“Il tema dell’attacco al contratto nazionale è stato il filo conduttore di questa nostra discussione. Ma non è solo questo: io credo ci sia un attacco all’idea stessa che esista un soggetto cui spetta negoziare diritti collettivi”.
Così Marco Falcinelli, segretario dei Chimici Cgil, nel suo intervento all’assemblea sulla contrattazione organizzata dalla Cgil a Bologna. “Ci troviamo di fronte a un governo che ha un suo molto personale modello di confronto: convoca pletore di sindacati inesistenti, con scarsa o nessuna rappresentatività, organizza passerelle, ma alla fine di un confronto concreto, dal quale si possa arrivare a un accordo, non c’è traccia”.
È un attacco al soggetto stesso che negozia, insiste: “In questi anni ci siamo difesi bene. Ma purtroppo ci siamo solo difesi”. Per questo, oggi è necessario anche pensare a un supporto legislativo alla contrattazione, che passi per l’estensione erga omnes dei contratti, da un riconoscimento esatto della rappresentanza e, infine, da un vincolo alla possibilità delle imprese di scegliersi il contratto preferito, ovvero quello di minor costo: “che non sono solo quelli pirata, ma anche alcuni firmati da noi”.
Andando più sul dettaglio del futuro della contrattazione, Falcinelli afferma che la confederazione dovrebbe ‘’ascoltare di più le categorie’’ quando mette mano a intese interconfederali sui contratti: ‘’per esempio ho avuto molti dubbi e perplessità sui contenuti e sulle modalità con cui è stato firmato il ‘Patto per la fabbrica’, che continuo a considerare un accordo di moderazione salariale da cui sono nati molti dei problemi che oggi affrontiamo oggi.”
Per il leader Filctem, se si dovesse andare a un nuovo accordo sulla contrattazione occorrerebbe modificare alcuni punti chiave. In particolare, Falcinelli ritiene che sia necessario superare l’Ipca, indicatore non più valido per definire gli aumenti, e modificare l’attuale durata dei contratti, riportandola dagli attuali tre anni a quattro e inserendovi in mezzo il biennio di rinnovo economico: “le attuali scadenze – osserva – ci rallentano, non consentono di rispondere tempestivamente a cicli economici sempre più imprevedibili”.
Per Falcinelli, infine, è necessaria anche “una discussione su cos’è oggi il salario in Italia. Che non può essere quello indicato nei minimi tabellari o nel trattamento economico complessivo”, ma che va allargato anche agli elementi di welfare. E che soprattutto deve essere in grado di risultare “autorità” anche mettendo in discussione le politiche di erogazione “unilaterale” delle imprese.
Nunzia Penelope