Rispetto per il lavoro e impegno per il futuro dell’iniziativa contrattuale. È questo il cuore dell’assemblea nazionale sulla contrattazione organizzata dalla Cgil e in corso oggi a Bologna, aperta dalla relazione della segretaria Francesca Re David e seguita dagli interventi dei segretari di tutte le categorie e dai delegati, delineando così una fotografia fedele dello stato della contrattazione nel nostro Paese.
Nella sua relazione sulla situazione del settore della comunicazione, il segretario generale della Slc Cgil, Fabrizio Solari, ha esordito con un dato drammatico: “Le statistiche ci dicono che i salari italiani sono nella parte bassa della classifica del mondo sviluppato e che negli ultimi 20 anni sono andati peggio. Credo che questo non possa essere ricondotto alla incapacità totale di un’intera classe sindacale”, continua Solari, sostenendo piuttosto che le responsabilità risiedono nello scivolamento verso il basso del sistema produttivo italiano. “Interi settori industriali non ci sono più, siamo alla vigilia dell’uscita dell’Italia dai grandi delle telecomunicazioni”. Un’osservazione, questa, che è anche cartina di tornasole di un “rapporto tra specializzazione produttiva e livello dei salari”.
In questo senso, Solari condivide l’affermazione della segretaria Re David che sostiene sia in atto “un attacco alla contrattazione nazionale” e questo, aggiunge, avviene “per un motivo banale che però bisogna saper riconoscere. Se non si affrontano i temi della politica industriale e del posizionamento del Paese nel suo complesso – spiega il segretario -, l’unico modo per campare è cancellare la contrattazione strutturale, incentivando un fai-da-te azienda per azienda, ognuna delle quali con un sistema sindacale e imprenditoriale armato contro un’altra azienda”. Questo comporterebbe “la fine del contratto nazionale e il proliferare della contrattazione di prossimità, cui corrisponde un modello sindacale che non ha niente a che vedere con l’idea di confederalità”. Il risultato, aggiunge Solari, è lo “scivolamento del Paese rispetto alla sua capacità di stare nell’alveo della innovazione che ci viene richiesta” per essere competivi.
Come reagire? “La via giusta è quella dell’accordo interconfederale su rappresentanza e contrattazione. Non possiamo affidare alla volontà delle parti in un sistema nel quale è l’impresa che decide quale contratto applicare. Non possiamo affidarci all’assenza di regole”. Per il segretario della Slc è indispensabile “portare a casa il risultato della misurazione della rappresentanza e quegli standard minimi per fare dei contratti. Così si semplifica il sistema, così lo si difende e solidifica, mettendolo al riparo rispetto a un’idea di frantumazione nel quale nell’ultimo stadio c’è la contrattazione individuale”.
Solari afferma che il 95% dei lavoratori iscritti alla Slc-Cgil ha gia rinnovato il contratto rinnovato, ma, avverte, “una marea di altri lavoratori, come quelli dello sport e gli attori, hanno contratti inchiodati da ben prima del covid”, invitando poi a “un ragionamento di merito” sugli ultimi rinnovi e presente nelle piattaforme oggi aperte, e che poggia su tre questioni principali: salario, orari, precarietà. In particolare, però, il segretario si sofferma su un punto: “Credo che i i tempi siano maturi per la riduzione dell’orario di lavoro, una distribuzione strutturalmente diversa della settimana corta”, un obiettivo che “cambia la vita delle persone come l’ha cambiata quando abbiamo conquistato di non lavorare più il sabato”.
Infine, un altro problema di merito che Solari non trascura di rilevare: la sovrapposizione strutturale tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, “o finto, come le partite iva”, nel mondo che gravita intorno a internet. “Stiamo rinnovando alcuni contratti in cui ci poniamo l’obiettivo di regolare entrambi – precisa il segretario.-. Non so quanto questo possa andare a compimento o possa essere la via maestra, ma in un’azienda nella quale il lavoro è davvero sovrapposto avere l’ambizione di regolarne solo una quota, che peraltro rischia di diventare minoritaria, rischia alla fine di cancellare anche il nostro ruolo”.
In conclusione, Solari condensa il suo intervento con una sintesi efficace che suona come un monito a tutto il mondo sindacale, ma non solo: “La questione politica è la difesa del sistema contrattuale, perché è la difesa di un modello sindacale che dobbiamo tenerci stretto”.
Elettra Raffaela Melucci