COMMISSIONI 9ª e 10ª RIUNITE
9ª (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare)
10ª (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale)
GIOVEDÌ 12 OTTOBRE 2023
8ª Seduta
Presidenza del Presidente della 10ª Commissione
ZAFFINI
Interviene il sottosegretario di Stato per l’agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste La Pietra.
La seduta inizia alle ore 9,10.
IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (CE) n. 1099/2009, relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento (n. 78)
(Parere al ministro per i Rapporti con il Parlamento, ai sensi degli articoli 1 e 18, della legge 4 agosto 2022, n. 127. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole con osservazioni)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 19 settembre.
Interviene in discussione generale la senatrice NATURALE (M5S), la quale preannuncia la presentazione, da parte del suo Gruppo, di un parere favorevole con osservazioni sull’atto in esame (pubblicato in allegato).
Sottolinea, in particolare, la necessità di intervenire sull’articolo 3 del provvedimento, che detta disposizioni in materia di divieto di abbattimento selettivo di pulcini, per introdurre, nella disciplina del processo di abbattimento dei pulcini maschi, l’obbligo di stordimento precedente l’abbattimento.
Auspica che il Governo accolga la suddetta osservazione.
Intervenendo anche a nome del correlatore Cantalamessa, il relatore per la 10a Commissione SATTA (FdI) presenta uno schema di parere favorevole con osservazioni (pubblicato in allegato).
Il senatore MAGNI (Misto-AVS), facendo particolare riferimento all’articolo 3 dello schema di decreto legislativo, sottolinea che i relatori non hanno tenuto conto dei rilievi formulati al riguardo dalle associazioni impegnate nella tutela degli animali, né delle opportune osservazioni della senatrice Naturale. Preannuncia pertanto il voto contrario sullo schema di parere dei relatori.
La senatrice NATURALE (M5S), nel dichiarare il voto contrario del suo Gruppo sullo schema di parere dei relatori, si rammarica che nessuna delle osservazioni proposte dal Gruppo del Movimento 5 Stelle sia stata accolta.
Lamenta specificamente il mancato accoglimento dell’imposizione dell’obbligo di stordimento prima dell’abbattimento dei pulcini maschi, a tutela del benessere degli animali, in conformità a quanto previsto dalla normativa europea, nonché secondo quanto richiesto dalle associazioni di protezione degli animali.
Il relatore per la 10a Commissione SATTA (FdI) specifica di non ritenere necessario integrare lo schema di parere precedentemente presentato nel senso proposto dalla senatrice Naturale.
Previa verifica della presenza del numero legale per deliberare, lo schema di parere dei relatori è infine posto in votazione.
Le Commissioni riunite approvano a maggioranza. Risulta pertanto preclusa la votazione dello schema di parere a prima firma della senatrice Naturale.
La seduta termina alle ore 9,20.
PARERE APPROVATO DALLE COMMISSIONI RIUNITE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 78
Le Commissioni 9ª e 10ª riunite, esaminato lo schema di decreto legislativo in titolo, recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (CE) n. 1099/2009, di seguito anche il “regolamento”, relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento,
visto il parere reso ai sensi dell’articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 dalla Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano nella seduta del 21 settembre 2023;
considerate le osservazioni della 4a Commissione permanente, esprimono parere favorevole, con le seguenti osservazioni.
Si invita innanzitutto il Governo, con riferimento all’articolo 3, comma 2, a valutare l’ampiezza dei casi di esenzione dal divieto di abbattimento selettivo dei pulcini di linea maschile, posto al comma 1, alla luce della disciplina di delega.
Sempre con riguardo al divieto di cui all’articolo 3, si invita a considerare l’opportunità di prevedere la notifica alla Commissione europea, ai sensi dell’articolo 26 del regolamento; al comma 3 dello stesso articolo, si suggerisce, inoltre, di valutare la previsione inerente ai metodi di abbattimento dei pulcini tenendo conto di quanto previsto, in proposito, dall’allegato I al regolamento.
In relazione all’articolo 5, comma 2, si consideri l’opportunità, sul piano formale, di prevedere un’intesa “nella” Conferenza Stato-regioni, anziché “con la” medesima Conferenza. Inoltre, parrebbe opportuno valutare se la previsione in tema di campagne informative sulla filiera di provenienza trovi riscontro tra i princìpi e criteri direttivi della delega.
Con riguardo all’articolo 7, si osserva, sul piano formale, che la rubrica dello stesso articolo menziona solo la vigilanza sugli incubatoi.
Infine, all’articolo 8, che disciplina le sanzioni amministrative, si invita il Governo a valutare l’opportunità di introdurre una disposizione in tema di destinazione dei proventi delle sanzioni medesime.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAI SENATORI Gisella NATURALE, MAZZELLA, Barbara GUIDOLIN, Sabrina LICHERI, Elisa PIRRO E NAVE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 78
Le Commissioni 9ª (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare) e 10ª (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) riunite, esaminato lo schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (CE) n. 1099/2009, relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento (Atto n. 78);
considerato che:
l’articolo 3 dello schema di decreto in esame reca il divieto di abbattimento selettivo dei pulcini di linea maschile delle galline della specie Gallus gallus domesticus, provenienti da linee di allevamento orientate alla produzione di uova non destinate alla cova, con ciò attuando il principio di delega di cui al comma 2, lettera a), dell’articolo 18 della legge n. 127 del 2022. Nel medesimo articolo, al comma 2, tuttavia, sono altresì definite le ipotesi di inapplicabilità del citato divieto, che risultano essere particolarmente impattanti sul benessere animale;
il divieto di abbattimento selettivo di pulcini, infatti, non si applica alle eventualità espresse nelle lettere dalla a) alla f) dell’articolo 3, comma 2, tra cui figurano il caso in cui non sia stato possibile rilevare in tempo utile il sesso e il caso dei cosiddetti “errori di sessaggio”, vale a dire le identificazioni erronee del sesso legate alla sensibilità e alla percentuale di affidabilità della tecnologia impiegata;
sempre con riferimento al citato comma 2 dell’articolo 3, il Dossier del Servizio Studi del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, ha rilevato che: “i casi di esenzione dal divieto previsti dalle lettere a), b) e c) non sembrano trovare riscontro nella disciplina di delega”;
al proposito, a titolo esemplificativo, la locuzione di cui all’articolo 3, comma 2, lettera a), che esclude l’applicazione del divieto “con riferimento ai pulcini per i quali non sia stato possibile rilevare in tempo utile il sesso” appare particolarmente generica, proprio perché non vi si accostano ulteriori elementi valevoli a meglio descrivere il caso di specie;
