Fim, Fiom e Uilm proclameranno 8 ore di sciopero del gruppo Acciaierie d’Italia con una manifestazione nazionale a Roma il prossimo 20 ottobre. È deciso dall coordinamento nazionale al termine dell’assemblea dei delegati del gruppo davanti alla sede del ministero delle Imprese e del made in Italy.
“La situazione dell’ex Ilva di Taranto è ai minimi termini. Produce meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio, un terzo della sua capacità produttiva. È quasi spenta”. Lo ha affermato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, a margine dell’assemblea. “Ci sono 3mila lavoratori in cassa integrazione, l’indotto è in una situazione comatosa. Una situazione estremamente grave”.
“Abbiamo deciso un programma di iniziative che non saranno conclusive finché il governo non prende atto di una situazione ormai irreversibile – ha aggiunto Palombella – non ci sono più possibilità di individuare soluzioni tampone. Occorre una decisione vera, forte, che dia il segnale che lo Stato c’è. La politica ha paura di prendere decisioni e prende tempo. Come mai il non reagisce alle provocazioni dell’azienda? Dire che tutto va bene è una provocazione nei confronti dei lavoratori e del governo”.
Il leader della Fiom, Michele De Palma, precisa che è ferma intenzione dei sindacati chiedere “l’apertura una commissione di inchiesta parlamentare che verifichi le responsabilità sulla gestione degli stabilimenti. Se non si apre una trattativa con Governo, azienda e sindacati, partirà una stagione di scontro”
Per il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, “la vertenza di Acciaierie d’Italia (ex-Ilva) è emblematica di come il Governo non si curi delle politiche industriali”, e lo dimostrano le numerose richieste sindacali, provenienti da tutti i territori in cui il colosso dell’acciaio ha sede, che “sono ancora disattese. Come Cgil – prosegue Gesmundo – chiediamo che si ascoltino le istanze dei territori e delle categorie che rappresentano i lavoratori di Acciaierie d’Italia, e che oggi sono in coordinamento unitario sotto il Mimit. La programmazione non è più rinviabile. Il Governo faccia pace con sé stesso e la smetta con i conflitti interni e le divergenze strategiche se vuole sostenere davvero l’industria italiana e i lavoratori siderurgici”. Per il segretario confederale della Cgil “occorre partire dall’intervento in prima persona dello Stato per risolvere una vertenza che rischia di deflagrare”.
Quanto alla manifestazione di oggi a Taranto, organizzata dalle imprese dell’indotto, “chiediamo alle aziende che i comportamenti siano sempre coerenti a sostegno del buon lavoro e del futuro del siderurgico e non siano invece determinati solo dalle situazioni di amore e odio nei confronti di Acciaierie Italia che, come denunciano la Fiom e la Cgil di Taranto, danno l’impressione di voler strumentalizzare le condizioni di disagio e i lavoratori stessi”, conclude Gesmundo.
e.m.