Novità per i lavoratori dello spettacolo tra i provvedimenti approvati dal primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva che si è tenuto ieri, 28 agosto. Su proposta del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è stato approvato uno schema di decreto legislativo riguardante il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità nonché l’introduzione di un’indennità di discontinuità in favore dei lavoratori dello spettacolo. Le nuove norme sono volte a compensare gli effetti negativi subiti dagli operatori del settore, caratterizzato da alti livelli di frammentarietà e discontinuità della posizione reddituale e contributiva dei lavoratori. Il provvedimento è il risultato del lavoro congiunto svolto dal ministro Sangiuliano e dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone.
La copertura finanziaria prevista è di 100 milioni di euro per il 2023, 46 milioni per il 2024, 48 milioni per il 2025 e 40 milioni a decorrere dal 2026. Tali cifre saranno incrementate dagli oneri contributivi a carico dei datori di lavoro (pari all`1 per cento dell’imponibile contributivo); dal contributo di solidarietà, a carico dei lavoratori iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo (pari allo 0,50 per cento della retribuzione); dalla revisione e dal riordino degli ammortizzatori sociali e delle indennità.
Il numero dei beneficiari del provvedimento sarà di circa 21mila lavoratori discontinui dello spettacolo (autonomi, co.co.co. e subordinati a tempo determinato) per attività connessa direttamente con la produzione e la realizzazione di spettacoli o in modo meno diretto rispetto al settore dello spettacolo (maschere teatrali, guardarobieri etc.) individuati con decreto interministeriale (Lavoro – Cultura), nonché i lavoratori a tempo indeterminato con contratto di lavoro “intermittente”, se non sono titolari di indennità di disponibilità. A questi andranno in media, a decorrere dall’anno 2023, circa 1.500 euro. L’indennità sarà erogata in un’unica soluzione previa domanda presentata dal lavoratore all’INPS ogni anno, con riferimento ai requisiti maturati dal richiedente nell’anno precedente.
Per accedere all’indennità occorre essere iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, essere cittadino Ue e residente in Italia da almeno un anno, avere reddito non superiore a 25 mila euro e aver maturato almeno sessanta giornate di contribuzione al Fondo nell’anno precedente a quello di presentazione della domanda.
Soddisfazione da parte del ministro Sangiuliano, che parla di una misura chiesta “da decenni” da parte dei lavoratori dello spettacolo e che l’esecutivo è riuscito a realizzare “lasciatemelo dire, anche in tempi brevi”. Uno schema di decreto legislativo che “rappresenta una norma di giustizia sociale da troppi anni attesa”, continua il ministro, volta a “tutelare una delle categorie più esposte e che da tempo reclamava un intervento. Abbiamo voluto occuparci delle tante lavoratrici e lavoratori dello spettacolo che non sono sui palchi, che non hanno visibilità, ma il cui lavoro oscuro è indispensabile e consente a questi momenti di cultura di realizzarsi”.
A fargli eco è la ministra Calderone: “Con questo provvedimento interveniamo su un comparto, come quello dello spettacolo, fortemente penalizzato dalla pandemia. E che in futuro avrà a disposizione un nuovo ammortizzatore in grado di difendere la dignità dei lavoratori in caso di interruzione involontaria dell’attività lavorativa”.
Dall’opposizione di sollevano critiche per quella che più che una misura viene definita “un’elemosina per accontentare un settore in crisi da tempo”, come afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Tino Magni. “Davvero pensano – prosegue – che con 1500 euro all’anno (la cifra media che dai calcoli apparsi sui media dovrebbero prender le 20.600 persone che accederebbero alla misura) si possa sostenere la precarietà del lavoro intermittente nello spettacolo? L’indennità di discontinuità dovrebbe garantire a chi non può lavorare tutti i giorni, per la tipologia di lavoro svolto e la necessità di pause fatte di studio, corsi, scrittura, preparazione, di poter vivere fuori dal ricatto, dovrebbe essere un qualcosa che si avvicini ad uno stipendio mensile non una mancia annuale insufficiente a sopravvivere”, conclude Magni.
L’indennità, di certo, sarà utile per tutti i lavoratori dello spettacolo che continuano a muoversi sul filo della precarietà e della discontinuità, ma resta la sensazione che la toppa sia peggiore del buco. O meglio, che la toppa sia davvero troppo stretta per un buco così grande. Il settore dello spettacolo è minato da crepe strutturali che ne compromettono la stabilità in maniera decisamente preoccupante in un Paese che dell’arte e della cultura continua a farsene fregio nel mondo. Un’indennità da 1.500 euro somiglia un po’ a una paghetta alla quale tuttavia non si può rinunciare, ma che resta – appunto – una paghetta. In questo senso la latitanza delle parti sociali fa rumore, continuando a farsi trascinare dalla corrente delle instabilità ministeriali. Ci si accontenta un po’ per non morire, fin quando poi non si muore per davvero.
Elettra Raffaela Melucci