come evidenziato nella relazione illustrativa dello schema di decreto, la tecnologia AAT (Agri Advanced Technologies), sebbene ritenuta la più affidabile in termini di corretta individuazione del sesso dell’embrione, al momento permette di identificare il solo sesso dell’embrione di pulcini della specie Gallus Gallus domesticus “brown“. Di contro, per gli embrioni di linea “white“, con colorazione delle piume bianca, le tecnologie al momento disponibili non sono altrettanto performanti. L’inattendibilità dei risultati e i margini di errore nel processo di identificazione integrano, dunque, le ipotesi di inapplicabilità dei divieti;
nella medesima relazione illustrativa è altresì rimarcato che, allo stato, quale che siano le misure e la tecnologia impiegata, non possono escludersi margini di errore, ovvero situazioni di blocco del processo di identificazione e di impossibilità di rilevare tempestivamente il sesso. Tale precisazione fa salve, dal punto di vista della responsabilità, una serie indefinita di situazioni ed evenienze che, per vero, sotto il profilo applicativo, finiscono per indebolire la portata del divieto stesso di abbattimento di pulcini di linea maschile;
l’articolo 5, comma 1, lettera a), riguarda l’adozione di “linee guida per promuovere l’utilizzo dei macchinari in grado di determinare il sesso dell’embrione, secondo le più avanzate tecnologie, il prima possibile e comunque non oltre il quattordicesimo giorno dall’incubazione”. Secondo studi scientifici, tuttavia, già dal settimo giorno l’embrione sarebbe in grado di provare l’esperienza del dolore e, pertanto, appare auspicabile abbassare la detta soglia temporale almeno entro il nono giorno dall’incubazione, finché le adeguate tecnologie sul mercato non siano disponibili su larga scala;
in tema di sanzioni amministrative, l’articolo 8, comma 2, nulla dispone in ordine alla destinazione dei proventi delle sanzioni stesse. Un aspetto che dovrebbe essere utilmente considerato;
esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni:
valutare l’opportunità di anticipare l’entrata in vigore del divieto di abbattimento selettivo di pulcini di cui all’articolo 3 dello schema di decreto legislativo, in linea con il criterio specifico di delega di cui all’articolo 18 della legge 4 agosto 2022, n, 127 che prevedeva l’introduzione del suddetto divieto entro il 31 dicembre 2026;
stante la genericità della previsione di cui all’articolo 3, comma 2, lettera a) dello schema di decreto in esame e al fine di distinguere le ipotesi di negligenza da quelle di “caso fortuito” ovvero di “forza maggiore” ovvero relative allo stato delle conoscenze tecnologiche, dettagliare i casi in cui non sia possibile rilevare in tempo utile il sesso dei pulcini;
garantire, anche attraverso una eventuale specificazione testuale, l’obbligatorietà di forme di stordimento preventivo da applicare a tutti i casi indicati all’articolo 3, comma 2 dello schema di decreto legislativo in esame;
all’articolo 5, comma 1, lettera a), in tema di stesura di linee guida per promuovere l’utilizzo di macchinari in grado di determinare il sesso dell’embrione, adottare misure atte ad incoraggiare una maggiore sperimentazione dei nuovi macchinari che siano in grado di lavorare su più linee di uova, anche abbassando la soglia dei giorni entro cui è possibile determinare il sesso dei pulcini;
all’articolo 5, comma 1, lettera c), in tema di stesura di linee guida per favorire l’adeguamento strutturale degli incubatoi e l’implementazione delle tecnologie disponibili più avanzate volte ad evitare l’abbattimento dei pulcini maschi, prevedere il coinvolgimento degli enti e delle associazioni aventi ad oggetto la protezione degli animali, attraverso attività di ascolto, già previste per le associazioni nazionali di categoria;
all’articolo 5, comma 1, in aggiunta a quanto elencato alle lettere da a) a c), prevedere la stesura di un piano di rafforzamento, sia delle attività di vigilanza di cui all’articolo 7 dello schema di decreto in esame, sia dei controlli attinenti al possesso dei requisiti di carattere generale riguardanti il benessere animale, la regolarità degli impianti e delle attrezzature sotto il profilo igienico-sanitario, la formazione del personale, la tenuta della documentazione di riferimento, nonché i requisiti specifici per il settore avicolo;
all’articolo 5, comma 1, in aggiunta a quanto elencato alle lettere da a) a c), prevedere la stesura di un piano di transizione per consentire il progressivo adeguamento delle imprese produttrici nonché dei vari soggetti coinvolti agli effettivi termini di decorrenza del divieto del 31 dicembre 2026, anche per quanto concerne la graduale attenuazione delle pratiche consentite fino alla predetta data, fortemente impattanti sul benessere animale;
prevedere che le linee guida per la promozione delle campagne informative di cui all’articolo 5, comma 2, contemplino anche la valorizzazione delle produzioni biologiche delle uova e degli ovoprodotti, rispetto alle quali sono previsti elevati standard di benessere animale;
prevedere una disposizione volta a rendere prioritarie le opzioni di cui all’articolo 6, rispetto all’ipotesi di eventuale abbattimento dei pulcini maschi rientranti nei casi di cui alle lettere a), b) e c) del comma 2, dell’articolo 3, rendendo in ogni caso come preferibile l’opzione di reinserimento dei pulcini maschi rispetto a quella dell’utilizzo per l’alimentazione cui fare ricorso solo in via residuale;
al fine di scongiurare qualsivoglia forma di contaminazione biologica e, nello stesso tempo, salvaguardare la sicurezza alimentare, chiarire la portata, attraverso specificazioni applicative, della disposizione di cui all’articolo 6, comma 1, lettera b), secondo cui nei casi indicati all’articolo 3, comma 2, lettere a), b) e c), i pulcini possono essere utilizzati per l’alimentazione animale;
per quanto concerne il trattamento sanzionatorio, all’articolo 8, comma 1, aumentare da 5.000 euro a 15.000 euro il minimo edittale della sanzione amministrativa ivi prevista e all’articolo 8, comma 2, aumentare da 15.000 euro a 30.000 euro il massimo edittale della sanzione amministrativa ivi prevista;
all’articolo 8, prevedere che i proventi delle sanzioni amministrative ivi previste siano devoluti per attività riguardanti la tutela degli animali e il benessere animale, anche a favore di enti ed associazioni aventi ad oggetto la protezione degli animali;
al fine di sopperire alle possibili perdite economiche a livello interno scaturenti dal divieto di uccisione degli embrioni maschi di pulcino, prevedere, sulla scorta del modello francese, mediante appropriate previsioni normative, misure di finanziamento a favore dei produttori nazionali, in modo da garantirne la competitività sulle piattaforme europee ed internazionali;
stanti le forti limitazioni riguardanti l’identificazione del sesso dell’embrione di linea “white“, supportare – attraverso l’allocazione di idonee risorse – la ricerca e lo studio di nuove tecnologie in grado di neutralizzare il margine di errore nel processo di tempestiva identificazione del sesso dei pulcini, salvaguardando contemporaneamente la salute e il benessere animale.
