FOTO DI ILAN BERKENWALD
In accordo con la sua visione anche Gesù non avrebbe pagato le tasse. Per Javier Milei, l’ultra liberista che ha vinto le primarie in Argentina e si candida a essere uno dei nomi forti per le elezioni presidenziali del prossimo 22 ottobre, le imposte sono uno dei grandi mali da estirpare. Classe 1970, Milei aspira a diventare il Trump o il Bolsonaro argentino. Il capello ribelle ricorda quello del tycoon americano, e ancor di più l’ex primo ministro inglese, Boris Johnson. A completare il look, due folte basette molto retrò. Milei è un ultra cattolico conservatore anti aborto, anche in casi di stupro.
Gli attacchi a Papa Francesco sono all’ordine del giorno. Bergoglio è stato definito il rappresentate del maligno sulla terra, che promuove il comunismo e tutti i suoi disastri. La tutela dei diritti, la parità di genere e tutti quegli elementi che dovrebbero contribuire a rendere una società più giusta sono, per il rappresentante dell’estrema destra, figli di un progressismo da debellare. Come possibile ospite in alcune trasmissioni nostrane avrebbe alimentato la schiera di chi afferma che il caldo, in estate, è una cosa normale e il cambiamento climatico è un’invenzione. Sul piano strettamente politico, il programma di Milei è tagliare, tagliare, tagliare. Basta tasse e via libera a una privatizzazione selvaggia di scuola, sanità, welfare, pensioni e giustizia. E’ una fervido sostenitore della liberalizzazione delle armi, e ritiene che le carceri andrebbero militarizzate.
Il populismo più becero e pericoloso soffia a ogni latitudine. La compressione dei diritti e il rifiuto delle verità della scienza sembrano essere la via maestra. La propaganda non si pone limiti, ma si alimenta della disperazione e delle paure delle persone. L’economia argentina versa in condizioni disastrose, a un passo dal collasso. L’inflazione, a tre cifre, ha toccato il 100%. Nelle scorse settimane il governo ha svalutato il peso di circa il 18%, mentre i tassi di interesse sono stati aumentati di 21 punti percentuali, raggiungendo un tasso di riferimento del 118%. La Banca centrale ha inoltre annunciato l’intenzione di bloccare il tasso di cambio ufficiale a 350 pesos per 1 dollaro USA fino alle elezioni del 22 ottobre. Il 40% della popolazione è in stato di povertà. Ecco perché in uno scenario come questo la retorica anti establishment e di forza di Milei sta avendo molta presa, soprattutto tra gli under 30.
Ma se alla fine Milei dovesse vincere e attuare il suo programma politico, il suo elettorato sarebbe in grado di garantire un’istruzione ai propri figli e avrebbe accesso alle cure se tutto venisse privatizzato?
Tommaso Nutarelli