Nell’incontro che si è tenuto ieri, 3 ottobre, presso il MiMIT sul futuro dello stabilimento Marelli di Crevalcore, l’azienda ha annunciato la volontà di sospendere a tempo indeterminato la procedura di chiusura del sito in attesa di ricercare e valutare piani di riconversione in grado di mantenere il sito industriale e l’occupazione. La decisione arriva a fronte della richiesta dei sindacati di ritirare la procedura e scongiurare definitivamente il licenziamento di 229 dipendenti.
Nel corso dell’incontro, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha preso l’impegno di avviare un tavolo di confronto permanente per dare una soluzione positiva alla vertenza, garantendo in questo senso l’impegno di tutti i soggetti in campo. Il disegno del Governo – ha detto il Ministro – è lavorare sul tema del mantenimento delle motorizzazioni tradizionali a fianco di quelle ibride per limitare gli impatti della transizione.
I sindacati parlano di “primo passo positivo” ottenuto grazie all’impegno dei lavoratori, ma non è ancora sufficiente. L’obiettivo è una prospettiva industriale che dia garanzie sul futuro produttivo e occupazionale del sito. “La Marelli è il primo gruppo di componentistica del settore dell’auto nel nostro Paese, è controllata dal gruppo KKR e ha tutte le risorse necessarie per portare nuova componentistica e dare prospettive industriali, rispetto alla transizione in atto nel settore, anche a questo stabilimento”, dichiarano il segretario nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, e il segretario della Fim Cisl Bologna, Massimo Mazzeo. “Come Fim Cisl – aggiungono – riteniamo che le soluzioni alternative alla chiusura dello stabilimento di Crevalcore debbano passare da Marelli e abbiamo invitato il governo a chiedere direttamente alla proprietà del fondo private equity KKR”.
Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, e Simone Selmi, segretario generale Fiom-Cgil di Bologna, indicano la vicenda di Marelli come “paradigmatica del futuro dell’auto e dovrà essere il modello di come affrontare le vertenze nel settore”, ricordando, inoltre, che l’Italia è “l’unico Paese in Europa a non avere un piano industriale sull’automotive”. I segretari Fiom invocano quindi l’apertura di un tavolo governativo sull’automotive e insistono sulla necessità di “investire risorse pubbliche che devono servire a salvaguardare la produzione e l’occupazione negli stabilimenti di Stellantis e di tutta la filiera della componentistica, a partire da Marelli, in grado di affrontare la transizione ecologica della mobilità”.
Intanto la mobilitazione non si arresta: “Decideremo insieme ai lavoratori le iniziative da mettere in campo fino a quando sarà scongiurata la chiusura del sito e non verrà garantita l’occupazione”, aggiungono infine Lodi e Selmi, in vista dell’apertura, il prossimo 8 novembre, del tavolo presso il MiMIT che riguarderà tutto il piano industriale di Marelli. “Il tempo che ci separa da quella data dovrà servire per esplorare tutte le possibili soluzioni positive”, concludono Uliano e Mazzeo della Fim Cisl.
e.m.