MERCOLEDÌ 11 OTTOBRE 2023
123ª Seduta
Presidenza del Presidente
ZAFFINI
La seduta inizia alle ore 9,20.
IN SEDE CONSULTIVA
(860) Ratifica ed esecuzione dell’Accordo sul trasporto aereo tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e lo Stato del Qatar, dall’altra, con allegati, fatto a Lussemburgo il 18 ottobre 2021
(Parere alla 3a Commissione. Esame. Parere favorevole)
Intervenendo in sostituzione della senatrice Murelli, relatrice designata, il presidente ZAFFINI (FdI) riferisce sul disegno di legge in esame, recante l’autorizzazione alla ratifica e l’ordine di esecuzione dell’Accordo sul trasporto aereo tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e lo Stato del Qatar, dall’altra, del 18 ottobre 2021.
Per quanto riguarda i profili di competenza dell’Accordo, l’articolo 8, comma 2, è volto a consentire ai vettori di ciascuna parte di inviare nel territorio dell’altra parte il personale addetto ai servizi di trasporto aereo e ad agevolare il rilascio dei permessi di lavoro eventualmente necessari.
L’articolo 20 richiama al comma 1 l’importanza di tenere presente l’impatto su forza lavoro, occupazione e condizioni lavorative. Impegna inoltre alla collaborazione sulle questioni concernenti il lavoro.
Il successivo comma 2 riguarda il diritto delle parti di stabilire il livello di protezione nazionale del lavoro.
Il comma 3 prevede il miglioramento delle legislazioni e delle politiche in materia di lavoro, nonché la promozione della protezione del lavoro nel settore dell’aviazione.
Il comma 4 richiama l’impegno delle parti relativamente a diritti e principi fondamentali nel lavoro, conformemente all’appartenenza all’OIL e alla dichiarazione dell’OIL in materia.
La promozione degli obiettivi di cui all’agenda dell’OIL per il lavoro dignitoso e alla dichiarazione dell’OIL sulla giustizia sociale per una globalizzazione equa è stabilita dal comma 5, mentre il comma 6 prevede l’impegno riguardo la ratifica delle convenzioni fondamentali dell’OIL.
Il successivo comma 7 consente alle parti di chiedere l’esame di questioni riguardanti il lavoro da parte del comitato misto di cui all’articolo 22.
In conclusione, propone l’espressione di un parere favorevole.
La proposta di parere è quindi, previa verifica della presenza del numero legale, posta in votazione.
La Commissione approva.
SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA POMERIDIANA
In considerazione dell’andamento dei lavori, il presidente ZAFFINI comunica che la seduta già convocata alle ore 13,30 di oggi non avrà luogo.
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 9,30.
MARTEDÌ 10 OTTOBRE 2023
122ª Seduta
Presidenza del Presidente
ZAFFINI
La seduta inizia alle ore 13,10.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 1-bis – Allegati I, II, III e IV – Annesso) Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2023, allegati e relativo annesso
(Parere alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta pomeridiana del 4 ottobre.
Intervenendo in discussione generale, la senatrice PIRRO (M5S) osserva la contraddizione tra gli effettivi contenuti del documento in esame e gli intenti espressi dal Governo in merito alla necessità di finanziamento della sanità pubblica. L’andamento dell’inflazione negli ultimi anni avrebbe in particolare dovuto suggerire un aumento considerevole delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale, le cui prospettive appaiono di conseguenza preoccupanti.
Un ulteriore motivo di preoccupazione è costituito dalla proposta di introduzione dell’autonomia differenziata, quando l’esperienza dimostra che sarebbe al contrario necessaria la soppressione della competenza regionale in materia sanitaria.
Risulta inoltre criticabile la scelta di non procedere all’introduzione legislativa del salario minimo, a fronte di vaste aree di lavoro retribuito in misura insufficiente. Invece, i prospettati interventi di riduzione dell’imposizione sul lavoro non possono in concreto che apportare vantaggi ai percettori di retribuzioni elevate. L’introduzione del salario minimo avrebbe oltretutto effetti positivi di natura sistemica. Restano inoltre gravi le criticità causate dall’abolizione del reddito di cittadinanza, avvenuta senza tenere conto della sussistenza di quote incomprimibili di disoccupazione involontaria, specialmente nelle aree strutturalmente più deboli.
Il senatore MAZZELLA (M5S) sottolinea che per spesa sanitaria pro capite l’Italia si colloca al sedicesimo posto in ambito OCSE e all’ultimo posto nel G7. Inoltre, la tenuta del sistema sanitario nel medio periodo è messa a rischio dai previsti pensionamenti di ampie quote di personale medico e infermieristico. Risultano dunque dubbie le possibilità di concreta attivazione delle case e degli ospedali di comunità. La maggioranza insiste tuttavia con la sua linea, tesa a privilegiare il settore privato.
La senatrice FURLAN (PD-IDP) ricorda la centralità della questione della sanità, che ha motivato la richiesta di procedere all’audizione del Ministro della salute nell’ambito dell’esame della NADEF, avanzata nel corso della precedente seduta. In particolare esprime preoccupazione per la diminuzione delle risorse destinate al settore prevista per il 2024, in un quadro di progressivo deterioramento qualitativo, cagionato da una prolungata carenza di programmazione e investimenti. L’obiettivo della riduzione del debito pubblico dovrebbe essere conseguito, piuttosto che per mezzo dei tagli alla sanità, attraverso interventi mirati alla crescita e all’occupazione. Il Governo, tuttavia non ha programmato misure idonee allo sviluppo e trascura la politica industriale. In mancanza di previsioni riguardo la strutturalità degli interventi di taglio del cuneo retributivo è inoltre grave l’assenza di linee programmatiche per la riforma tributaria a vantaggio del lavoro dipendente, per i servizi sociali e per la previdenza.
Ha la parola per la replica il relatore BERRINO (FdI), il quale osserva che la rilevata crisi della sanità connessa ai futuri pensionamenti è conseguente a una tendenza non corretta dai Governi precedenti. Sollecita inoltre una lettura oculata dei dati riguardanti l’andamento della spesa sanitaria in rapporto al PIL, considerato che negli anni della crisi pandemica si è verificata una contrazione della produzione accompagnata da un aumento della spesa sanitaria dovuto a ragioni emergenziali.
L’intervento sul taglio del cuneo contributivo, pur modesto, costituisce comunque un miglioramento a beneficio delle fasce a minor reddito. Risultano poi rilevanti le politiche a sostengo della famiglia e della genitorialità e l’impegno nei confronti dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego.
In conclusione, presenta una proposta di parere favorevole.
Il presidente ZAFFINI dà conto della presentazione di uno schema di parere contrario (pubblicato in allegato), a firma dei senatori Mazzella, Barbara Guidolin ed Elisa Pirro. Avverte poi che si procederà alla votazione della proposta di parere del relatore.
