e il Governo sarò incardinata, come chiedevano i sindacati stessi, a Palazzo Chigi, ovvero presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. E infatti è stato già deciso che il prossimo incontro si terrà entro un paio di settimane, ovvero entro martedì 7 novembre. Secondo punto: il Governo ha rassicurato i sindacati sul fatto che non intende porre l’Azienda sotto Amministrazione straordinaria. Terzo punto: è stata esclusa qualsiasi ipotesi di liquidazione.
Già i punti fin qui elencati dovrebbero dare un’idea della gravità della situazione complessiva del mondo ex Ilva, a partire da Acciaierie d’Italia. Una gravità che era già emersa, in modo quasi palpabile, nelle parole dei delegati che si sono succeduti al microfono a partire dalle ore 11:00.
Ma, al di là della complessa situazione in cui oggi si trova la maggiore impresa siderurgica attiva nel nostro Paese, quello che la mattinata ha già mostrato è la fatica con cui il Governo sta affrontando quello che forse è il più importante problema di politica industriale con cui si deve attualmente confrontare: i destini del settore dell’acciaio a partire, appunto, dalla ex Ilva.
Andiamo quindi con ordine. Lunedì 9 ottobre, i tre maggiori sindacati metalmeccanici del nostro Paese – ovvero Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil – avevano tenuto il coordinamento nazionale dei delegati di Acciaierie d’Italia e delle imprese collegate non in una normale sede sindacale, ma in via Molise, cioè sotto le finestre di quel Ministero cui l’attuale Governo ha dato il nome, forse un po’ ampolloso, di Ministero delle Imprese e del Made In Italy. Scopo dell’iniziativa: annunciare che per la giornata del 20 ottobre avrebbero indetto uno sciopero ge
nerale in tutti gli impianti di Acciaierie d’Italia e avrebbero organizzato una manifestazione nazionale a Roma. Scopo dello sciopero e della manifestazione: ottenere l’apertura presso la Presidenza del Consiglio di un tavolo di trattativa relativo alla ex Ilva.
Il Governo ha quindi avuto dieci giorni per elaborare almeno una prima risposta relativa, almeno, alla prima richiesta dei sindacati: quella di una trattativa incardinata a Palazzo Chigi. Tale richiesta, peraltro, è stata reiterata nella serata di giovedì 19 ottobre. Ma, fino a stamattina, niente. Nel senso che ai sindacati non è arrivata nessuna risposta.
Poi stamattina, quando i lavoratori, provenienti dalle diverse sedi di Acciaierie d’Italia, si stavano già concentrando a piazzale dell’Esquilino, le agenzie di stampa hanno battuto la notizia tanto attesa: il Governo aveva convocato i sindacati dei metalmeccanici per un primo abboccamento a Palazzo Chigi.
Poco dopo le 10:00 il corteo sindacale è quindi partito, imboccando uno dei percorsi tradizionali per le manifestazioni sindacali nella Capitale: quello che, dopo essere passato da via Cavour e da largo Corrado Ricci, punta a raggiungere piazza Santi Apostoli percorrendo via dei Fori Imperiali.
Nel caso di cui stiamo parlando, è così accaduto che, già all’inizio della manifestazione, i segretari generali della Fim (Roberto Benaglia), della Fiom (Michele De Palma) e della Uilm (Rocco Palombella) abbiano dovuto lasciare il corteo per dirigersi verso Palazzo Chigi.
Quando i manifestanti sono giunti a piazza Santi Apostoli, il comizio è stato tenuto dai delegati. I quali hanno disegnato il quadro impressionante di un’azienda che appare abbandonata a sé stessa e in cui niente funziona più come dovrebbe.
Finalmente, come si è detto, a fine mattinata Benaglia, De Palma e Palombella hanno fatto ritorno da Palazzo Chigi, annunciando alla piazza i primi risultati ottenuti e dichiarando, a partire da oggi, lo stato di agitazione per tutti i lavoratori del Gruppo.
La speranza è che, da qui al 7 novembre, il Governo si mostri capace di elaborare una risposta più strutturata ai pressanti e drammatici interrogativi posti dai sindacati sul futuro della ex Ilva. E ciò anche perché, come è stato detto dal palco di piazza Santi Apostoli, i lavoratori di Acciaierie d’Italia e delle imprese collegate oggi hanno scioperato non solo per sé stessi, ma per il futuro industriale del nostro Paese.
@Fernando_Liuzzi
Foto e video di Tommaso Nutarelli