La senatrice ZAMBITO (PD-IDP), intervenendo per dichiarazione di voto contrario a nome del Gruppo, evidenzia in primo luogo la scarsa attenzione alla sanità denotata dalla Nota di aggiornamento in esame. L’aumento delle risorse destinate a tale settore, inferiori alla prevista crescita del prodotto interno lordo, manifesta infatti la volontà di non finanziare adeguatamente la sanità pubblica, la quale subirà gravi ripercussioni da tale scelta. La prospettiva rimarcata dal Governo di interventi di riforma legislativa, per quanto potenzialmente utili, non possono in alcun modo compensare la contrazione del finanziamento.
Nessun altro chiedendo la parola per dichiarazione di voto, previa verifica della presenza del numero legale, la proposta di parere del relatore è infine messa ai voti e approvata a maggioranza. Risulta pertanto preclusa la votazione dello schema di parere contrario sottoscritto dai senatori Mazzella e altri.
(833) Disciplina della professione di guida turistica
(Parere alla 9a Commissione. Esame. Parere favorevole)
La relatrice MANCINI (FdI) segnala innanzitutto le finalità del disegno di legge in esame, collegato alla manovra di finanza pubblica. In particolare l’articolo 1 chiarisce che il disegno di legge è volto a disciplinare la professione di guida turistica e il relativo esercizio.
L’articolo 2 reca la definizione e l’oggetto della professione di guida turistica, mentre l’articolo 3 specifica che l’esercizio di tale professione è subordinato al superamento di un esame di abilitazione ovvero al riconoscimento della qualifica professionale conseguita all’estero e alla conseguente iscrizione nell’elenco nazionale delle guide turistiche, disciplinato dall’articolo 5.
L’articolo 4 precisa i requisiti per l’ammissione e le modalità di svolgimento dell’esame di abilitazione e l’articolo successivo dispone l’istituzione dell’elenco nazionale delle guide turistiche.
Norme specifiche per l’esercizio della professione sulla base di titoli conseguiti all’estero sono recate dall’articolo 6, mentre l’articolo 7 disciplina l’istituzione di corsi di specializzazione e gli obblighi di aggiornamento continuo.
L’articolo 8 prevede la definizione, da parte dell’ISTAT, di una specifica classificazione delle attività inerenti alla professione di guida turistica e l’attribuzione di uno specifico codice ATECO.
L’articolo 9 prevede per le guide turistiche l’accesso gratuito negli istituti e nei luoghi della cultura aperti al pubblico.
L’articolo 10 dispone che i compensi professionali debbano essere proporzionati alla durata, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione, mentre l’articolo 11 detta gli obblighi di comportamento a cui sono tenute le guide turistiche.
L’articolo 12 disciplina i divieti e le sanzioni in materia di esercizio abusivo della professione di guida turistica.
L’articolo 13 stabilisce disposizioni transitorie a favore delle guide turistiche già abilitate alla data di entrata in vigore della legge.
Infine, l’articolo 14 reca quantificazione e copertura degli oneri derivanti dall’attuazione degli articoli 4 e 5, comma 2.
In conclusione, propone di esprimere parere favorevole sul provvedimento.
In assenza di richieste di intervento, verificata la presenza del numero legale, la proposta di parere è posta in votazione.
La Commissione approva a maggioranza.
(899) Conversione in legge del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali
(Parere alla 6a Commissione. Esame. Parere favorevole)
Riguardo ai profili di competenza del decreto-legge n. 132, la relatrice MINASI (LSP-PSd’Az) segnala in primo luogo l’articolo 8. Esso è volto a prorogare la norma transitoria sul diritto al ricorso al lavoro agile da parte dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, rientranti nelle situazioni di fragilità di cui al decreto ministeriale 4 febbraio 2022. Reca inoltre una norma specifica per l’applicabilità della disposizione al personale docente. Al connesso onere finanziario si fa fronte mediante una corrispondente riduzione del fondo per le assunzioni di personale a tempo indeterminato presso pubbliche amministrazioni nazionali.
L’articolo 9 dispone un’ulteriore proroga di due organi consultivi dell’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA): la Commissione consultiva tecnico-scientifica e il Comitato prezzi e rimborso.
Il successivo articolo 14 dispone una proroga del termine per l’adozione di modifiche del regolamento di organizzazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del regolamento di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e del regolamento sull’organizzazione e il funzionamento degli uffici dell’Avvocatura dello Stato.
Inoltre, l’articolo 1 interviene sulla disciplina del Fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa. L’articolo 3 differisce il termine per i versamenti di tributi e contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai soggetti che, alla data del 4 luglio 2023, avevano la residenza ovvero la sede legale o la sede operativa nei comuni interessati dagli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito la Lombardia nel medesimo periodo. L’articolo 12 proroga il termine per la rilevazione della rappresentatività delle associazioni professionali a carattere sindacale costituite da militari appartenenti a due o più Forze armate o Forze di polizia a ordinamento militare. L’articolo 13 è finalizzato alla prosecuzione per il 2023 delle attività emergenziali connesse alla crisi ucraina, in particolare le forme di assistenza coordinate dai presidenti delle regioni, in qualità di commissari delegati, e dai presidenti delle province autonome.
Formula infine una proposta di parere favorevole.
Il senatore MAZZELLA (M5S), espressa una valutazione complessivamente sfavorevole del provvedimento, preannuncia il voto di astensione del proprio Gruppo, motivato dalle disposizioni di cui all’articolo 8, volte alla proroga delle misure per il lavoro agile a favore dei lavoratori fragili, ripetutamente sollecitate dal suo Gruppo.
Previa verifica della presenza del prescritto numero legale, la proposta di parere è posta in votazione.
La Commissione approva a maggioranza.
La seduta termina alle ore 14.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAI SENATORI MAZZELLA, Barbara GUIDOLIN ED Elisa PIRRO SUL DOCUMENTO LVII, N. 1-BIS
La Commissione 10a del Senato, esaminata per le parti di competenza la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2023 e connessi allegati – Doc. LVII n. 1 -bis;
premesso che la crescita dell’economia italiana ha subito una inversione di tendenza, risentendo dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie dovuto all’elevata inflazione, della permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina, della sostanziale stagnazione dell’economia europea e della contrazione del commercio mondiale;
gran parte delle risorse aggiuntive del 2024 saranno utilizzate per la riduzione del cuneo fiscale. Si aggiungono ulteriori stanziamenti per l’avvio della riforma fiscale e per supportare le famiglie più numerose. Tali misure mirano a ridurre la pressione fiscale, aumentare il reddito disponibile e sostenere i consumi;
in tale quadro, il Governo dichiara di voler limitare quanto più possibile l’impatto del caro energia sui bilanci delle famiglie, specialmente quelle più bisognose, e di garantire la sopravvivenza e la competitività delle imprese italiane sia a livello globale sia nel contesto europeo, anche in considerazione dei corposi interventi recentemente annunciati da altri Paesi membri dell’Unione europea e non solo, senza però che si delinei una strategia idonea a conseguire l’obiettivo asseritamente dichiarato;
la povertà in Italia è ormai un fenomeno strutturale visto che tocca quasi un residente su dieci, il 9,4 per cento della popolazione residente vive infatti, secondo l’Istat, in una condizione di povertà assoluta. In termini assoluti si contano in Italia più di cinque milioni di persone in stato di povertà assoluta;
nella della Nota di aggiornamento al Def 2023 si preannuncia che la legge di bilancio per il 2024 prevederà stanziamenti, per il triennio 2024- 2026, da destinare: ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego, al personale del sistema sanitario, alla promozione della genitorialità, a favorire le famiglie con redditi medi e bassi, a proteggere il reddito disponibile delle famiglie attraverso il taglio contributivo. È previsto, inoltre, un finanziamento dei lavori di adeguamento delle tecnologie e presidi sanitari funzionali all’accoglimento dei pellegrini del Giubileo 2025;
per quanto riguarda la sanità il Governo ha dichiarato quali collegati alla decisione di bilancio un elenco di disegni di legge e, in particolare, in materia di riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario nazionale e dell’assistenza ospedaliera; delega in materia di riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal Ministero della salute;
per quanto concerne i livelli di spesa a legislazione vigente, rispetto alle precedenti previsioni del Def, si segnala un lieve incremento di risorse per la sanità, ma che non sono assolutamente sufficienti;
nel documento dello scorso aprile si prevedeva per il 2024 una spesa sanitaria di 132,737 milioni al 6,3 per cento del Pil. Nel 2025 il Def prevedeva una spesa di nuovo in crescita a 135,034 milioni ma con un impatto sul Pil del 6,2 per cento. Per il 2026 la spesa saliva ancora a quota 138,399 milioni ma l’incidenza sul Pil rimaneva costante al 6,2 per cento;
nella Nota di aggiornamento al Def 2023 a legislazione vigente si ha per il 2024 una spesa di 132,946 milioni pari al 6,2 per cento del Pil. Nel 2025 si sale a 136,701 sempre al 6,2 per cento del Pil. Infine nel 2026 si prevedono 138,972 per la sanità con un’incidenza in calo al 6,1 per cento sul Pil;
crolla dunque il rapporto spesa sanitaria/Pil: dal 6,6 per cento nel 2023, al 6,2 per cento nel 2024, al 6,1 per cento nel 2026. Nel triennio 2024-2026 la spesa sanitaria aumenta solo dell’1,1 per cento. L’analisi della Fondazione Gimbe ha evidenziato che “l’aumento della spesa sanitaria di € 4.238 milioni (+1,1 per cento) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione, sia perché l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale di quelli al consumo». In altri termini, le stime previsionali della NaDEF 2023 sulla spesa sanitaria 2024-2026 non lasciano affatto intravedere investimenti da destinare al personale sanitario, ma certificano piuttosto evidenti segnali di definanziamento. In particolare il 2024, lungi dall’essere l’anno del rilancio, segna un preoccupante -1,3 per cento.“;
la spesa sanitaria nazionale è stata per lungo tempo inferiore alla media dell’UE, ma gli interventi posti in essere dal Governo Conte, durante la crisi pandemica hanno contribuito a un consistente incremento del livello del finanziamento del sistema sanitario nazionale. I dati Eurostat mostrano infatti che l’Italia è passata dal un rapporto spesa pubblica/Pil del 6,8 per cento nel 2019 al 7,9 per cento del 2020, collocandosi quindi quasi in linea con la media UE (8 per cento) ma facendo registrare un incremento leggermente superiore;
siamo passati da una spesa sanitaria superiore al 7 per cento del Pil al 6,7 per cento nel 2023, 6,3 per cento nel 2024, 6,2 per cento nel 2025 e 2026. Un’inversione di tendenza è innegabile, ma purtroppo è avvenuta in negativo;
l’attestazione al 6,2 per cento del PIL conferma la volontà da parte del Governo di non puntare a un efficientamento del sistema sanitario. La diffusione della pandemia ha contribuito ad aggravare alcuni problemi del SSN, a partire dall’insufficienza delle attività di prevenzione, dallo squilibrio tra assistenza ospedaliera e cure fornite sul territorio, dalle carenze di personale soprattutto gli infermieri e alcune categorie di medici;
un’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe in vista della discussione della Legge di Bilancio 2024 fa emergere l’Italia sedicesima tra i Paesi europei dell’Ocse per la spesa pro-capite e fanalino di coda nel G7. La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022, secondo il report di Gimbe, si attesta al 6,8 per cento del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media Ocse del 7,1 per cento che alla media europea del 7,1 per cento. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del Pil investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9 per cento del Pil) ai +0,3 dell’Islanda (7,1 per cento). Il gap è forte anche per la spesa sanitaria pro-capite: in Italia è pari a 3.255 dollari, rimanendo al di sotto sia della media Ocse (3.899 dollari) con una differenza di 644, sia della media dei paesi europei (4.128) con una differenza di 873. E in Europa sono ben 15 Paesi a investire più di noi in sanità, con un gap che va dai +583 della Repubblica Ceca (3.838) ai +3.675 della Germania (6.930);
il nostro Paese si trova al di sotto della media Ocse secondo diversi parametri: dalla spesa in rapporto al Pil alla spesa pro-capite. Sotto quest’ultimo aspetto, in particolare, il gap con la media dei Paesi europei dell’area Ocse è di oltre 808 euro pro-capite, che si traduce nella sconvolgente cifra di più di 47 miliardi di euro. Tra i Paesi del G7, invece, il nostro ruolo di fanalino di coda appare inevitabile e il divario con chi ci precede incolmabile. I numeri di cui ci parla GIMBE sono purtroppo noti da tempo. Negli ultimi vent’anni, solo con il Movimento 5 Stelle al governo e con Conte come premier la spesa sanitaria è tornata a salire;
manca l’audacia di garantire le esigenze di pianificazione e organizzazione del Servizio sanitario nazionale, nel rispetto dei princìpi di equità, solidarietà e universalismo, prevedendo che l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL non possa essere inferiore alla media europea e, conseguentemente, che il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato sia incrementato annualmente almeno di una percentuale pari al tasso di inflazione, anche in un contesto macroeconomico anticiclico, contraddistinto da una riduzione del prodotto interno lordo;
sarebbe auspicabile adottare misure finalizzate a considerare parte della spesa sanitaria, quale quella per l’acquisto di medicinali curativi o trasformativi della storia clinica di un paziente, quale spesa di investimento, individuando specifiche modalità per renderne sostenibile l’acquisto per il Sistema Sanitario Nazionale;
premesso, inoltre, che le dinamiche sottostanti i dati aggregati sul mercato del lavoro sono abbastanza complesse, legate al cambiamento della struttura demografica e al fenomeno, che ha avuto inizio in anni molto recenti, di contrazione della popolazione in età lavorativa;
in un contesto di crescita occupazionale e di tasso di disoccupazione in discesa, ma pur sempre ancora consistente, continuano ad osservarsi a livello settoriale fenomeni di mismatch;
considerato che alcuni dati critici che fanno emergere una situazione molto preoccupante sul nostro sistema sanitario. Ogni anno le aziende sanitarie e ospedaliere perdono medici, infermieri e operatori sanitari che si dimettono e scelgono di lavorare nel privato;
ogni anno le aziende sanitarie e ospedaliere perdono medici, infermieri e operatori sanitari che si dimettono e scelgono di lavorare nel privato; le cause che portano a questa drastica decisione sono i carichi di lavoro, un aumento del burnout e una retribuzione tra le più basse in Europa;
i dati sulle dimissioni degli operatori sanitari elaborati da Fiaso sono quelli dell’Inps, del Conto Annuale del Tesoro e dell’Onaosi, e registrano nel 2021 l’abbandono di 2.886 medici ospedalieri, il 39 per cento in più rispetto al 2020, che hanno deciso di lasciare la dipendenza dal SSN;
secondo i dati Anaoo-Assomed nel triennio 2019-2021 sono andati in pensione circa 4.000 medici specialisti ogni anno per un totale di 12.000 camici bianchi. Nel triennio 2022-2024 andranno in pensione circa 10.000 medici specialisti. Quindi in 6 anni il SSN perderà 22.000 medici specialisti ospedalieri per pensionamenti;
nel 2021 risultavano all’estero poco più di 4 mila medici contro circa il doppio degli anni precedenti, mentre sono “partiti” circa 3.800 infermieri contro i 6mila degli anni precedenti;
oltre 500 professionisti della sanità si sono dichiarati disponibili negli ultimi tre mesi a lasciare l’Italia per prestare servizio nei Paese Arabi, paesi che investono sempre più nell’innovazione tecnologica nel settore, puntando in servizi e industria sanitaria con ospedali e cliniche all’avanguardia;
considerato altresì che con riferimento al mondo del lavoro un aumento del tasso di posti vacanti (al 2,3 per cento, dal 2,1 per cento del primo trimestre), concentrato soprattutto nelle costruzioni e nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione;
le tendenze dei salari, la coesistenza di un tasso di posti vacanti elevato e un tasso di disoccupazione eccezionalmente basso si è accompagnata ad una crescita comunque troppo contenuta delle retribuzioni. Quelle di fatto per dipendente, dopo il marcato incremento del primo trimestre (1,1 per cento t/t) dovuto alla corresponsione di somme una tantum nel comparto dei servizi, hanno rallentato nel secondo;
il costo del lavoro per unità di prodotto è atteso in accelerazione quest’anno, per poi rallentare negli anni successivi. Di conseguenza, l’inflazione interna, misurata dal deflatore del PIL, sarebbe pari al 4,5 per cento nel 2023, scenderebbe al 2,9 per cento nel 2024 e al 2,1 e 2,0 per cento nel 2025 e 2026, rispettivamente;
è auspicabile ampliare le misure di sostegno dei redditi delle fasce più deboli, alla luce del fatto che il trend di riduzione del tasso di disoccupazione, non è confortante, dunque un’ampia fascia di popolazione permarrà nel prossimo triennio in uno stato di difficoltà e inoccupazione, che rasenta la soglia di povertà;
rafforzare le misure di protezione delle fasce più deboli e diffondere strumenti per ampliare il “benessere collettivo” non solo dovrebbe costituire una priorità del Governo, ma è una scelta di politica economica con un impatto macroeconomico importante per la crescita del PIL;
la povertà e l’esclusione sociale sono concetti pluridimensionali, che devono pertanto essere affrontati attraverso un approccio olistico e dinamico che comprenda misure volte a garantire l’accesso a beni e servizi abilitanti, come l’istruzione, la formazione e lo sviluppo delle competenze;
tale approccio dovrebbe concentrarsi sulle persone e sulle loro condizioni e rientrare nell’ambito di un’efficace strategia di lotta contro la povertà;
regimi di reddito minimo opportunamente finanziati e dotati di risorse adeguate sono un modo importante ed efficace per sconfiggere la povertà e promuovere l’inclusione sociale;
la stigmatizzazione sociale associata alla mancanza di risorse contribuisce a creare sentimenti di vergogna che potrebbero occultare la reale portata della povertà nella società;
valutato che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo al 2° Festival delle Regioni e delle Province autonome, che si è svolto a Torino, ha sottolineato che il Servizio sanitario nazionale è un patrimonio prezioso da difendere e adeguare e che la sanità pubblica che avrebbe bisogno di maggiori risorse;
più di un italiano su tre quando deve fare una visita oppure un esame diagnostico si rivolge al sistema privato che risulta essere ormai un perno centrale per l’assistenza mettendo in discussione il principio di eguaglianza e il principio di universalità del SSN che costituiscono presupposto per assicurare la coesione sociale del Paese e per contrastare le conseguenze sulla salute prodotto delle disuguaglianze sociali;
i numeri della Nota di aggiornamento al Def 2023 non lasciano intravedere affatto i fondi necessari, ma anzi un definanziamento della sanità pubblica. Le stime confermano che il rilancio del SSN non rappresenta una priorità politica per questo Governo nell’allocazione delle risorse e il risultato si tradurrà in liste d’attesa ancora più lunghe e, come denunciato oggi da Anaao, nell’abbandono del Servizio sanitario nazionale da parte di medici e dirigenti sanitari;
la programmazione finanziaria non sembra puntare sul rafforzamento del sistema sanitario, ed è necessario trovare davvero i fondi per assumere medici e infermieri e aumentare le loro retribuzioni, per ridurre le liste d’attesa, per rendere efficienti i nostri pronto soccorso;
occorre garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale anche attraverso un programma di investimenti, adeguamenti economici per i professionisti sanitari e maggiori risorse per nuove assunzioni per assicurare maggiore efficienza delle prestazioni erogate dalla sanità pubblica;
si ritengono necessarie, sul piano nazionale, misure concrete al fine di:
• contrastare il precariato, continuando a prevedere incentivi volti a favorire le assunzioni a tempo indeterminato, nonché collegando strettamente le tipologie contrattuali a tempo determinato a specifiche causali;
• ferma restando l’applicazione generalizzata del contratto collettivo nazionale di lavoro e a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, a introdurre una soglia minima salariale inderogabile, pari a 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali è più debole, prevedendo che la soglia si applichi soltanto alle clausole relative ai cosiddetti «minimi», lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive;
• a ripristinare l’universalità del Reddito di cittadinanza, prevedendo il rafforzamento e la riorganizzazione delle politiche pubbliche volte a contrastare la povertà e l’esclusione sociale, potenziando la componente di servizi alla persona e l’attivazione di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa per l’effettivo superamento della condizione di povertà;
• inserire, nella prossima legge di bilancio, le disposizioni necessarie al completamento di un sistema di tutele in favore dei lavoratori autonomi, avviato con l’introduzione dell’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa, attraverso l’estensione delle misure già previste per i lavoratori dipendenti;
• creare una piattaforma nazionale di domanda e offerta di lavoro che:
1) raccolga tutti i dati dei beneficiari di prestazioni (non solo percettori di AdI, ma anche di Naspi, Discoll, Ds agricola, etc);
2) veicoli le informazioni alle imprese, in modo da favorire l’incontro della domanda da parte delle aziende e l’offerta da parte della forza lavoro nel mercato;
3) consenta l’erogazione alle aziende delle varie agevolazioni, in termini di esonero contributivo, di cui godrebbero assumendo i percettori di ADI;
• predisporre un piano straordinario di misure finalizzato al sostegno e all’incentivazione del lavoro femminile, adottando in particolare politiche di conciliazione temi di vita e lavoro, incrementando la dotazione di servizi di sostegno alla genitorialità, anche al fine di contrastare il problema dell’abbandono del lavoro da parte delle donne con bassi livelli di istruzione, soprattutto con figli a carico;
• adottare tutte le iniziative necessarie al raggiungimento dell’obiettivo n. 5 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze;
• prevedere una “strategia nazionale per la parità di genere”, per colmare i persistenti divari di genere nel mondo del lavoro, a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni, e sviluppare il pieno potenziale femminile nelle imprese, nella politica e nella società, nonché di conseguire un equilibrio di genere a livello decisionale e politico;
• in tema di salute e sicurezza sul lavoro:
1. a porre in essere interventi legislativi volti a rafforzare gli organici e le professionalità di tutti gli enti preposti ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro e di lavoro regolare;
2. a porre in essere interventi legislativi finalizzati a creare una Procura Nazionale del lavoro, altamente specializzata e con competenza estesa a tutto il Paese;
3. a porre in essere interventi legislativi volti ad estendere la tutela antinfortunistica anche allo svolgimento delle attività formative di qualsiasi tipologia che vengono svolte a qualsiasi titolo dalle imprese e nelle quali sono coinvolti gli studenti di ogni ordine e grado, compresi quelli impegnati in percorsi di istruzione e formazione professionale, tirocinanti, stagisti e docenti;
4. ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad implementare l’organico nonché a rafforzare i controlli ispettivi nell’ambito delle attività formative svolte nelle aziende e che coinvolgono studenti di ogni ordine e grado, compresi studenti universitari, stagisti, apprendisti e docenti;
5. ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a prevedere agevolazioni fiscali sia per incrementare la formazione continua del personale, sia per favorire il rinnovo dei macchinari, molto spesso causa di incidenti perché troppo obsoleti;
6. ad adottare le opportune iniziative volte all’introduzione, nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado del sistema educativo di istruzione e formazione, dell’insegnamento della cultura della sicurezza, finalizzato a rendere consapevoli gli studenti delle diverse fasce di età dei potenziali rischi conseguenti a comportamenti errati nei luoghi di lavoro e nella vita domestica e scolastica, nonché a fornire loro la conoscenza e l’addestramento adeguati a riconoscere situazioni di pericolo;
7. ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad assicurare l’interoperabilità e la piena condivisione tra Ispettorato nazionale del lavoro e Inail delle banche dati rilevanti ai fini delle attività di controllo, nel rispetto della normativa relativa alla protezione dei dati personali;
formula per quanto di competenza PARERE CONTRARIO
Riunione n. 20
MARTEDÌ 10 OTTOBRE 2023
Presidenza del Presidente
ZAFFINI
Orario: dalle ore 14,30 alle ore 15,50
INCONTRO CON UNA DELEGAZIONE DELLA COMMISSIONE PER GLI AFFARI SOCIALI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA CECA
12ª Seduta
Presidenza del Presidente della 1ª Commissione
BALBONI
Interviene il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci.
La seduta inizia alle ore 16,05.
IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento concernente i compiti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia di minori stranieri non accompagnati (n. 63)
(Parere al ministro per i Rapporti con il Parlamento, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e dell’articolo 1, commi 6 e 7, del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole con osservazioni)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 13 settembre.
La senatrice MINASI (LSP-PSd’Az), relatrice per la 10a Commissione, presenta uno schema di parere favorevole con osservazioni.
La senatrice VALENTE (PD-IDP) ricorda che, in sede di esame del disegno di legge n. 314, in materia di compartecipazione dello Stato alle spese per i minori in comunità o istituti, assegnato alla Commissione affari costituzionali in sede referente, il suo Gruppo aveva sottolineato l’opportunità di costituire un unico Fondo dedicato a tutti i minori.
Tuttavia, dal momento che il provvedimento in esame ha natura prettamente tecnica, riguardando i compiti del Ministero del lavoro relativamente ai minori stranieri non accompagnati e non cittadini di Stati dell’Unione europea, a nome del Gruppo annuncia un voto di astensione.
Verificata la presenza del prescritto numero legale, lo schema di parere è infine posto in votazione.
Le Commissioni riunite approvano a maggioranza.
Schema di decreto legislativo in materia di riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità (n. 69)
(Parere al ministro per i Rapporti con il Parlamento, ai sensi degli articoli 1, comma 2, e 2, comma 2, lettera e), della legge 22 dicembre 2021, n. 227. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole con osservazioni)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 13 settembre.
La senatrice SPELGATTI (LSP-PSd’Az), relatrice per la 1a Commissione, presenta uno schema di parere favorevole con osservazioni.
La senatrice VALENTE (PD-IDP) esprime un giudizio positivo sul provvedimento, le cui finalità sono condivisibili. Tuttavia, propone di inserire due ulteriori osservazioni nello schema di parere, per sollecitare il Governo a effettuare un attento monitoraggio delle attività di riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità poste in atto e a finanziare in modo adeguato gli ulteriori compiti assegnati alle pubbliche amministrazioni. Se tali rilievi non saranno recepiti, anticipa, a nome del Gruppo, un voto di astensione.
La correlatrice SPELGATTI (LSP-PSd’Az), nel prendere atto di tali suggerimenti, ritiene comunque di non accogliere le proposte di modifica.
Previa verifica della presenza del numero legale, lo schema di parere è posto in votazione, risultando approvato a maggioranza.
La seduta termina alle ore 16,20.
PARERE APPROVATO DALLE COMMISSIONI RIUNITE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 63
Le Commissioni 1ª e 10ª riunite, esaminato l’atto del Governo in titolo, rilevato che:
– lo schema di decreto in esame definisce una nuova disciplina di rango regolamentare sui compiti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia di minori stranieri non accompagnati e non cittadini di Stati dell’Unione europea, al fine di definire un testo organico di attuazione regolamentare rispetto a diversi interventi legislativi intervenuti nel corso del tempo, tra i quali la soppressione del Comitato per i minori stranieri (già istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri) e il trasferimento dei relativi compiti al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
– lo schema, nell’ambito della ridefinizione della disciplina regolamentare, dispone anche, all’articolo 17, l’abrogazione del regolamento sui compiti del Comitato per i minori stranieri;
– sullo schema, sono stati acquisiti i pareri favorevoli del Garante per la protezione dei dati personali, della Conferenza unificata Stato-regioni-province autonome-città ed autonomie locali e dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, mentre il Consiglio di Stato ha espresso parere favorevole con alcune osservazioni;
– l’articolo 1 dello schema reca le definizioni di “minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato” e di “minore straniero non accompagnato accolto temporaneamente nel territorio dello Stato”, considerando “minore” il soggetto dalla nascita al compimento del diciottesimo anno di età;
– il minore che abbia compiuto sedici anni, secondo la legislazione vigente, nel nostro Paese gode di forme di autonomia congeniali alla propria maturità psicofisica, come poter sottoscrivere contratti di lavoro o contrarre matrimonio, ma il sistema di accoglienza dei minori non accompagnati non prevede una definizione specifica di “grande minore” per questa fascia di età;
– l’articolo 5 interviene sulla procedura di svolgimento delle indagini familiari, materia disciplinata dall’articolo 33, co. 2, lett. b), del TU immigrazione, nonché dall’articolo 19, commi 7, 7-bis, 7-ter e 7-quater del decreto legislativo n. 142 del 2015, in relazione all’accoglienza dei minori non accompagnati richiedenti protezione internazionale;
– il riferimento esclusivo ai “familiari”, porta ad escludere dalle indagini per l’accertamento di rapporti di parentela altri soggetti maggiorenni legati al minore da rapporti di parentela diversi da quelli riconducibili al solo nucleo familiare che potrebbero prendere in carico il minore;
valutato altresì che:
– l’accertamento dell’età del minore non accompagnato presenta elementi di oggettiva complessità e lascia tuttora margini di incertezza di circa due anni rispetto al reale dato anagrafico, aumentando quindi il rischio che giovani adulti possano fornire dichiarazioni non veritiere sulla propria età, al fine di godere del trattamento riservato dalla legge ai minori non accompagnati in quanto categoria particolarmente vulnerabile;
– l’esigenza di intervenire con modifiche normative sul tema dell’età anagrafica è stata più volte esplicitata dal Governo, da ultimo anche rispondendo in Aula al question time del 13 settembre u.s., esprimono parere favorevole, con le seguenti osservazioni.
Con riferimento all’articolo 2, comma 1, lettera e), si invita il Governo a valutare l’opportunità di prevedere tra le misure rivolte all’integrazione dei minori stranieri non accompagnati anche azioni finalizzate all’apprendimento linguistico.
Con riguardo all’articolo 11, si consideri l’opportunità di includere l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza tra i soggetti legittimati ad accedere ai dati conservati nel Sistema informativo nazionale dei minori stranieri non accompagnati (SIM), previa autorizzazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Alla luce degli elementi rilevati in premessa e visto l’aumento esponenziale dei migranti che si dichiarano minorenni, si valuti l’opportunità di un potenziamento delle procedure volte a verificare la minore età anagrafica, anche attraverso accertamenti medici nella consapevolezza del margine di errore, ricercando una soluzione normativa che affidi forme di tutela differenti per i minori che abbiano compiuto i sedici anni, nel rispetto della legislazione interna ed internazionale e del diritto dei minori.
Per tutelare i diritti dei minori stranieri non accompagnati, alleggerendo al contempo il peso economico dell’accoglienza a loro dedicata, che al momento grava soprattutto sui comuni, si invita, infine, il Governo a considerare l’opportunità di intervenire, da un lato, per velocizzare le procedure relative alle indagini familiari, includendo nella ricerca anche i rapporti parentali che si estendano ad una gerarchia parentale più allargata e, dall’altro lato, ogniqualvolta l’inserimento dei minori non accompagnati in strutture non accreditate sia reso necessario dall’emergenza e autorizzato dal Prefetto o dell’autorità giudiziaria, per garantire l’accesso alle risorse del Fondo nazionale per i minori stranieri non accompagnati, al fine di ristorare l’ente locale delle spese, diversamente non rifondibili, a supporto del minore in carico sul proprio territorio.
PARERE APPROVATO DALLE COMMISSIONI RIUNITE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 69
Le Commissioni 1ª e 10ª riunite, esaminato l’atto del Governo in titolo e rilevato che:
– lo schema di decreto legislativo è stato predisposto ai sensi della disciplina di delega di cui alla legge 22 dicembre 2021, n. 227, ove è prevista l’adozione di uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di disabilità;
– lo schema in oggetto è il primo schema presentato alle Camere ai sensi della suddetta disciplina di delega; esso concerne la riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità da parte delle persone con disabilità, ivi compresi i profili di inclusione e accessibilità inerenti ai lavoratori pubblici con disabilità;
– sullo schema di decreto in esame è stata sancita l’intesa in sede di Conferenza unificata Stato-regioni-province autonome-città ed autonomie locali, nella seduta del 7 giugno 2023, ed è stato acquisito il parere del Consiglio di Stato in data 25 luglio 2023,
esprimono parere favorevole, con le seguenti osservazioni.
Si invita innanzitutto il Governo a valutare, con riferimento all’articolo 1, comma 1, l’opportunità di sostituire il riferimento ai “cittadini con disabilità” con quello di “persone con disabilità” e di esplicitare il richiamo, ivi contenuto, all’articolo 9 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dalla legge n. 18 del 2009.
Con riguardo all’articolo 5, comma 1, ove si prevede che le associazioni rappresentative delle persone con disabilità, iscritte al Registro unico nazionale del Terzo settore, partecipino alla formazione della sezione del Piano integrato di attività ed organizzazione relativa alle modalità e alle azioni finalizzate a realizzare la piena accessibilità alle amministrazioni, si consideri l’opportunità di inserire, dopo la parola: “competenze”, le seguenti: “ed esperienze”.
In merito all’articolo 8, si osserva, sul piano formale, che andrebbe valutata l’opportunità di sostituire le parole “per la mancata attuazione” con le seguenti: “dalla mancata attuazione”, e la parola “contenute” con la seguente: “contenuti”. Occorrerebbe considerare, altresì, che il testo vigente della disposizione oggetto di novella già contiene un riferimento alla violazione degli obblighi contenuti nelle carte di servizi, quale presupposto di legittimazione dell’azione collettiva.
Infine, si invita il Governo a prevedere, nel primo provvedimento normativo utile e compatibilmente con le risorse di bilancio disponibili, l’istituzione di un fondo per favorire percorsi di accesso tutoriale in favore delle persone anziane e dei soggetti fragili.